In fondo, pensavamo, il mimo del Vangelo è una cosa alla quale siamo abituati e forse dovremo solo curare meglio alcuni aspetti scenografici… non immaginavamo, al momento, quale coinvolgimento emotivo avrebbe comportato in quel luogo e in quella occasione. Per le nostre casette di Fede e Luce (i nostri incontri periodici) fare il mimo del Vangelo è infatti una consuetudine, un modo bello per poter vivere e toccare con mano i momenti della vita di Gesù. Per molti di noi è il modo migliore per capire cosa il sacerdote legge sull’altare. Poter immaginare che si realizzi proprio ora e davanti a noi… è un piccolo miracolo che ci riporta la storia di Cristo in mezzo a noi, qui ed ora. Nulla di più semplice ed importante allo stesso tempo.
E veramente speriamo che chi ha visto quanto vissuto quel giorno in piazza San Pietro, abbia percepito questo spirito e si sia sentito anche lui tra quelle persone di 2000 anni fa in Galilea.
Con Alessandra, la nostra regista di fiducia, Rita, dalle smisurate capacità organizzative, Norina, Andrea ed io ci siamo viste la prima volta a casa di Stefano (il nostro caro amico e coordinatore provinciale che nel novembre scorso è tornato al cielo, del quale tanto sentiamo la mancanza, ma incredibilmente anche la vicinanza…) grazie all’ospitalità di sua sorella Roberta e del marito Alessandro che hanno voluto partecipare, discretamente, a questa impresa. Ci sembrava il luogo giusto per iniziare questa avventura; e seduti intorno al tavolo nel leggere il Vangelo che avremmo dovuto rivivere, ci siamo resi conto che le persone da coinvolgere sarebbero state tante: Gesù, gli Apostoli, i farisei, le donne che li seguivano… non sarebbero bastate le persone che avevano partecipato al mimo per Assisi; così, cercando nelle varie comunità romane le persone disponibili a fare delle prove nel poco tempo disponibile, abbiamo costituito un gruppo variegato… anche per nazionalità: ultima Julie du Chéné, venuta dalla Francia, ci ha raggiunto sul sagrato per l’ultima prova.
Don Francesco con Charlie ed Andreina (i nostri referenti in Vaticano) ci hanno accolti e sono stati con noi pazienti e disponibili nel valutare le varie proposte; anche il diacono Gianmarco, che ha letto il Vangelo, ha compreso benissimo i tempi di cui avevamo bisogno per poterci muovere senza difficoltà.
Non tutte le persone coinvolte nel mimo si conoscevano: è stato bello vedere come sono cresciuti i rapporti di amicizia. Alcuni aneddoti rimarranno a lungo nella nostra memoria…
Tra le risoprannominate pie donne, Laura che si presentava agli incontri con i fogli per molti di noi, personalizzati con il Vangelo e li distribuiva raccomandandosi di prepararsi bene. Roberta ha avuto un gran da fare per il suo costume e il copricapo. Chiara, molto presa dal ruolo e precisa nel chiedere e ricordare a tutti cosa dovevano fare. Alejandra e Mara con le loro capacità “costumistiche” che hanno dato un taglio molto realistico e bello al brano del vangelo mimato. Veronica con pazienza teneva il costume per le prove anche se la temperatura avrebbe fatto preferire il costume da bagno alla veste ed al velo sulla testa; Bianca, già pratica di teatro integrato, sempre composta e timida, alla fine ha rivelato anche lei la sua emozione. Julie si è inserita con energia e grandi sorrisi solo all’ultima prova, ha capito quello che volevamo rappresentare con la traduzione simultanea di Daniele e Titti e si è molto divertita nella scelta degli abiti da indossare.
Tra i debitori invece Pietro che, nonostante il suo mal di schiena, era davvero credibile e ha saputo esprimere, con le potenzialità mimiche che ben conosciamo, la sua impossibilità a sanare il debito col creditore. Daniele, anche lui molto compreso nella parte di colui che è grato a chi gli toglie il debito. Tra gli apostoli, Manlio si è fatto distrarre dal fascino delle telecamere ed è diventato un apostolo che saluta pur rimanendo preso nella parte; Paolo, timido ma realistico nella sua discrezione; Franco, l’apostolo “mignon”: con la sua energia voleva proporre un canto anche durante il mimo, ci provava sempre pur sapendo benissimo che per definizione il mimo non è parlato. Marco S. si è lasciato vestire con pazienza nonostante i tanti costumi diversi; Marco C. ci ricordava che con Santità (così chiamava il Santo Padre) non si poteva fare una brutta figura e dovevamo essere perfetti. Marco P., con i suoi commenti ed aggiornamenti su whatsapp, ci ha sempre stimolato ad impegnarci al meglio. Valerio, nella sua convinzione di essere pronto come apostolo e “non” aveva necessità di provare. Così ci ha aiutati a smorzare un po’ la tensione per l’eccezionalità dell’evento, ricordandoci di fare tutto, come sempre, nello spirito di Fede e Luce, a prescindere da tutto il contorno!
Maurizio, tranquillo tra i farisei, con attenzione ha seguito l’elaborazione del mimo; Giovanni ha espresso subito le sue impressioni dopo il giubileo scrivendo una lettera proprio a Ombre e Luci (a p.3). Alessandro, il nostro Gesù, molto emozionato, nonostante alcuni tentennamenti al momento giusto ha saputo calarsi pienamente nel suo non semplice ruolo. Non tutti riusciamo a nominare ma il contributo di ciascuno è stato indispensabile.
Così quando Santità, passando vicino ai nostri posti sulla piazza, ha fatto il “pollice in su”, ci ha dato proprio il segno che aspettavamo; cancellando la fatica dell’organizzazione in questo periodo di fine anno, in cui mille cose si sovrappongono agli impegni consueti. Quel segno ed il suo sorriso ci hanno ripagato delle attese per la ricerca dei costumi, per le prove, per gli accompagni, per la pioggia e per il sole… di tutto quello che ci è piaciuto molto costruire insieme!
a cura di Maria Agnese Boitani, 2016
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.134