Ci siamo conosciute al parco, tanti anni fa Marisa ed io. Lei era una giovane bella signora, con i capelli castani ondulati, la bocca ben disegnata dal rossetto, gli occhi scuri e fieri. Con lei la sua bambina, Stella, un piccolo elfo di sei o sette anni, capelli ricci, arruffati, mani piedi e gambe perennemente agitati, occhi bellissimi e lontani, occupati ad evitare gli occhi degli altri, puntati su cose per noi invisibili. Se, a volte, per un secondo incrociavi il suo sguardo pareva dire: Cosa vuoi? Levati, lasciami andare… Una bambina autistica, forse, comunque una bambina con problemi. Io ero allora al seguito di uno o due nipoti, a loro volta scatenati tra scivoli, altalene e papere dondolanti, intruppati con coetanei della stessa risma e Stella in mezzo a loro non si distingueva. Forse non parlava o diceva solo poche cose, forse in qualche gesto svelava una sorta di caparbietà più accentuata. Ma chi la notava in quella allegra baraonda! Io poi ero incantata da Marisa. Serena, sicura di sé, parlava con tutti, si interessava agli altri bambini, seguiva Stella ma senza particolari attenzioni. La guardava semplicemente, con autentico amore. Mi sembrava che dall’alto della sua bella figura si guardasse intorno dicendo: “Eccoci, siamo qui io e mia figlia, quale è il problema?”
Poi la consuetudine del parco è venuta meno: abbiamo continuato a vederci qualche volta per una riunione, una festa e poi ci siamo perse di vista. Un giorno di qualche anno fa eccomi di nuovo al parco con diversi anni in più e con l’ultimo arrivato tra i nipoti. Ho visto venire da lontano Marisa: l’ho riconosciuta subito. Io ero cambiata ma lei no.
Sempre bella ed elegante. Al suo fianco, ecco Stella: gli occhi e i capelli erano gli stessi, ma il piccolo elfo era sparito sostituito da una ragazzina alta, appesantita da diversi chili di troppo, con lo sguardo divenuto come più diffidente e serio, quasi incupito, o forse, solo più chiuso in se stesso. Si muoveva naturalmente senza precipitarsi ma mentre si avviava alle altalene ho scorto nei suoi gesti una determinazione e una forza che, uniti alla corporatura, subito hanno messo all’erta mamme timorose e bambinetti inconsapevoli. Ho visto le altalene sempre affollate, pian piano liberarsi del tutto e dondolare vuote, malinconiche intorno a lei. Che tristezza, povera Marisa, povera Stella. Solo perché qualcosa è cambiato in lei esteriormente, solo perché la natura anche in questa ragazzina come in tutte quelle della sua età, ha fatto il suo corso, ha prodotto mutamenti nel fisico e nella personalità, non sempre facili da gestire, che porteranno anche lei ad altri aspetti, a divenire un’altra persona, una donna adulta… Pensavo confusamente così, mentre aggrappata al braccio di Marisa le parlavo fitto fitto, quasi per distrarla, per impedirle di vedere quello che succedeva intorno a noi. Ma Marisa in realtà era molto più a suo agio di quanto lo fossi io, guardava Stella che soddisfatta della sua conquista si spingeva con forza sull’altalena, e mi raccontava: “Stella è diventata signorina, tutto è andato bene. Ora fa tante altre cose. A me e mio marito è sempre piaciuto ballare, andavamo in una piccola discoteca vicino a casa con gli amici e lasciavamo lei con i nonni. Ora viene anche Stella con noi tanti sabati e vedessi come le piace la musica, e come si diverte quando il padre la fa ballare. Le ho fatto una gonna larga larga, che gira quando lei gira intorno… Bellissima…”
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