Viola ha già deciso come aiuterà, nel suo piccolo, i compagni di scuola. Attraverso un cartone animato perché le persone, che non sanno guardare, devono essere educate a vedere.
I suoi personaggi preferiti sono Roxy the Rabbit, conigliotta in carrozzina e civettuola (con tanto di occhioni sgranati e fiocco lilla a pois bianchi) e l’attempata porcospina Peg the Hedgehog che, con perfetto accento british (plaid e tazza di tè inclusi) si indigna per come la gente, vedendoti seduta a forza, dia per scontato che la disabilità ti abbia colpito anche il cervello. E ancora Flash the Sausage Dog (il bassotto che al posto delle zampe posteriori ha un carrellino), Tim the Tortoise (privo di una gamba, si sposta con le stampelle) o Callum the Chameleon, il camaleonte cieco guidato da una coccinellina al guinzaglio. Sono questi solo alcuni dei personaggi che compongono l’allegra, disabile e combattiva brigata della mini serie di cartoni inglesi, Creatures Disconforts (nome che fa il verso al cartone, popolarissimo dei primi anni Novanta, Creature Conforts, ambientato in uno zoo). Denuncia molto divertente, mai pesante e curata nei minimi dettagli, questi cartoni rivelano, semplicemente, ai piccoli spettatori che la disabilità non è altro, non è diversa, ma fa naturalmente parte della vita.
Li farò vedere ai miei compagni di classe – pensa, sorridendo, Viola – magari durante le ore di inglese. Peccato non li abbiamo visti i gentiori dei bimbi fatti operare, aggiunge poi un po’ mesta tra sé e sé. A Mimosa piaceranno di sicuro!
Giulia Galeotti, 2013
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.123