Adesso, la nascita, la crescita, lo sviluppo del figlio autistico ci permettono di capire le difficoltà, il disagio, le perplessità, la fatica da parte del papà Franco che lascia pezzi della sua vita, il suo amore, il suo lavoro, proprio tutto, per aiutare, capire, “guarire” suo figlio Andrea. Impegno arduo il suo. E ci si butta anima e corpo, con un impegno ed una semplicità che ci lascia esterrefatti.
Tutte le occasioni, gli spunti, le scoperte, sono strumenti da mettere in atto per “provare” a guarire Andrea. E così si inventa una Fondazione ben strutturata e dal carattere preciso, severo, esigente. Chiede che in ogni scuola si costituisca una struttura snella e semplice, e che ogni alunno si scelga per “amico” un compagno disabile e lo segua per tutta la vita. Interviene, collabora, si fa avanti nei vari difficili rapporti con le autorità e l’amministrazione.
Ma indica la cosa più importante per i ragazzi autistici ma valida, mi pare, per tutti i nostri amici con disabilità: fare di tutto perché i nostri ragazzi vivano una vita normale, non più con la “tuta da handicappato”. Vi sprono a leggerlo, a mettervi dalla loro parte, a partecipare ai loro tanti “disastri”, ma anche a tanti loro gesti e atteggiamenti di bontà, bontà vera che fa dire ad Andrea nel 2008:
“Andrea sconvolge piani e aiuta a guarire da egoismo:”
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.126