Pochi di voi — dalle domande che ho fatto attorno a me — sanno chi sia.
Con queste poche parole di presentazione, vorrei suscitare in voi la curiosità di conoscerlo, di sapere quanto bene ha fatto (in Italia e in America Latina), quanto amore vero ha seminato, piantato, curato. La sua vocazione è scaturita da una frase che la mamma gli disse un giorno in cui lui aveva assistito in piazza ad una strage e ne era rimasto turbato, aveva solo 8 anni: “Quello che è successo ieri è molto grave. Delle persone hanno ucciso altre persone.
E sai perché questo accade? Perché gli uomini non si vogliono bene. Non sanno vivere in pace gli uni con gli altri. Litigano, si scontrano, si picchiano e alla fine perfino uccidono. Noi dobbiamo impegnarci perché nel mondo ci sia più amore, perché le persone imparino a volersi bene”
Da allora ad oggi, per lunghi ottant’anni, Antonio Paoli ha cercato, in modo intelligente, concreto, senza giudicare, di ubbidire al comandamento dell’amore e di portare “giustizia=carità” a quanti sono considerati uomini di secondo o di terzo livello.
Dopo tante lotte, tanto impegno, sofferenze e delusioni, può dirci con umiltà: “Noi vecchi non possiamo dare molti consigli ai giovani perché nessuna delle nostre vite può servire da modello. Possiamo solo dire che la vita spirituale è la storia di una relazione che tocca le punte estreme della gioia e del dolore e che all’epilogo vi fa esclamare con una sincerità che raggiunge la radice dell’essere: -Ne valeva la pena-”.
M.B., 2011
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.113