La filosofa italo-francese ha vissuto per diversi anni l’incubo dell’anoressia. Ha quindi deciso di raccontare la sua esperienza e quali disagi psicologici ne hanno contribuito allo sviluppo.
Quando si riferisce all’anoressia, Michela parla di “sintomo”, non di “malattia”; un sintomo della sua spasmodica ricerca di approvazione da parte del padre, della volontà di essere sempre ‘brava’ ai suoi occhi. Una convinzione che la spingerà oltre i limiti del suo fisico. Sicuramente un testo intimo, ruvido, che saprà attirare per la sua forte personalità e lo stile moderno e ricco.
Tramite i suoi pensieri, Michela ci svela cosa si nasconde dietro la ragazza anoressica che tutti hanno giudicato, ma pochi hanno capito.
Matteo Cinti, 2012
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.120