Come racconta poi il responsabile Marco «venerdì alle 17,00, dopo solo due ore di preavviso, Papa Francesco è venuto in comunità. Una visita privata e discreta perché ha voluto vivere la nostra stessa vita per un po’: ha fatto merenda con noi, ha fatto quattro chiacchiere con i ragazzi, ha pregato ascoltando la canzone dell’Arca e, dando la mano a Paolo e ad Armando, ha recitato con tutti noi il Padre Nostro. Ci ha portato due vassoi di paste e tre cassette di frutta (ciliegie e pesche), un gesto semplice e spontaneo che solo un amico, ogni tanto, ci fa».
Tra i ragazzi, ospiti e cardine della comunità, un paio hanno continuato a chiedere se fosse proprio quello vero; un altro, Salvatore, che lo ha tenuto tutto il tempo a braccetto “con il cuore che batteva forte”, lo ha portato nella sua stanza per fargli vedere la “sua” foto del Papa.
Non tralascia nessuno dei ragazzi, il Santo Padre, dei familiari e degli operatori presenti anche chi, come Armando, non può allontanarsi dalla sua camera. Come ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, con questa visita Francesco sottolinea che «nessuno può permettersi di discriminare in forza di preconcetti che emarginano e rinchiudono nella solitudine famiglie e associazioni» e che «non si può essere privati di amore, gioia e dignità soltanto perché portatori di una disabilità mentale».
Ancora Marco, il responsabile: «Tanta emozione, tante lacrime di gioia e tanti abbracci. Credo che anche Papa Francesco si sia commosso e mi è sembrato di vedere più volte i suoi occhi diventare lucidi. Ci ha chiesto più volte di pregare per Lui, noi abbiamo cominciato la mattina tutti insieme al buongiorno; spero che anche ciascuno di noi lo faccia.» E Papa Francesco saluta dicendo: «Qui mi avete toccato il cuore».
Cristina Tersigni, 2016
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.134