Sono a Fede e Luce da ormai 20 anni e nei primi anni il campo estivo era un appuntamento imperdibile. Prima il matrimonio, ma soprattutto le due gravidanze, mi hanno allontanato da questo momento, un tempo così importante per me. Pensavo che un campo con i bambini piccoli sarebbe stato troppo stancante e che forse il mio apporto sarebbe stato piuttosto un intralcio. Ma intanto le mie amiche mamme vivevano bellissime esperienze e i bambini risultavano in molti casi un elemento di ricchezza.

Gli anni passavano, i miei bambini crescevano ora Sara ha 9 anni e Francesco 6 ed io continuavo a cercare scuse per non partecipare: la passione per i viaggi, la non coincidenza dei periodi dei campi con le mie ferie, le difficoltà logistiche. Con un certo imbarazzo, quando gli amici e i ragazzi mi ponevano la domanda diretta: “Perché non fai un campo?” balbettavo che ero stanca per l’anno trascorso a FL e che avevo bisogno di staccare la spina, almeno durante le vacanze. Credevo che la carica e l’entusiasmo per iniziare un nuovo anno di responsabilità a FL, mi sarebbero arrivati dalla lontananza più che dalla vicinanza, da una pausa di separazione più che dalla condivisione quotidiana.

Eppure quanta nostalgia quando vedevo le foto e ascoltavo i racconti dei tanti episodi divertenti o commoventi, che solo ad un campo si possono vivere! Così ho iniziato a piccoli passi ad avvicinarmi all’idea partecipando alla prima riunione di preparazione e, con i bambini, alla giornata di apertura del campo di Marzocca. Non avevo ormai più scuse e quest’anno mi sono iscritta subito al campo di luglio. Fino all’ultimo ho provato a tirarmi indietro, visti i problemi legati alle numerose adesioni, ma non c’è stato niente da fare: gli altri amici hanno vinto le mie resistenze e mi hanno vietato di mollare. Allora ho pensato che, per far stare bene i bambini, sarebbe stato importante portare anche qualche loro amico, come se non bastassero i ragazzi, gli amici e gli altri bambini. Così ho invitato anche Anna, una giovane amica di 10 anni della nostra comunità, anche lei alla prima esperienza! Insomma, da grande pianificatrice quale sono, ho pensato a tutti i dettagli affinché tutto funzionasse alla perfezione, compresi nutella e nintendo in valigia! E il 23 luglio siamo partiti per la Bicoca.

Ero felice di trovarmi lì, mi sembrava di essere tornata indietro di 20 anni, alla mia prima volta, c’era proprio tutto: le riunioni preparatorie, il libretto pronto giusto il giorno prima di partire, il caos dell’arrivo, la cucina da campo, le tende per alcuni amici, i ragazzi euforici e quelli che volevano andare via, il compleanno di Paolo con un cero al posto delle candeline, gli amici ventenni alle prime esperienze, le canzoni, i cerchi, le riunioni serali, i ritardi… Solo una cosa era diversa dal mio primo campo: i bambini(ben 9!)… segno che il tempo era passato, gli amici della mia generazione cresciuti e le nostre comunità con loro.

Alla fine della prima giornata, Sara mi ha detto che voleva andare via. Forse si aspettava qualcosa di diverso ed io sono piombata in un baratro: “Come é possibile che non le piaccia questa atmosfera?”. Le ho lasciato tempo per scoprire che cosa fosse un campo: salvi i momenti comunitari dei cerchi e delle attività, per il resto era libera di vivere quello che voleva. Alla fine mi ha sorpreso lasciandosi coinvolgere in tutto, al punto di rinunciare ad un bagno in piscina per rispettare il suo turno in cucina o, insieme ad Anna, accompagnare Maria Cristina in stanza seguendo il suo lento ritmo e chiacchierando. Diversa invece è stata l’esperienza con Francesco, che ha vissuto questa settimana come un qualcosa che doveva sopportare se voleva stare con me! Ma anche lui ha vinto la sua timidezza e si è avvicinato ai nostri fragili ragazzi andando addirittura da solo con Valerio a portare da mangiare ai cinghiali.

Che bello per esempio scoprire che considerava Giovanna (la ragazza a me affidata) la sua baby-sitter, un punto di riferimento in mia assenza o. che si preoccupava per Corrado, in ospedale per un piccolo incidente, e non vedeva l’ora che tornasse. I giorni sono trascorsi veloci tra preparazioni di formaggi e marmellate, confezionamento di sacchetti di lavanda, esperienze equestri ed escursioni alle terme e al lago; il tutto vissuto alla luce del tema tratto dal libro di Jean Giono: “L’uomo che piantava gli alberi”. Andrea e Pietro, magnifici interpreti dei protagonisti ci hanno donato una preziosa chiave di lettura per scoprire la bellezza della natura in una perfetta scenografia come la Bicoca! Ed ecco, mi sono ritrovata in men che non si dica in auto di ritorno verso casa ad ascoltare Sara e Francesco che cantavano felici le canzoni appena imparate.

Pochi giorni fa Sara, preoccupata, mi ha chiesto se l’estate prossima la nostra partecipazione al pellegrinaggio ci avrebbe impedito di ripetere l’esperienza perché lei assolutamente non avrebbe voluto rinunciarci! Troppo presa dalle reazioni dei miei bambini, mi pongo ora una domanda “Cosa mi ha donato il mio primo campo da mamma?” L’innamoramento e l’entusiasmo dei primi tempi, l’energia che solo questa vicinanza con i nostri ragazzi può darti, la riscoperta della ricchezza di Fede e Luce vista anche con gli occhi nuovi dei bambini e un rammarico: il tempo perso prima di decidermi!

Angela Gattulli, 2010

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.112

Mamma, che campo! ultima modifica: 2010-12-03T17:05:12+00:00 da Angela Gattulli

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