Grazie per come ci hai accolto e ascoltato quando nel corso di diversi anni, siamo venuti a confidarti le nostre incertezze e i problemi di Fede e Luce. Ogni volta era come fossimo i tuoi interlocutori prediletti, mentre ci guidavi a scoprire i segni dell’insegnamento evangelico nei nostri ragazzi e nel nostro stare con loro.
Grazie anche per tutti quelli che non ti hanno mai incontrato personalmente ma che da te Uomo di Chiesa, si sono sentiti rispettati, ascoltati e compresi. Sono quegli uomini e quelle donne che vivendo situazioni drammatiche si sono trovati davanti a scelte estreme e discutibili, spesso condannate aspramente dalle autorità religiose e civili. La tua riflessione pacata, illuminata e profondamente evangelica è stata sempre come una mano tesa, uno sguardo attento e consapevole per ciascuno di loro e soprattutto per quanti tra loro si sentivano e volevano essere cristiani.
Grazie per avere testimoniato con le parole e le azioni che chi crede in Cristo e nella sua Chiesa non deve rinunciare ad ascoltare la propria coscienza e ad agire di conseguenza anche sfidando incomprensioni e accettando rinunce.
Grazie per aver dato attenzione, amicizia ed ascolto a tanti uomini laici e non credenti, per esserti confrontato con loro senza timore insegnandoci che le ragioni della nostra Fede non devono temere il dialogo con gli altri, che invece di chiudere nelle nostre chiese la luce del Vangelo dobbiamo levarla in alto perché tutti possano incontrarla, illuminando con lei ogni atto quotidiano.
Grazie per essere stato Uomo di Dio in questi nostri giorni così disperati, Profeta in questo mondo corrotto. Grazie perché sappiamo che il seme che hai gettato non può morire.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.120