Questa frase così azzeccata per parlare della storia di Fede e Luce, vuol essere un augurio prima di ogni cosa. “Mai più soli” vuol esprimere con tre parole la sostanza più vera di Fede e Luce, anche se molti ancora non ne fanno parte.
Quando ci viene chiesto, da chi non ne sa nulla, “ma voi, a Fede e Luce, che cosa fate?”, a me verrebbe sempre da rispondere: “non facciamo proprio niente”, che è poi la verità. Non siamo nati per fare qualcosa per le persone disabili, ma per essere al loro fianco, per metterci vicino a loro e ai loro genitori, per non lasciarli soli!
Mi piacerebbe parlare della bella frase che il Cardinal Martini dedica a Fede e Luce nella prefazione del libro “Mai più soli”: “Fede e Luce è una pagina del Vangelo che lo Spirito ha scritto e continua a scrivere per gli uomini e le donne del nostro tempo”… Mi piacerebbe commentare le parole scelte da J. Vanier per la sua introduzione: “chiamati alla gioia”… Mi piacerebbe citare le tante persone, cominciando da Marie-Hélène, che hanno dedicato parte della loro vita a far si che Fede e Luce viva in tanti paesi del mondo… Ricordare la dedizione di numerosi seminaristi, sacerdoti e vescovi che hanno dato prova di dare senza risparmiarsi, con coraggio e spesso controcorrente.
Ma non a questi grandi voglio dedicare il mio editoriale, anche se l’ispirazione mi è stata data dall’uscita in italiano del libro di Marie-Hélène Mathieu, edito da Jaca Book. Se prendete una delle foto al centro del libro, la n. 5, o la n. 25 o la n. 26, capirete subito di chi voglio parlare: dei più piccoli tra i membri di Fede e Luce (anche se oggi hanno cinquanta anni o giù di lì). Perché sono stati loro, a mio avviso, a far partire la scintilla che ha mosso tutto il resto: quando abbiamo organizzato il primo campeggio Fede e Luce (con le tende addirittura!) con Guenda siamo andate in un Centro di ragazzini molto gravi per sceglierne una quindicina da portare a fare una vacanza in montagna. Quando chiedevamo: “ma Fabio, che lei sappia, è mai andato in vacanza?” “No, che vuole i suoi genitori non ce la farebbero, è troppo grave! E poi per lui, città. mare o montagna è la stessa cosa!” “Allora lo prendiamo noi!”
Così ci siamo lasciati incantare dall’idea di portare con noi dei bambini, i cui genitori erano troppo soli, troppo abbandonati per potersi permettere una vacanza!
Da cosa è nata cosa. Piano piano si sono creati dei legami fra i genitori, i loro figli gli amici. Ogni idea che ci passava per la mente, cercavamo di metterla in atto: le gite, le visite in casa, i picnic all’aperto; le messe festose in comune dove ai nostri canti un giorno Claudio, un bambino che ora è in cielo, ha intonato a piena voce “Bandiera rossa” dicendoci che quello era il canto del suo papà!.
Solo guardando quelle fotografie si può dedurre di che cosa il libro ci vuol parlare. Non importa se la prima parte riguarda solo la storia iniziale (vedi: pellegrinaggio 1971) con tutte le difficoltà che ha rappresentato. Non importa se certi dettagli ad alcuni sembreranno superflui, la cosa che più importa e che va letta in questo grosso volume, è sapere che ogni parola scritta, ogni aneddoto, ogni nome, fa parte di una storia “sacra” come la chiama J. Vanier. Una storia dettata dallo Spirito, sostenuta e portata avanti da tante persone… che in questa storia non ci sono verticalismi, anche se si dice spesso chi sono i fondatori. Perché non mi stancherò mai di ripetere che i veri fondatori sono e resteranno sempre i ragazzi ed i loro genitori, a cominciare dalla mamma di Maria Rosaria,invitata ad una delle prime riunioni dove non sapevamo da che parte cominciare e quando io timidamente dissi: potremmo cominciare recitando un’Ave Maria, quella mamma disse: “a Maria’, io manco me la ricordo più!” o a quella che venendo a trovarmi col suo bambino mi disse: “ sono ebrea, atea, divorziata: posso entrare?”
I veri protagonisti e fondatori sono ognuno di loro, ogni bambino o ragazzo disabile e i suoi genitori, con l’aiuto degli amici piccoli o grandi, dal neonato di soli 15 giorni di vita, che la mamma amica porta con sé alle riunioni, all’amica 85enne che con fierezza dice a tutti che continuerà a venire a F.eL. fino alla fine.
Ci domandiamo spesso: “come è potuto accadere che da un piccolo gruppo di poche persone, si sia formato un movimento così grande?”
Io sono convinta che Fede e Luce è una cosa voluta dalla mamma di Gesù, quella mamma alla quale, la prima volta che sono andata a Lourdes, personalmente, e non credo di essere stata la sola, ho detto: “Tu fai presto a dire, ma il tuo bimbo parlava, camminava, insegnava… i nostri sono tutto al negativo, come puoi capirci?”.
E lei ci ha capito fino in fondo, facendoci questo regalo tanto grande che le pagine di questo libro non possono contenere. Ci ha dato Fede e Luce che detta in sintesi è una grande amicizia tra il cielo e la terra!
Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.
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Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.120