Il mio cambiamento radicale è dovuto alla scoperta delle opere di G.K.Cherteston, un giornalista inglese che ha scritto molto, all’inizio del secolo, sulla sua fede cristiana.
(…) Il concetto della Trinità, di un Dio che è una relazione vivente e benevola, era qualcosa che potevo rappresentarmi mentalmente e che significava qualcosa per me. Ero anche affascinato dall’idea dell’incarnazione di Dio che si rivela da sé stesso al mondo, in modo tangibile umano, in Gesù Cristo. Eppure solo a 23 anni ho deciso di partecipare a dei corsi di catechismo. Non ero interessato alla preghiera come guida per la vita, né dalle esperienze degli altri, volevo delle risposte alle mie domande. Per fortuna, Chesterton, attraverso i suoi libri, ha risposto a tutte le mie domande. Nel Natale del 2002 sono diventato cristiano.
L’autismo non mi consente sempre di capire ciò che gli altri pensano o ciò che sentono in certe situazioni. Per questa ragione i miei valori morali sono fondati più su idee logiche che hanno un senso per me e sulle quali ho molto riflettuto, più che sull’esempio degli altri. So che devo trattare ogni persona che incontro con gentilezza e rispetto perché credo che ognuno è unico e creato a immagine di Dio.
Non vado spesso nelle chiese perché mi sento a disagio se c’è troppa folla. Anche se l’architettura è spesso complessa e bella e mi piace molto quel senso di spazio al di sopra di me quando alzo gli occhi al soffitto. Da bambino, mi piaceva molto ascoltare i salmi e i canti. Fra tutti preferivo l’Ave Maria. Appena la ascoltavo, mi sentivo tutto compreso e avvolto nella musica.
Alcune delle storie che preferisco vengono dalla Bibbia come quella di Davide contro Golia. Molte di queste storie usano un linguaggio immaginario e simbolico che mi permette di visualizzare le scene e questo mi aiuta a capirne il resto. Mi piacciono molti passaggi della Bibbia, ma quello che preferisco è la lettera di San Paolo ai Corinzi sulla carità.
Daniel Tammet
(estratto da un suo libro “Sono nato in un giorno blu”) Ombres et Lumiere n. 189
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.126