All’inizio non mi piaceva granché: la vedevo come una di quelle persone che ti raccontano molto i fatti loro che non ti interessano. Sentivo che parlava con un gruppo di genitori di un campeggio che avevano fatto. Io non volevo essere coinvolta; dicevo a Francesco, mio marito: noi abbiamo il nostro problema, non vogliamo metterci con tanti altri.
Così per la prima volta abbiamo sentito parlare di Fede e Luce. Io non ne ero entusiasta, Francesco invece sì.
Loro facevano la loro attività la domenica, nell’istituto Nazareth. Francesco voleva portare Sabina; anche io andai, ma solo perché non mi piaceva restare sola a casa. Quando passammo il cancello, ci fermammo: il grande cortile era vuoto e della gente stava in fondo. Poi una ragazza, Guenda, ci venne incontro di corsa e salutò con calore Sabina. Poi, dopo un po’, salutò anche noi due. Questo ci colpì molto, perché di solito gli altri ignoravano Sabina, facevano finta di non vederla.
Ecco il mio primo incontro con Mariangela e perciò con Fede e Luce. E più conoscevo Mariangela, più la mia stima per lei andava su, finché non poteva andare più su.
Insieme a Mariangela conobbi Paolo Bertolini, suo marito. Secondo me queste cose gloriose che Mariangela ha fatto, veramente gloriose, non avrebbe potuto farle se non avesse avuto accanto Paolo, se non altro perché avevano altri due bambini oltre Francesca, e M. stava spesso fuori. Secondo me Mariangela e Paolo hanno lo stesso merito: insieme sono riusciti a fare un miracolo. Il miracolo di Fede e Luce. Come con quel primo pellegrinaggio a Lourdes con circa quattromila handicappati, nel 1971. Tutti tornarono a casa handicappati come prima, ma con i genitori sorridenti che si erano accordati per incontrarsi ancora. Ecco il miracolo: mettere in quelle famiglie un po’ di gioia al posto della tristezza per la loro situazione.
Non voglio parlare ancora di quel che Mariangela era per me, perché ripeterei quel che altri raccontano in queste pagine. Voglio però raccontare un episodio di pochi secondi che credo nessuno conosca.
Eravamo alla fine del secondo pellegrinaggio a Lourdes nel 1981. Allora eravamo seguiti da mons. Ragonese, vescovo di Roma Nord. Quasi tutti erano scesi dal treno speciale e andati via. Mariangela era sul marciapiede ormai vuoto. Il vescovo si avvicinò, le prese la mano e gliela baciò. Questo mi colpì profondamente perché di solito siamo noi che baciamo la mano al vescovo.
Per me quel gesto è una misura di che cosa era Mariangela.
Olga Burrows Gammarelli , 2014
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128