Geriatra a l’ospedale Saint-Germanen-Laye, specialista nei problemi della memoria, la dottoressa Béatrix Paillot, ci consegna il frutto della sua esperienza di cura delle persone anziane, esperienza illuminata dalla sua fede.

Qual è la cosa più importante per la qualità della cura?
L’ascolto è un punto essenziale. Degli studi americani hanno mostrato che in media un medico lascia esprimere una persona anziana per diciotto secondi, prima di interromperla. Si sa bene che queste persone sono lente nel parlare, questo tempo sembra veramente poco.

Ci si deve impegnare a stare davanti alle persone guardandole in faccia, seduti al loro livello, evitando di fare altre cose nello stesso tempo. La persona anziana tende a comportarsi come un oggetto di cura, si svalorizza. Spesso quando domando il suo parere, mi risponde: “Non so, domandi a mia figlia”. lo insisto: “Può darsi che lo chieda anche a sua figlia, ma vorrei sapere che ne pensa lei.” D’un tratto allora mi sorride e comincia a darmi la sua opinione, a ritornare soggetto. C’è di nuovo la persona.

La persona dipendente ha una sensibilità al contatto rispettoso, che le fa sentire che è sempre una persona. Anche un semplice sguardo che la faccia sentire oggetto di attenzione e di amicizia è molto importante. Al limite se non ci sarà altro che quello, sarà comunque già tanto. Spesso le persone anziane dissociano il loro spirito dal loro corpo: mantengono uno spirito giovane, pronto a sognare e sperare di tutto, comprese cose irrealizzabili, mentre il loro corpo invecchiato e pieno di limiti può divenire un vero peso. Il personale sanitario deve aiutare queste persone a ritrovare armonia nel loro essere, anche attraverso un esame clinico attento dalla testa ai piedi.

Se si tocca con rispetto il loro corpo, significa che questo vale ancora qualcosa. In situazione di dipendenza, le cure rese con rispetto e delicatezza, possono essere occasione di incontro amicale con l’altro.

Quali sono le cause di maltrattamento nelle residenze per persone anziane?

Prima di tutto vorrei dire che i pensionati per anziani possono essere dei luoghi di “buontrattamento”! Ho potuto vedere del personale di assistenza veramente ammirevole nel dedicarsi alle persone anziane. Detto ciò, è anche vero che ci possono essere delle negligenze ed assistere a dei veri e propri maltrattamenti.

Per ragioni di budget o per la difficoltà a coprire i costi in organico, manca spesso il personale qualificato nei pensionati o nelle cliniche di lunga degenza. Da ciò ne deriva la tendenza a lavorare tipo “catena di montaggio”, riducendo le cure a degli atti tecnici privi del tempo necessario a sviluppare una relazione umana. Inoltre molti operatori della sanità non sono stati correttamente formati per la cura delle persone anziane handicappate, per cui dopo qualche anno possono provare una certa stanchezza per questo lavoro. Quando poi chiedono un trasferimento e viene loro negato, è in questa fase che questi operatori possono diventare maltrattanti, non avendo più risorse interiori per potersi donare agli altri. Personalmente ritengo che anche la decristianizzazione della nostra società contribuisca alla perdita di qualità nella cura delle persone. Riconoscere infatti la presenza di Cristo nelle persone che soffrono e servirle secondo l’esempio del buon samaritano è il grande motore della vera compassione…

È importante parlare del passato?
È bene dare all’ anziano la possibilità di raccontare qualcosa del proprio passato. Questo esercizio di memoria l’aiuta a ritrovare il filo conduttore della propria vita e gli permette di prepararsi al futuro, compreso l’ultimo passaggio… Questa rivisitazione si fa ancor meglio se la persona anziana chiama qualcuno a testimone, esprime a voce alta un elemento della sua vita che resta una luce capace di illuminare in avanti e dare un senso al proprio presente. Nel passato si possono anche trovare rimpianti e sensi di colpa. Nelle persone anziane i falsi sensi di colpa del tipo” dipendo dagli altri, che male ho fatto…” sono molto frequenti. Bisogna aiutare la persona a uscirne, riconoscendo i veri errori che possono portare ad un passo di riconciliazione con questa o quest’altra persona. Ci sono dei perdoni veramente liberatori.

Oltre ai parenti o alle persone molto vicine, chi altro può aiutare l’anziano?
Il lavoro su di sé è molto importante… È lungo tutto l’arco della propria vita che si prepara la propria vecchiaia. Delle volte ci troviamo davanti persone che hanno perso il senso della realtà.

Se la vecchiaia non è un po’ ammansita e non è vissuta come una nuova tappa della vita, portatrice di fecondità, sarà sempre più difficile da vivere. Detto ciò, durante la vecchiaia ci possono essere dure prove: deficit mentali, difficoltà, perdite… Non si può negare. Tutta la questione è come ciascuno si confronta con queste difficoltà: vedo anziani che provano malessere, una rivolta continua, mettendo in scacco tutte le persone intorno, équipe di cura compresa, che vive ciò molto pesantemente. Vedo anche altri che si rimettono con fiducia nelle mani degli altri quando è necessario. Gli anziani sono molto sensibili alla presenza della loro famiglia, che è senza dubbio la migliore carta di cui dispongono. Ma sono comunque sensibili a tutte le visite delle persone che li vanno trovare con dolcezza e amicizia. Infine il soccorso della fede è essenziale. Si può essere anziani e gravemente handicappati, iradiando intorno a noi una fede viva e confortante per le persone intorno.

Cosa è che l’aiuta di più nel suo lavoro?
La fede cristiana e la preghiera mi illuminano e danno senso a ciò che vivo. La cura è prima di tutto comprensione dell’altro. Non siamo al suo posto, ma comprendiamo qualcosa della sua sofferenza interiore e ci mettiamo vicini. E’un po’ la definizione della compassione, che si contrappone a quella della pietà, un po’ negativa in quanto considera ciò che si è perduto, ciò che l’altro non è più. La vera compassione vede nella persona ciò che resta e vive, ciò che egli diventa. Aldilà del gesto tecnico e della competenza, la compassione è un balsamo di amicizia, certo un po’asimmetrico, ma che può crescere in reciprocità. Ciò comporta che chi presta le cure accetti di farsi piccolo e di entrare in relazione personale con ciascuno dei suoi assistiti.


C.A.D. Centro di Assistenza Domiciliare

Il C.A.D., tramite le ASL, fornisce servizi sanitari al domicilio delle persone che non sono in grado di recarsi presso gli ambulatori per una disabilità temporanea o permanente.

Quali sono i servizi erogati:

  • assistenza infermieristica domiciliare
  • prelievi per le analisi a domicilio
  • medicazioni, visite specialistiche a domicilio
  • prescrizioni di ausili e protesi (pannoloni, carrozzine…)
  • fisioterapia a domicilio

Come richiedere questo servizio

Occorre presentare la domanda presso il CAD della ASL di residenza, attraverso il proprio medico curante che deve compilare la scheda per la relativa richiesta. Successivamente il CAD, effettuata una visita di verifica presso il domicilio del paziente, stabilirà con lo stesso medico curante gli interventi da effettuare.

Dimissioni protette dagli ospedali

Le dimissioni protette dagli ospedali sono un servizio istituito presso molti Comuni e Aziende ASL, con l’obiettivo di organizzare interventi integrati, sociali e sanitari, nel delicato momento delle dimissioni dall’ospedale delle persone anziane, gestendo il periodo della convalescenza, se necessario, anche in forma stabile.

Sono previsti interventi temporanei di assistenza domiciliare sociale e sanitaria e il coordinamento tra ospedale, medico di famiglia e servizi territoriali, la fornitura di farmaci e il rientro con l’ambulanza fornita dall’ospedale, ove possibile.

I destinatari sono tutti gli anziani, ricoverati nei reparti ospedalieri e nelle strutture di riabilitazione, che, al momento delle dimissioni, non siano in grado di organizzare in modo autonomo il rientro al domicilio. Il servizio intende garantire la continuazione delle cure e dell’assistenza indicate nella fase di dimissione ed evitare l’istituzionalizzazione.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.112

Per una vera qualità di cura delle persone anziane ultima modifica: 2010-12-03T17:31:12+00:00 da Redazione

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