Cari amici, vorrei condividere con i più giovani lettori di Ombre e Luci una riflessione sulla nostra bella Comunità, che ho scritto dopo essermi ricordato una predica molto originale, sentita qualche anno fa in una chiesa all’Eur. Durante la cerimonia per il sacramento della Prima Comunione di mio cugino, un giovane prete sudamericano (di cui ignoro il nome) giunse a paragonare la Santa Eucarestia al “disco luminoso” che tiene in vita Iron Man. In quel preciso istante, nella chiesa calò un silenzio surreale. Con questa metafora così originale riuscì a catalizzare l’attenzione di tutti i presenti: i bambini erano affascinati da quel discorso fatto “per loro, con le loro parole”, e i più grandi erano probabilmente più scioccati che interessati. Ricordo che affermò qualcosa tipo «Cari bambini, oggi siamo qui per celebrare una grandissima festa. Non solo quella che farete tra poco con le vostre famiglie, ma quella che farete per tutta la vita con il nostro Signore Gesù Cristo. Oggi, al termine di questi due anni di catechismo, riceverete per la prima volta il Sacramento della Comunione. È un momento importante, un appuntamento che ricorderete per tutta la vita. Se ci avete fatto caso, l’ostia ha una forma a voi molto familiare. Non vi ricorda per caso il disco luminoso che lampeggia sul petto di Iron Man? Anche voi, da oggi, ricevete questo disco così importante, che entrerà dentro di voi. Così come Iron Man è tenuto in vita da quelle batterie che deve cambiare spesso, anche voi d’ora in poi dovrete ricordarvi tutte le domeniche di venire a Messa a ricevere la Comunione, per ricaricare le vostre “batterie”».
Vorrei ringraziare questo sconosciuto sacerdote, per l’efficace metafora che ci ha regalato e che vorrei prendere in prestito per la nostra meravigliosa comunità Fede e Luce. A differenza dei suoi colleghi supereroi, Iron Man non nasconde la sua vera identità, non ha bisogno di una bat-caverna (come Batman), né di mascherarsi dentro una cabina telefonica (come Superman). Iron Man è fiero di essere un supereroe e di usare gli accessori che si è costruito da solo, per poter aiutare la sua comunità, svolgendo un servizio assai gradito sia dai grandi che dai più piccini.
Ognuno di noi in fondo è un supereroe con un potere da mettere al servizio del prossimo. C’è chi ha i super-sorrisi, chi ha la super-pazienza, chi la super-forza, chi è dotato del super-ascolto, ci sono i super-monelli, i super-bigotti, i super-teneroni, ecc. Ma c’è una cosa che ci accomuna tutti: in fondo siamo un po’ come Iron Man. Anche noi abbiamo un disco luminoso in mezzo al petto che ci dà la forza di andare avanti, alimentato dalla fede, che ci guida e ci protegge, e dalla luce, che illumina il nostro cammino e indica la nostra presenza alle persone che incontriamo sulla nostra strada. Non è un caso se la nostra meravigliosa Comunità ha preso il nome di due elementi (uno astratto e l’altro concreto), anziché ispirarsi alle gesta della vita di un qualche Santo.
Cercando le immagini di Iron Man su Google, ho fatto una piacevole scoperta: Ironman (scritto attaccato) è anche il nome di una versione più faticosa del triathlon, che consiste in una corsa di 42 km, una pedalata di 180 km e una nuotata di quasi 4 km.
Cercando di approfondire questo sport, ho trovato alcune foto di un atleta che pedalava su una bicicletta con un ragazzo seduto su un “particolare” sedile posto davanti al suo manubrio, alcune immagini dello stesso signore vestito come un maratoneta, che spingeva una sedia a rotelle, e altre di lui che nuotando trainava un canotto su cui era adagiato quel ragazzo.
Si trattava degli americani Dick e Rick Hoyt (padre e figlio), legati da un fortissimo amore per lo sport.
Rick oggi ha 53 anni. Purtroppo al momento della nascita è rimasto colpito da una paralisi cerebrale infantile dopo che il suo cordone ombelicale gli si è avvolto al collo procurandogli un’asfissia cerebrale e conseguenti danni permanenti. A 11 anni venne dotato di un costoso computer interattivo, che gli permise di comunicare impartendo le istruzioni con i movimenti della testa. La prima frase che disse con questo dispositivo fu emblematicamente «Go Bruins!» (Riferita alla squadra di hockey su ghiaccio NHL di Boston). Questo espediente fece notare alla famiglia la sua forte passione sportiva, ma soprattutto, divenne palese che Rick era intelligente. Dopo aver completato gli studi -laureandosi a 31 anni in “special education” presso la Boston University- iniziò a lavorare presso un laboratorio di ricerca del Boston College, dove collaborò allo sviluppo di sistemi per aiutare le persone disabili nella comunicazione e in altri compiti.
Il motivo per cui digitando “Ironman” escono le foto di Dick e Rick è un altro: sono i membri del leggendario team Hoyt, che ha partecipato a ben 1108 eventi sportivi (dati aggiornati al 23/04/2014). Sul loro sito internet www.teamhoyt.com sono riportati nel dettaglio i valori e le esperienze di questo team, oltre ai dati relativi alle competizioni a cui hanno partecipato, tra cui ben 7 Ironman. Ho calcolato che dal 1977 ad oggi hanno percorso oltre 20.000 km in gare ufficiali. Ne hanno fatta di strada!
Vorrei consigliarvi di visitare il loro sito Internet e guardare alcuni dei loro video su YouTube. Sono immagini molto coinvolgenti e fonte di motivazione per tutti, atleti e non!
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.132, 2015
SOMMARIO
Editoriale
Nessuno resti solo di Cristina Tersigni
Speciale - Nessuno resti solo
Figli delle stelle di Stefano Di Franco
Te lo ricordi frate’? di Francesco Iellamo
Ehi campione, come va da lassù? di Benny
Con gli occhi di un bambino di Emanuele Mendola
Una piccola barca di Domenico e Filippo Pescosolido
Cose che sapevi? Omelia di p. Paul Gilbert
Dossier - Fuori dell’acquario?
Fuori dell’acquario di Rita Massi
All'interno: interviste di Lorenza, Alessandra, Riccardo, Lorenzo, Tiziano, Tiziana, Marco, Gabriele, Piercosimo, Efrem, Angelo, Laura, Chiara, Francesco, Andrea, Paola, Veronica, Livia.
Un altro anno di Giovanni Grossi
La lezione del femminismo di Nicla Bettazzi
Siamo tutti un po’ supereroi di Emanuele Mendola
Amici di Simone di Francesca
Rubriche
Dalle Province n.132
Viola e mimosa di Giulia Galeotti