Anche se consapevole che questo mio scritto forse ti servirà poco, non posso fare a meno di buttar giù alcuni pensieri che mi girano in testa e nel cuore da un po’ di tempo.

Sono convinta come diceva San Giovanni Bosco che tanto si è prodigato per iragazzi — che molto si può cambiare nella società se molto sapremo dare ai bambini e ai giovani.

Questo molto da dare passa oltre che nella famiglia, nella scuola dei piccoli e dei grandi.
Mi dispiace sentir parlare tanto male degli insegnanti che fanno poco, dei bambini che non stanno fermi un attimo, dei ragazzi svogliati e dediti ad ogni sorta di “cavolate” per non dire di peggio.

Per contrastare questi luoghi comuni,vorrei offrire qualche mia idea affinché gli insegnanti si sentano chiamati in prima persona a considerare quanto e in che modo dal loro lavoro e impegno dipenda lo “stare bene al mondo” degli studenti loro affidati.

Mi piace allora ricordare — per averli sperimentati come discente prima e come docente poi — alcuni punti che dovrebbero essere stampati a fuoco nel cuore di ogni insegnante.

Chi sono questi piccoli, questi ragazzi che mi ritrovo in classe per parecchie ore al giorno? Devo conoscerli uno per uno,chiamandoli con il loro nome perché la“storia personale” che ognuno si porta sulle spalle — a volte con fatica e dolore —mi stia sempre davanti.

Il tempo che passeranno con me sarà pieno di corrispondenza con quello che io saprò dar loro in rispetto, stimolo, conoscenza, esempio, dedizione…
Una volta entrata in classe, nel chiudere la porta, devo lasciar fuori le mie vicende personali, per essere completamente libera di dedicarmi tutta a “loro”: loro che aspettano una persona attenta, sorridente, capace di coinvolgerli nel sapiente lavoro della ricerca, dell’interesse, dell’educazione.

Ognuno di loro, con le sue espressioni,con i suoi limiti, con le sue stravaganze,con il suo modo di porsi, mi chiede soprattutto: “Sei pronta ad occuparti anche di me?” “Sei pronta a capirmi anche quando non sono come mi vorresti?”

Sono disposta a “fare i salti mortali”per attirarli nel gioco del sapere, nell’avventura entusiasmante della scoperta, nel divertimento di “lavorare” insieme non per dimostrare che si è bravi o meglio degli altri, ma per aiutarsi a vicenda come in una scalata in montagna? Perché solo così arriveremo tutti in cima e insieme godremo della conquista.

Qualcuno non vorrà camminare all’inizio perché è pigro, perché ha sonno; qualcuno si fermerà e pretende una mano che lo aiuti; qualcuno correrà più avanti ma sarà fiero di tornare indietro per portare lo zaino di chi fa più fatica.

Belle parole, mi dirai, facili a dirsi ma…

Lo so bene che non è facile, che in certi momenti vien voglia di lasciar perdere;sembra proprio che la nostra fatica non abbia mai soddisfazioni, che la nostra forza ci abbandoni, ma…

Guardali bene, uno per uno, per scoprire il desiderio profondo che c’è nel loro cuore di sapere che possono contare su di te perché, loro sanno che con te potranno arrivare in vetta e insieme a te scoprire la gioia di vivere la scuola.

Mariangela Bertolini, 2009

Mariangela Bertolini

Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.

Tutti gli articoli di Mariangela

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.105

Sommario

Editoriale

Lettera aperta ad una maestra, di M. Bertolini

Scout e disabilità

Un buon modo per crescere di Benedetta
Un ambiente educativo anche per Maria di M. Fanti
Per me lo scoutismo di Alice
Un incontro tra capi di R. Dinale
Lettera ai compagni di Matteo di M. e L. Ferrini

Disturbi delllapprendimento

Una bambina “disprattica” di Luisa
Etichettato “idiota” di Arnaud Franc
Ho scoperto la sofferenza dei miei figli di S. Franc
Qual è il vero Marco, di un'insegnante
La difficile storia di Enrico di una mamma

Altri articoli

Verso sera di Pennablù
Fede e Luce: si cambia! di C. Tersigni

Libri

La vita come è per noi, M. Bérubé
Mamme che amano troppo, O. Poli

Lettera aperta a una maestra ultima modifica: 2009-09-10T12:25:10+00:00 da Mariangela Bertolini

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