Il 29 maggio, nel giorno dell’Ascensione, ci ha lasciato per salire alla casa del Padre.
L’abbiamo salutata nel giorno in cui si festeggiava la Visitazione di Maria ad Elisabetta e il Vangelo del giorno era quello del Magnificat. Tanto spesso ci aveva raccontato di quel canto e di come riuscirlo a cantare a Lourdes, tanti anni fa, avesse segnato una nuova svolta nella sua vita dopo un periodo per lei davvero difficile.
Da allora non ha mai smesso di cercare di raggiungere quanti più genitori e ragazzi rischiassero di affrontare quelle difficoltà che lei stessa aveva attraversato.
Facendo il possibile per non lasciarli soli. Anche la mamma del paesino più sperduto… raggiungerla almeno con questo giornalino, se non fosse stato possibile con una comunità di Fede e Luce.
E per trent’anni a Ombre e Luci e a Fede e Luce si è dedicata.
Da brava apripista quale è stata, ha inventato i campi estivi di Fede e Luce; si è impegnata prima per Il Chicco-Arca e più recentemente per Il Carro, per contribuire al dare risposta concreta alle difficoltà dei ragazzi disabili non autonomi e delle loro famiglie.
Cercheremo di fare tesoro di quanto ci ha insegnato. Soprattutto l’attenzione che ha sempre avuto nel proteggere la dignità dei ragazzi, stando incredibilmente attenta alla scelta delle foto che li rappresentavano o alle parole che li descrivevano.
La sua cara amica Nicole, che per anni l’ha seguita in questa avventura, diceva che bastava intingesse la penna nel suo cuore per arrivare a quello di chi avrebbe letto il suo pezzo. E davvero riusciva a farlo: condividendo le ombre che lo hanno abitato ma facendoci pienamente godere delle luci che lo hanno rischiarato.
L’editoriale di Mariangela arrivava sempre nella fase finale dell’impaginazione del giornale. Era necessario capire bene lo spirito del numero prima di poter redigere il giusto benvenuto ai lettori e lei era estremamente critica al riguardo. Lo attendevamo con ansia ma eravamo certi che sarebbe arrivato.
E puntualmente tirava fuori il suo foglio scritto a mano e ce lo leggeva, sulla difensiva, come fosse sotto esame. Tutte le volte esordiva sminuendo il suo lavoro, tutte le volte dicendoci “No, guardate, stavolta è veramente brutto”, e noi, tutte le volte, rispondevamo con un sorriso a queste affermazioni. Sapevamo che anche quella volta ci avrebbe sorpreso con un’immagine, un ricordo, una protesta, un grido o una confessione…
Sapevamo di poter contare su quelle righe per chiudere un cerchio di 32 pagine nel modo migliore possibile. Ed era sempre così.
Ora sappiamo che non vedremo più quel foglio uscir fuori dalla borsa. Sappiamo che dovremo accontentarci di ciò che ci è stato già insegnato e che condivideremo nel modo più ‘mariangiolesco’ possibile, in tutti gli editoriali che verranno.
Ed ora eccoci qua a decidere tra le lacrime, ma con il suo sorriso davanti agli occhi. Come parlare, come dire che Mariangela ci ha lasciato.
Siamo tutti troppo frastornati, come se fossimo stati colpiti da un’esplosione che ha lasciato un vuoto enorme, anche se siamo convinti che lei è ancora con noi, e che ci può sostenere più di prima, e siamo certi che è con il Signore, che è serena nel suo passaggio e finalmente sta bene… ma la “carne” (come diceva lei) che ricopre la nostra anima e il nostro spirito soffre del fatto di non poterla vedere e sentire, e piange. Ci manca la sua presenza, la sua telefonata, quando non poteva venire in redazione, ci manca il non poter nemmeno dire: bisogna sentire che ne pensa Mariangela…
Poi cominciamo a guardare in questo grande vuoto e ci accorgiamo che pian piano si riempie della sua presenza, delle tante cose belle che ci ha lasciato. E risentiamo le sue parole, la rivediamo nella sua bella famiglia, in Fede e Luce, nella nostra redazione… Allora ci accorgiamo della sua grande eredità, non costituita solo dalle sue preziose parole, dai suoi insegnamenti, dai suoi scritti, ma anche dal suo esempio e dalle tante cose concrete che ha realizzato o aiutato a realizzare nella sua vita. Oggi ancora stiamo ad asciugarci gli occhi ma, tra una preghiera e un canto di montagna, vogliamo tornare a sorridere con tutti voi, ricordando e raccontando Mariangela anche a chi non l’ha conosciuta attraverso racconti, testimonianze e foto, descrivendo e condividendo in un prossimo numero dedicato a lei, tutte quelle cose che resteranno per sempre a colmare il grande vuoto.
Potremo così ringraziare Dio del dono che ci ha fatto per averla messa sul nostro cammino per aver potuto far un tratto di strada con lei e considerare che il dolore per la sua partenza è grande come la gioia di averla conosciuta.
Cristina, Matteo e Rita, 2014
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.126