È nato!
C’è stato un lieto evento in comunità e lo vorrei condividere con tutta FEDE e LUCE attraverso il prossimo numero della vs splendida e sempre più incisiva rivista.
Il 27 aprile 2011 alle ore 10.45 io, responsabile della comunità “Il Germoglio” e mia moglie Mena abbiamo avuto dal Signore un altro dono altrettanto grande. Infatti siamo diventati nonni per la nascita del piccolo Raffaele da nostra figlia Imma e suo marito Tanio entrambi pure loro facenti parte della comunità. Pertanto nostro figlio Pasquale (ragazzo) è diventato “zio Pasqualino”: grande è stata la sua gioia nel vedere il piccolino appena nato. Quando ho comunicato a casa la nascita di Raffaele, ho sentito dal telefono le sue urla di gioia che dicevano: È FINITA, È FINITA, È NATO, È NATO come se stesse allo stadio. La sua felicità si palpava e tutt’ora i suoi occhi brillano di gioia. Per quel che ci riguarda possiamo testimoniare che è stata un’esperienza di gioia indescrivibile che solo il Signore può donare ed auguriamo a tutti di viverla intesamente come l’abbiamo vissuta noi. Grazie Signore per quel che riesci a darci giorno per giorno ed auguriamo al piccolo Raffaele ed ai neo genitori Tanio ed Imma lunga vita insieme e tanta felicità nel segno del grande amore di Dio.
Lello
Senza se e senza ma
Quando circa ùn anno fa, sono venuta a sapere che nel mese di giugno 2011 le comunità del nord “un Fiume di Pace”, si sarebbero recate in pellegrinaggio a Loreto, sono stata contenta. Ma, subito dopo, mi sono dispiaciuta perché non avevo tenuto presente la malattia di mio marito, intervenuta da circa un anno, che lo costringe a fare sedute dialitiche, a giorni alterni, presso l’ ospedale di competenza.
Sulle prime, ho pensato: “quest’anno dovremo rinunciare a partire”, poi, subito dopo: “potremmo andare solo io e mio figlio Francesco”.
Però, che dispiacere!!! Abbiamo sempre, dal 1985, partecipato ai diversi pellegrinaggi (Lourdes — Assisi) tutti e tre.
Una mattina venne a trovarmi una cara amica di Fede e Luce e, confidata a lei la mia situazione, mi sento rispondere: “ma come? perché non venite a Loreto tutti e tre ??! portiamo con noi ragazzi (e non) malati di vario genere, e tuo marito non può venire ??! Cerca un ospedale in zona, ed io mi impegno ad accompagnarlo in macchina, sia all’andata che al ritorno, per effettuare la dialisi.
Incoraggiata da queste parole e dal suo entusiasmo, mi sono rivolta all’ospedale di Recanati e, dopo mille difficoltà, ho ottenuto la disponibilità del medesimo all’effettuazione di una seduta dialitica: “ non possiamo accogliere i turisti, ma soltanto i pellegrini”, mi disse con soddisfazione la capo-sala del reparto, a conclusione della lunga trattativa.
Quindi, anche questa volta, tutti e tre siamo partiti, con i nostri cari amici di F&L ed abbiamo vissuto ed apprezzato queste tre belle giornate .
Un saluto affettuoso.
Elisa Sturlese Milano
Le ruote di Conte
Io e Marco Sandri, al secolo Il Conte, ci siamo conosciuti in un autunno di quasi venti anni fa. Lui seduto sulle sue ruote, io sulle mie idee confuse, ci siamo trovati subito, abbiamo costruito una relazione e fatto chilometri e chilometri insieme, come quella volta a Gardaland, insieme ad unapattuglia di pazzi.
Marco ti imponeva il suo tempo: se vuoi suonare con me impara ad andare a tempo; un tempo ben più rilassato rispetto
alla follia quotidiana a cui ci sottoponiamo abitualmente. È questo tempo largo, non lento, la chiave di volta di qualsiasi rapporto profondo che tanti amici hanno avuto con lui. In opposizione a questo tempo largo, era un uomo mentalmente vulcanico, eruttava idee come il Vesuvio in età Imperiale. Ogni volta che lo incontravo aveva qualcosa da propormi, dei progetti nuovi, delle cose da fare insieme.
Anche negli ultimi suoi giorni era proiettato sul futuro, lo sguardo fisso in avanti era una sua costante; cosa che, nella sostanza, fa di un uomo un Leader.
Marco ha vissuto con me la nascita della comunità di Santa Melania, ne è stato da subito uno dei perni. Tutta la famiglia Sandri è stata da subito un asse portante e non per quel protagonismo che a volte annebbia anche le persone migliori, ma perché i Sandri sono i Sandri. Roba tosta. Non riesco a pensare a loro se non in termini di mia famiglia, io che sono un figlio e un amico infedele, ma loro sono sempre stati generosi elargitori di abbracci benedicenti.
Sul letto dei piccoli c’è un cuscino con la federa dipinta da Marco, i suoi colori accompagnano le notti dei miei bambini, fanno da sfondo ai loro sogni; a pensarci bene, tutta l’arte espressa dal Conte aveva un chè di onirico e luminescente, nei colori o nei tagli di pennello, ma di quei sogni belli, che ti svegli felice.
In occasione della dipartita di mio papà, un caro amico mio e di Marco, mi disse che mio padre non era morto ma, in qualche modo, mi camminava davanti, mi apriva la strada. Se adesso penso alla mia storia personale con il Conte mi ritornano alla mente tutti quei chilometri fatti insieme con io che spingevo e lui davanti sulle sue ruote. Marco in questi ultimi venti anni mi ha sempre indicato la strada con quel suo mento sfuggente, con i suoi occhi che avevano gambe e braccia e interi vocabolari di sguardi. Marco ancora oggi, mesi dopo la sua morte corporale, continua imperterrito a camminarmi davanti. Ciao Conte.
Luca Dominici
Tra i banchi, come gli altri
Ogni domenica rinnovo la mia fede e decido di incamminarmi verso la chiesa per partecipare alla celebrazione della santa messa. Ovviamente, qui in Cina, non essendoci ancora libertà per i preti stranieri di celebrare normalmente all’altare, anch’io mi metto tra i banchi come tutti i fedeli.
Canton è una metropoli dove, si dice, ci siano dai 15 ai 20 milioni di persone, è facile immaginare che per strada si incontrino dei poveri che vivono chiedendo un po’ di carità o magari accontentandosi di una parola accogliente!
Così capita che appena uscito di casa, sotto la pianta all’incrocio con la “Via del panorama dei cervi” (in cinese: Lu Jing Lu) chi ci trovo? Un anziano di oltre 80 anni che, estate e inverno, vive sempre seduto lì, sotto la pianta, salutando la gente che passa a testa bassa e lo schiva come fosse un poco di buono… e invece è solo un povero e anche un po’ sfortunato in famiglia! lo mi fermo, lo saluto e faccio due chiacchiere. A volte gli do due soldini che lo fanno felicissimo e poi continuo la mia strada verso la stazione degli autobus. Appena arriva salgo e mi metto a pregare con il mio breviario digitale cercando di non esserne assorbito al punto da dimenticarmi di scendere alla giusta fermata! Talvolta è una preghiera un po’ movimentata, ma piena di “scene” della vita reale che fanno pregare per le necessità della gente. In meno di mezz’ora arrivo in città. Percorro pochi minuti di strada a piedi fra carretti, auto, bancarelle, negozi strapieni e una folla immensa di persone che pullulano da tutte le parti. Alla fine arrivo al portone della cattedrale, dove ci aspettano in doppia fila, poveri, persone ferite nel corpo e nello spirito… e anche qualche furbetto! Appena mi vedono, già da lontano mi salutano allegramente ricordando i pranzi di Natale e di Pasqua fatti insieme! In silenzio ci guardiamo negli occhi, facciamo qualche gesto di saluto e sentiamo dentro la speranza di ripetere anche quest’anno un banchetto pasquale davvero eccezionale.
P. Ferdinando Cagnin
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.115