In questo racconto autobiografico, la Homes scrive del rapporto con la madre biologica ricomparsa nella sua vita all’improvviso, dopo 30 anni, e, in seguito, anche del padre biologico. Inizialmente inasprita (ma anche incuriosita) da questo “ritorno dal passato” dei genitori che l’hanno data in adozione, lentamente A. scopre le grottesche somiglianze che li accomunano, ma anche le profonde differenze che, dopo così tanti anni, li rende inevitabilmente lontani e distaccati. Ma non solo: l’indagine emotiva di A. sui suoi genitori naturali, la porterà a comprendere il loro passato, i loro errori e i perchè dell’abbandono della figlia.
I pensieri e le opinioni della scrittrice ci arrivano senza sconti e in modo molto dettagliato: nella prima parte questo è fondamentalmente un bene; nella seconda parte, invece, si perde un po’ troppo nei dettagli, annoiando e dilungando inutilmente il testo. Nonostante ciò resta un ritratto personale ottimo, chiaro e profondo, di una donna alle prese con la sua identità all’improvviso così simile a quella di due sconosciuti.
Matteo Cinti, 2012
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.120
La figlia dell’altra – Recensione
ultima modifica: 2012-12-10T15:00:04+00:00
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