Sappiamo tutti come era Mariangela: una macchina da guerra, un vulcano, un fiume in piena, una lottatrice, una trascinatrice, un treno ad alta velocità, una consigliera e confidente, un’insegnante… E mi sento molto fortunata e onorata ad aver potuto lavorare per tanto tempo con lei che mi aveva preso sotto le sue ali protettrici.
Mi ha insegnato tantissimo, semplicemente lavorando accanto a me. Era una persona schietta, capiva al volo le questioni che i genitori hanno da affrontare quando si è costretti a lottare per i propri figli, perché anche lei aveva vissuto le stesse cose sulla propria pelle. Le piaceva avere il contatto diretto con le persone: quante telefonate con mamme e papà in tutta Italia, quanti incontri personali in redazione o durante gli incontri di Fede e Luce in giro per il mondo e quante chiacchierate tra noi.
Mi sono sempre chiesta come facesse Mariangela a ricordarsi tutti e tutto, dato che conosceva le storie personali di tutti i 2.000 (allora…) abbonati di Ombre e Luci e le custodiva nel suo cuore per poi, al momento opportuno, raccontarle nei suoi editoriali, o in articoli e testimonianze. Come faceva a conoscere tutte quei vissuti e le esperienze delle tante famiglie che hanno incrociato Ombre e Luci oppure Fede e Luce?
Spesso, in redazione, Mariangela si metteva davanti a un mobiletto “sgangherato” sopra il quale è appoggiato uno schedario con tantissimi cartoncini, le famose schede, in ordine alfabetico e per codice postale, dove lei qualche volta aveva fatto qualche annotazione sui passati incontri. Ma spesso le bastava anche solo guardare la scheda per ricordare tutto.
Diceva: “Tiriamo fuori le schede, vediamola un attimo… che mi ricordo che il suo compleanno è in questo mese”, oppure “Mi aveva parlato bene di questa struttura”… “Ho parlato di questo e quest’altro con questa mamma e ci siamo sentite varie volte” … Quante volte abbiamo tentato di convincere Mariangela a mettersi al passo con i tempi, ad accettare l’era dei computer e a fare un’unica archiviazione cosicche “appena clicchi una lettera, il computer ti dice il nome, l’indirizzo e tutto il resto!” , dicevamo.
“Mi dice tutto? Cosa mi può dire un computer!? Mi spiega cosa sta vivendo questa famiglia?… Il computer?! Al massimo mi dice che Tizio è moroso e Caio non vuole più ricevere la rivista… Ma non mi dice come sta la famiglia, come sta il fratello che ora si è preso cura della sorella, da quando i genitori non ci sono più!”
Ho capito solo dopo tanto tempo che queste schede, così semplici e casalinghe, rappresentano il tesoro di Ombre e Luci, il tesoro di Mariangela che, grazie anche a queste schede, ha scritto centinaia di articoli, editoriali e testimonianze. Le schede sono il cuore del giornalino, la storia di Ombre e Luci e sono frutto di tanti colloqui e chiacchierate che Mariangela faceva con tutti quelli che entravano in contatto con lei.
Le piaceva parlare, chiacchierare e scambiarsi le esperienze. Non erano colloqui tecnici, freddi e professionistici (di quelli, spesso e volentieri, le famiglie ne hanno già abbastanza), ma erano chiacchierate calde e familiari, sembravano quasi uno “small talk”, come dicono gli inglesi, una chiacchierata leggera da salotto, appunto, ma non superficiali come il termine vorrebbe far intendere. Mariangela, in quelle occasioni, riusciva a dare il meglio di sé, apriva il cuore, le braccia e tutta se stessa, c’era reciproca comprensione e condivisione, si rideva, si piangeva e si discuteva insieme.
Uno small talk ma extra large!
Huberta Bertolini Pott, 2014
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128