“Non coprite gli occhi dei vostri figli quando incrociate la nostra strada, non date quella carezza forzata sfoggiando un sorriso di circostanza, non serve”, scrive Carla, minuta e battagliera mamma di Roberta. Dopo Diversità apparenti (e sempre con Stefano Martello), in un nuovo saggio lucido e appassionato, la De Angelis continua a raccontare il suo essere madre di una figlia “diversa”. Diversa agli occhi veloci, un po’ infastiditi e a disagio del mondo che passa e non vede. Le parole di questa donna, che hanno spesso i tratti della poesia, colpiscono perché rivendicano, gridando con amore il diritto di essere considerati.

Dai medici sono pretesi ascolto ed attenzione (una richiesta che è ben diversa da quella dell’impossibile effetto-miracolo), e sono pretesi dalle istituzioni, che dovrebbero sostenerti e con le quali, invece, ti ritrovi a combattere quotidianamente perché ti venga semplicemente riconosciuto il diritto a una vita dignitosa. Carla coglie un problema cruciale del nostro, a volte, ipocrita mondo: le diversità si debbono rispettare “anche quando si manifestano come handicap”. Ognuno ha qualcosa di particolare, ed è necessario partire “da quel quid per cominciare a lavorare”. L’importante è che a tutti siano date le stesse possibilità di realizzare le proprie potenzialità di crescita.

Ma le parole della De Angelis rivendicano ascolto ed attenzione anche da se stessi come genitori. Aprendo “una finestra sull’ignoto”, è dalla autentica relazione materna che parte un percorso di vita che obbliga a rivedere tutti gli schemi di un normale sviluppo di crescita. Non c’è spazio al sentimentalismo in Carla, “ho lasciato che gli eventi visitassero i pensieri e la mente, prima di scegliere una strada. Ogni scelta ne esclude altre, perciò, quando la scelta è necessaria, si tratta quasi sempre di una rinuncia, qualunque essa sia”.

Discreto ma deciso, c’è anche un forte richiamo a ciascuno di noi come prossimo di Carla e come prossimo di Roberta, nella quotidianità. L’integrazione non è un concetto vuoto o teorico, ma è qualcosa che passa per gesti, atteggiamenti e sentimenti molto concreti. “Nell’unirsi non si cancellano le differenze, ma si pongono una di fronte all’altra per rafforzare dignità ed esistenza”.

Giulia Galeotti, 2009

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.106

Sommario

Editoriale

Il coraggio di osare di Mariangela Bertolini

Dossier: Il coraggio di osare

Piccoli passi in sicurezza di Comunità Tau di Arcene
Clown “Cicciola” di C. Tersigni
Dimitri, il teatro fra sogno e progettualità di T. Guerrisi
Vivere i miei limiti nella verità di A. e M. C.Taurine
Nomen omen di Redazione
Eppure splende il sole di N.B.
Sotto i riflettori, sempre senza protesi Intervista a Cerrie Burnell di L. e M. S. Bertolini

Altri articoli

Sotto l’ombrellone, per grandi e piccini di T. Mazzarotto, A. Floris
Coralmente. Le voci dell’anima di L.Nardini
Ritardo mentale nelle malattie genetiche: la ricerca di una possibile cura
Rosa di Pennablù

Rubriche

Dialogo Aperto

Libri

Il resto (parziale) della storia, C.De Angelis e S. Martello
Amore caro, C. Sereni
Quel puntino un po’ sfrangiato, G. Martino

Il resto (parziale) della storia – Recensione ultima modifica: 2009-06-10T09:58:49+00:00 da Giulia Galeotti

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