“Piccolo mio, l’universo è di Dio”. Canta Viola, e gli occhi – fino a quel momento asciutti e attoniti – le si riempiono di lacrime. Un fiume in piena, silenzioso e inarrestabile. Canta Viola, e non può fare altrimenti, perché Piccolo mio è una canzone che fa parte della sua vita da sempre. Della sua vita; di quella di Giorgia, la figlia dell’autore (“Il giorno stesso che papà scrisse le parole di Piccolo mio, me le cantò per farmi sentire il motivo della canzone. Avevo poco più di sei anni e imparai subito a canticchiarla, me ne innamorai subito. Ricordo quel giorno perfettamente… Ripenso ad Assisi, sotto il capannone, leggere sulle labbra di tanta gente le stesse parole, quelle di una canzone nata così, nel silenzio di una notte senza pretese, solo per esprimere l’amore di un papà per il suo bambino speciale”); di quella delle centinaia di amici, ragazzi, genitori, fratelli e sacerdoti che l’hanno cantata e ricantata negli anni a Fede e Luce tra cerchi, casette, campi, messe, riunioni.
Questa volta però è diverso, terribilmente diverso. Perché questa volta Viola e, con lei, la gremitissima chiesa di Santa Chiara a Roma stanno cantando Piccolo mio al funerale di Stefano. Al funerale del capitano. È tristissimo, pensa Viola. È tristissimo e ingiusto: perché dobbiamo cantare per la sua morte questa che è la canzone della gioia, della delicatezza, dell’amore, dell’amicizia, della poesia, la canzone che ha accompagnato tanti cerchi fatti con Stefano, tanti campi vissuti assieme? “Perché questa è la lezione più bella e più importante che Stefano ci ha lasciato”, si risponde da sola la bambina. La lezione per cui nella vita non ci sono confini: Fede e Luce non è una parte del tuo tempo, un’attività nelle tue settimane, una parentesi nel tuo cammino. Quando ti entra tra i tessuti, Fede e Luce è il tuo tempo, le tue settimane, è il tuo cammino: questo ci ha raccontato, vivendolo, Stefano con i suoi gesti, i suoi sorrisi, le sue arrabbiature, i suoi abbracci, la sua postura sempre un po’ china verso noi, tutti così bassi al suo confronto. Piccolo mio è per la gioia e per il dolore; come per la gioia e per il dolore sono i disegni di Daniele, che Viola ha amato in tanti libretti dei campi e che ora ritrova sulla copertina del libretto per il funerale di Stefo.
Viola continua a piangere. Ma continua anche a cantare.
-di Giulia Galeotti, 2015
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.132, 2015
SOMMARIO
Editoriale
Nessuno resti solo di Cristina Tersigni
Speciale - Nessuno resti solo
Figli delle stelle di Stefano Di Franco
Te lo ricordi frate’? di Francesco Iellamo
Ehi campione, come va da lassù? di Benny
Con gli occhi di un bambino di Emanuele Mendola
Una piccola barca di Domenico e Filippo Pescosolido
Cose che sapevi? Omelia di p. Paul Gilbert
Dossier - Fuori dell’acquario?
Fuori dell’acquario di Rita Massi
All'interno: interviste di Lorenza, Alessandra, Riccardo, Lorenzo, Tiziano, Tiziana, Marco, Gabriele, Piercosimo, Efrem, Angelo, Laura, Chiara, Francesco, Andrea, Paola, Veronica, Livia.
Un altro anno di Giovanni Grossi
La lezione del femminismo di Nicla Bettazzi
Siamo tutti un po’ supereroi di Emanuele Mendola
Amici di Simone di Francesca
Rubriche
Dalle Province n.132
Viola e mimosa di Giulia Galeotti