“Il Dio che si fa bambino, che si mette con delicatezza e rispetto nelle nostre mani affinché noi possiamo adorarlo, inginocchiandoci davanti alla sua piccolezza”
Così diceva Benedetto XVI nella Santa Messa della notte di Natale dello scorso anno. Ma noi che cosa abbiamo fatto del Natale? Con quale “delicatezza e rispetto” celebriamo la festa più grande dell’anno liturgico? Come siamo riusciti a ridurre questo avvenimento fino ad una dimensione tanto banale?
Ogni anno girando per strade addobbate in modo a volte eccessivo, entrando in negozi rutilanti di luci ed oggetti ci viene di dire: “Signore perdonaci, che cosa abbiamo fatto del tuo Natale!”. E anche la tradizione del piccolo dono reciproco come gesto di affetto è scomparsa, travolta da un numero sempre più numeroso di Babbi Natale scampanellanti per invitarci agli acquisti!
Ma quel Bambino che ci chiedeva soltanto di essere accolto con tenerezza infinita continua ad interrogarci: “perchè avete trasformato il giorno della mia nascita in una festa pagana?”.
Così ho provato in questi giorni a meditare su questo Gesù che viene, che ritorna, che vuole festeggiare con noi il suo compleanno. Pensa e ripensa mi sono venuti al cuore tre motivi importanti da condividere con Lui per una grande festa!
Mi sembra di poter dire che ci sono tre luci che possono illuminare il Natale di quest’anno: la gioia, il silenzio, la pace.
Si può descrivere la gioia? Di per sé non è un sentimento complicato, tutti l’abbiamo sperimentata. Difficile è possederla; averla in noi stessi come un bene che non ci può essere tolto, come un gioiello racchiuso nel cuore che tiriamo fuori per offrirlo a chi ci sta attorno, quando vediamo che ce n’è bisogno. Com’è bello condividere il sorriso, ad esempio, in una camerata d’ospedale dove, tra i 12 ricoverati, il più giovane ha 73 anni! Com’è importante constatare che quel timido sorriso iniziale si contagia poco per volta e diventa generale!
Nel silenzio ci si butta volentieri, come in una stanza refrigerante. È duro vivere giornate intere in mezzo al rumore, al chiasso, alle chiacchiere, al continuo parlottare, criticare, giudicare… com’è più facile e rasserenante, in questi giorni speciali, poter comunicare senza troppe parole, riflettere, pregare. Ricordare insieme episodi freschi di bontà, di coraggio, di spirito di sacrificio… Lasciare che il silenzio della notte santa ci avvolga, ci faccia sentire uniti, fratelli e sorelle di ogni latitudine.
È così allora che, con la gioia ed il silenzio riusciamo a vivere la pace, riusciamo a riempire gli spazi delle nostre giornate uniti nella riconciliazione, e a condividere quel sentimento che ci affratella tutti dolcemente, l’amore.
Mariangela Bertolini, 2013
Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.
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Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.124