Ciao Pietro, ti presenti ai nostri lettori?
Sono un invalido civile di 42 anni, menomato da un grave handicap motorio. Sono infatti affetto da artrogriposi congenita, artrosi, artriti, osteoporosi, fibromialgia, rilascio anomalo di calcio dalle ossa, tendinopatie e molteplici ‘esiti’ da poli-traumi della strada.
Abito a Trieste e, salute permettendo, faccio attività di volontariato dal 1987 riconoscendomi nella sensibilità, nei valori e nella metodologia d’azione nonviolenta del Nuovo Umanesimo siloista.
Da due anni promuovo la nondiscriminazione, specialmente tra i normo-considerati e gli handicappati, attraverso iniziative locali ma con almeno un evento annuale capace di attrarre l’attenzione delle Istituzioni, delle associazioni, dei media e sopratutto delle persone.
Il resto del tempo mi vede impegnato a curarmi ed a partecipare e organizzare iniziative di informazione e sensibilizzazione a Trieste ed in Regione.
Hai fondato un’associazione dal nome “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere”. Com’è nata e con quali scopi?
Questa ONLUS è nata quasi per caso, mentre stavo facendo quello che, in seguito, sarebbe diventato il primo di un ciclo di sei viaggi. Stavo girando per la Grecia e la Turchia con il mio scooter ed il vedermi a migliaia di chilometri dal traghetto più vicino ha attirato molta attenzione sia da parte delle persone che mi vedevano arrivare, sia da parte di altri moto-turisti e, ad Edessa (cittadina a Nord-Ovest di Salonicco), di un giornalista che ha voluto sapere la mia storia pubblicando un articolo sul quotidiano locale.
In quella chiacchierata ho capito che quello che stavo facendo non era una semplice vacanza ma un “viaggio-esempio”: stavo dimostrando che, con le condizioni adeguate, anche una persona con handicap motori può manifestarsi nel mondo facendo cose che anche per molti normo-considerati risultano straordinarie.
Ed i riscontri mediatici che ho avuto nel proseguo del viaggio, l’aiuto ricevuto da tutti quelli cui l’ho chiesto mi hanno dato la forza, la convinzione a non fermarmi nonostante alcuni inconvenienti meccanici.
I principali obiettivi su cui si concentra l’attività dell’associazione sono tre:
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- diffondere il rifiuto di ogni forma di violenza e, nello specifico, di discriminazione;
- richiedere l’accesso e la gratuita assistenza socio-psico-sanitaria con ogni possibile “cura ortodossa e/o alternativa” che risulti la più idonea alle esigenze particolari del singolo paziente;
- la fornitura degli ausili necessari a rendere la vita di un handicappato quanto più possibile degna di questa definizione: Vita e non mera sopravvivenza
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Quali progetti hai realizzato?
Sinora ho fatto due viaggi, quello appunto del 2010 tra Grecia, Turchia ed Italia; poi, nel maggio del 2011, ho fatto il giro delle capitali dell’ex Mitteleuropa (Lubiana, Budapest, Vienna, Praga, Monaco, Zurigo, Milano, Trieste).
Questo secondo viaggio l’ho compiuto con il primo scooter-trike mai omologato in Italia (vedi foto), un esempio molto chiaro di quello cui mi riferisco quando parlo di “condizioni adeguate”.. Quegli ausili che trasformano un handicappato in un diversamente abile.
Ho poi partecipato ad una campagna nazionale contro i guard-rail che possono uccidere; alla Giornata dell’amicizia tra motociclisti e disabili; al 7° Fashion and Tuning Day dove la Giuria mi ha premiato fuori concorso con la seguente motivazione “Quando il tuning va oltre alla performance ed all’estetica, aprendo nuove strade”.
Ora sto preparando l’edizione del 2012 ma, nel frattempo, terrò degli incontri con delle classi delle scuole del Comune di San Giorgio di Nogaro per portare la mia testimonianza e cercare di far riflettere gli studenti sui temi della violenza e della discriminazione. Progetto questo che sto cercando di portare anche a Trieste insieme ad altre associazioni.
E la prossima sfida qual è?
Un viaggio di circa 20mila Km attraverso l’Europa Occidentale e Centrale, in circa due mesi, sempre in solitaria (anche se non caccerei qualcuno che volesse accompagnarmi!).
Poi ci saranno i viaggi del 2013 in Europa del Nord, del 2014 dal Mar Nero a Capo Nord via Russia e, per finire questa prima fase progettuale, un viaggio dal 1°gennaio al 31 dicembre 2015 “Spiritualmente Abili: un anno alla scoperta dei Luoghi Sacri del Pianeta”.
Inoltre sto collaborando con la Dal Bo Mobility per realizzare un altro scooter-trike per cercare di rendere fruibili anche in Italia quanti più possibili accessori, ausili, adattamenti per disabili motori che vogliono ancora una vita “on the road”.
Che cosa significa superare le barriere?
Posso rispondere a questa domanda solo ed esclusivamente a partire da quella che è la mia esperienza personale.
La prima cosa è affrontare l’enorme paura di non farcela e trovare il coraggio di chiedere aiuto; informarsi sui propri diritti e lottare per farli rispettare perché ci sono moltissime leggi per la tutela degli handicappati ma, spesso, siamo gli ultimi a conoscerle; confrontarsi apertamente con le istituzioni, con i media e parlare più apertamente e diffusamente possibile delle proprie esigenze, delle problematiche che affrontiamo ogni giorno troppo spesso per ignoranza e disinteresse altrui.
Solo attraverso l’unione di tante singole voci sarà possibile costringere ad ascoltare e a provvedere con quanto dovuto le pubbliche amministrazioni, a partire dai comuni che sono i nostri primi referenti.
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Hai incontrato sulla tua strada più ostacoli o più solidarietà?
Da parte degli enti pubblici ho incontrato molti ostacoli, disinteresse ed in alcuni casi ostracismo esplicito (a Vienna e a Zurigo, per citare due esempi, mi è stato impedito di accedere con il mio scooter-trike ai centri cittadini senza offrirmi alternative).
Essendo completamente autofinanziato ho contattato aziende, privati per cercare donazioni con le quali coprire i budget dei viaggi. C’è stato chi neanche mi ha risposto (la maggior parte) ma anche chi, come la Givi, la TucanoUrbano, la Uniqa Assicurazioni che hanno creduto da subito nel mio Sogno e mi stanno sostenendo ed appoggiando come possono. Mi sono rivolto a persone estremamente benestanti e a persone che faticano ad arrivare a metà mese.. ed è soprattutto da questi ultimi che ho ricevuto più solidarietà ed aiuti concreti.
Durante i viaggi, ho incontrato persone che mi hanno sostenuto e dato appoggio. Una disponibilità di gran lunga maggiore di quanto mi sarei mai aspettato.
Ciò che hai realizzato in questi anni cosa ti ha insegnato? E che cosa ha insegnato secondo te agli altri?
Mi ha insegnato che se non ho un Sogno, una Direzione chiara da seguire la mia vita perde di significato, perde il suo Senso. Credo che ognuno di noi abbia necessità di comprendere quella che io chiamo la propria “Leggenda Personale” e poi deve mettere tutto se stesso per compierla.
Non ho la presunzione di credere di poter aver insegnato qualcosa a qualcuno, ho però la speranza che con il mio agire qualcuno possa prendere coscienza delle proprie potenzialità e trovi la forza per manifestarle nel mondo. E non mi riferisco solo agli handicappati ma anche ai cosiddetti ‘normali’.
Avrai incontrato molte persone di culture diverse nei tuoi viaggi. Quale messaggio di “convergenza di culture” ti sentiresti di mandare attraverso le pagine di questa pubblicazione?
Risponderò a questa domanda con un aneddoto riguardante il primo viaggio. Quando ero ad Istanbul mi sono trovato a visitare la Moschea di Eyupp con le due mie guide, un ateo ed un mussulmano praticante (io sono panteista politeista). Quando siamo entrati nella Moschea era proprio durante il Ramadan: dentro c’erano fedeli, turisti di ogni nazionalità. E c’era un’atmosfera incredibile: lì non importava a nessuno come eri vestito, di quale fede eri. Tutti eravamo legati da qualcosa di impalpabile, di sacro che superava tutte le barriere e la sensazione, meravigliosa, era che tutti eravamo uno pur mantenendo ciascuno la propria individualità.
C’è qualcosa nel profondo di ognuno di noi ed entrandoci in contatto, lì ci si incontra a prescindere da dove arriviamo e da dove stiamo andando. Ed ogni barriera svanisce.
Pietro Rosenwirth, 2012
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.118