Chiamare per nome
Importa ai nostri amici di tante stagioni Nicola, Mariangela, Pasquale, ai nostri “ragazzi” di Fede e Luce, se chiamiamo le loro ferite “handicap”, “disabilità” “diversabilità”? Che interesse ha per loro il dibattito sul linguaggio “politicamente corretto” riportato — fra varie altre cose — nell’interessante resoconto di Elisabetta de Rino del seminario su “Disabilità e informazione” svoltosi a Torino qualche mese fa (vedi lo scorso numero di Ombre e Luci)? Possiamo immaginare che abbiano altre priorità! Basta questo a dire che quel dibattito è inutile? No, purché accettiamo che serve più a noi che a loro. Il “politicamente corretto” è una specie di termometro della sensibilità della società rispetto a certi temi. Da questo punto di vista, spero di non sembrare troppo paradossale se dico che sono contento che il dibattito ci sia ma che le soluzioni trovate mi interessano molto poco. Mi spiego: è bello che ci si interroghi sulle necessità delle persone disabili, che si cerchi di ‘individuare i confini delle loro sensibilità, dei bisogni materiali, delle aspirazioni intellettuali o sentimentali; ma non ci sarà parola al mondo tanto precisa e rispettosa da essere in grado da un lato di diminuire il carico delle sofferenze loro e delle loro famiglie, dall’altro di attenuare la responsabilità della società nei loro confronti. Insomma, chiediamoci pure come dobbiamo chiamare Nicola, Mariangela e Pasquale — se handicappati, disabili, diversamente abili o altro ancora — purché il “bel dire” non sia l’alibi del “non fare”. A loro continuano a servire amicizia, assistenza, occasioni di divertimento e di crescita culturale, spazi urbani fruibili e poi anche parole adatte. lo per me vorrei rivolgere una preghierina a Gesù: di avere il cuore abbastanza grande da poterli chiamare per nome.
Vito Giannulo
Nella grandiosa Pechino…
In quest’anno si è tanto parlato , e anche avvertito, che l’economia mondiale ha seri problemi, forse ciascuno di noi ha rettificato alcune abitudini, ha cercato di diventare più attento nelle scelte quotidiane e ha cominciato a scoprire che “l’essere vale più dell’avere!” Anche all’Huiling (comunità di accoglienza per disabili ad Hong Kong, n.d.r.) ci siamo sentiti a disagio perché, mentre ci si stava abituando ad un continuo miglioramento — tutto ad un tratto — ci si è trovati a perdere compagni di lavoro e addirittura ad essere sfrattati. Pensate che proprio nella grandiosa Pechino delle ultime faraoniche Olimpiadi, dove una quarantina di persone diversamente abili si manteneva facendo semplici spettacoli in Hutong (un caseggiato di stile antico che ricorda le viuzze popolari del tempo degli imperatori) sono dovuti andare via per sfratto, perdendo anche il lavoro… ma tutto l’impegno di questi anni non è andato perso. Anzi! Lo Spirito di Dio ha toccato il cuore dei nostri operatori che hanno preso, di tasca propria e con tanto coraggio, non pochi risparmi per affittare in un’altra parte della città un ambiente simile. Così, sia loro sia i disabili mentali possono continuare ad avere un proprio ambiente di incontro e possono offrire ai turisti un bello spettacolo. E chissà se un giorno vi capiterà di vederlo anche a voi in Cina o in Italia!
Padre Fernando Cagnin
Volete farci mancare tutto questo?
Da molti anni sono abbonato alla vostra rivista che leggo sempre con grande interesse.
Ogni tanto però sento qualche accenno alle vostre difficoltà come redazione e non vorrei che la fatica che fate finisse per sopraffarvi.
Sono difficoltà certamente reali e vorrei potervi aiutare, ma non so come. So che mi dispiacerebbe molto non ricevere più Ombre e Luci. Mi mancherebbero gli articoli di fondo, spesso molto toccanti che fanno risuonare dentro di me cose vissute in F.L. e nella vita di ogni giorno, sentimenti che vorrei comunicare ad altri soprattutto a chi non sente mai parlare in questo modo di questi argomenti.
Mi mancherebbero le notizie sulla vita degli amici di F.L. sparsi in tutta Italia e le lettere di alcuni genitori che riflettono le loro fatiche quotidiane a volte grandissime sorrette dall’amore per i loro figli, la loro tenacia in questo amore, a volte la loro grande fede.
Mi mancherebbero le parole che ogni tanto riportate di Jean Vanier, quelle cose che dice che tanto mi hanno aiutato in questo difficile momento della mia vita di ottantenne ferito. Mi mancherebbero le recensioni dei libri molto acute su titoli raramente scelti da altre riviste. E tante altre piccole e belle sorprese di piccoli ma saporiti articoli. Volete farci mancare tutto questo? Spero proprio di no. Grazie comunque di tutto quello che ci date.
Sergio de Rino
Ricordare la morte di qualcuno può essere di conforto per chi ha conosciuto quella persona ma può intristire altri. Può far decidere di passare oltre, lecitamente.
Ma le due persone che di seguito sono ricordate, Maurizio con una poesia scritta da un caro amico e Alberto attraverso una lettera dei tanti che lo hanno conosciuto, sono persone che nonostante il loro handicap e le difficoltà ad esso connesso lasciano un grande vuoto intorno a loro.
Al mio più caro amico
I tuoi fratelli volano già,
tu, passerotto
muovi qualche passo incerto, ti fermi.
Metti fuori la testa dal nido,
ti piace tanto scoprire la luce,
ti piacerebbe librarti fuori, farti carezzare dal vento,
e poi scivolare leggero nel blu ma,
se solo ti sporgi un pochino il tuo volo diventa caduta
e la luce scompare nel buio.
Allora,
ritorni al calduccio.
La tua mamma ti nutre,
il tuo corpicino cresce,
ma le ali son sempre spezzate resti il passerotto, con la tua fragilità
e il tuo strano cinguettio
e la primavera si chiede perché!
Ma davanti al tuo nido verranno le aquile, i falchi, le rondini
e tu, proprio tu
insegnerai loro qualcosa. Mostrerai loro dei cieli dove si vola senza ali
mostrerai loro un blu più profondo.
Molti di loro capiranno e voleranno con te con gioia e ti ringrazieranno passerotto!
Mimmo Cuda
Ciao Alberto
Ciao Alberto, la tua mamma ti saluta. Colei che ti ha amato e che ti ama sopra ogni altro ti saluta con amore struggente. Quante gioie da questo figlio “particolare” e al contempo quante pene, ma che sono state ampliamente ricompensate dai tuoi sorrisi, dalle tue battute, dal tuo essere presente in ogni situazione e in ogni circostanza. Questa mamma, e con lei il tuo papà, ha speso tutta la sua vita per farti sentire accettato, uguale agli altri, per farti vivere con gli stessi diritti di tutti. I tuoi genitori ti portavano al ristorante, inbarca, invacanza, ai concerti dei cantanti che ti piacevano tanto.
Ciao Dik Dik, tua sorella Antonella ti saluta.
La tua sorellina che ti voleva tagliare la lingua perché parlavi troppo, ma che ti serviva il caffè quando tornavi dal lavoro, e che tu da bravo fratello maggiore trattavi con accondiscendenza. Antonella con il suo modo tutto particolare di comunicare ti sta cercando e ti sta aspettando, non volendosi arrendere alla realtà.
Ciao Alberto, i tuoi amici e colleghi di lavoro della “bibitina”, la Cooperativa di imbottigliamento ti salutano. I tuoi compagni non riescono a capire come mai da un giorno all’altro non sei più venuto. Quanti bei momenti hai passato alla “bibitina”, lì ti sentivi pienamente a tuo agio, scherzavi con tutti, davi ordini, tutti ti aiutavano e ti volevano bene. Eri sempre il primo a salire sul pulmino e sapevi sempre di che giorno cadeva il 10 di ogni mese, perché ti dovevi organizzare per ritirare lo stipendio!!! Adesso le mattinate senza di te sono vuote, non ci sei più tu a tenere banco.
Ciao Alberto, i tuoi compagni della palestra ti salutano. Erano tutti con te mentre facevi la cyclette e per terra facevi gli addominali, tutti notavano l’alacre impegno che mettevi nell’eseguire gli esercizi per avere la “mano buona”, la tua tenacia e la tua caparbietà erano veramente fuori dal comune.
Ciao Alberto, i tuoi amici di Fede e Luce ti salutano. Tutta la Comunità vorrebbe averti ancora con sé per condividere i momenti di riflessione e preghiera, per divertirsi insieme, per mangiare, per fare festa e gite, ma soprattutto per la simpatia che sprigionavi e per la tua vena comica (in altre parole rendevi chiaro ciò che intendevi dire). Tutti quanti ricorderanno sempre l’ultimo pellegrinaggio, vissuto con te, come tuo ultimo regalo della tua presenza, a Roma con l’emozionante Udienza dal Papa.
Ciao Alberto, tutte le persone che hai conosciuto ti salutano, ti salutano gli amici dell’ANNFFAS e quelli del “Centro delle Occasioni”, gli amici del bar, tutti hanno un peso nel cuore e il rammarico nel pensare che te ne sei andato troppo presto.
Ciao Alberto, ci mancherai!
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.109
Sommario
Editoriale
Essere mamma... di M. Bertolini
Dossier: Essere mamma
Sono in un furioso stato di accusa di S. Lutz
Che senso ha la vita di mio figlio Paolo? di M. Amelia
Altri articoli
Un crocifisso silenzioso di N. Ginzburg
Deboli e forti trovano il loro posto di J. Vanier
C’era una volta la città dei matti di Pennablù
Esperienze
Dove tutto è diverso da tutto di G. e L. Sauve
Tutti tranne uno saliti a cavallo di E. Attanasio
Libri
Quali mani asciugheranno le mie lacrime?. M. Kamara con S. McClelland
Con Cristo sulle strade del mondo, don T. Bello
Tre tazze di tè, G. Mortenson, D. O. Relin
Nuovo dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione, R. Pigliacampo
Pulce non c'è, G.Rayneri
Rubriche
Dialogo Aperto
Vita Fede e Luce: Eilaboun a casa di Sammaher di Lucia, Angela e don Marco
Lo sapevate che...?
Vita Fede e Luce n.109 – Eillaboun a casa di Sammanher