Le cadute segnano il passo e i ricordi di un papà che trova nella paternità la filosofia del vivere e morire dell’uomo comune. Attraverso suggestioni surrealiste, in un percorso che ha del magico fatalismo sudamericano. La caduta del battito cardiaco del figlio Tito durante il travaglio, a causa di un intervento inadeguato del medico di turno, che lo avrebbe visto nascere con una paralisi cerebrale; le cadute che quotidianamente fa mentre passeggia e che il papà impedisce; le cadute di tanti personaggi della storia dell’arte e della letteratura, grandi e piccoli, discussi e amati; avvenimenti storici terribili, cadute della nostra umanità.

Quando Tito scoppia nella sua prima risata al vedere sua mamma inciampare su un tappeto e cadere, finisce l’angoscia più buia per l’autore, che trova la forza di dedicarsi completamente al suo mestiere di papà. “Le cadute mi ricordano costantemente la precarietà e la transitorietà di tutto ciò che ho cercato di costruire” ma che dalla nascita di Tito hanno perso completamente il loro valore. E come in un quadro di Rembrandt, l’intimità, la famiglia, le imperfezioni e l’ordinarietà, diventano il fulcro della vita. L’autore brasiliano costruisce un libro decisamente originale, pieno di immagini, di foto semplici e familiari tra le quali spicca il sorriso caloroso di Tito che, quando cade, ride sempre a crepapelle…

Cristina Tersigni, 2013

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.125

La caduta. I ricordi di un padre in 424 passi – Recensione ultima modifica: 2014-03-29T11:06:35+00:00 da Cristina Tersigni

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.