Da Marzo 2007, più di 40 bambini hanno provato l’emozione di “andare a scuola”. Molti, a causa degli sgomberi, sono tornati nel luogo da cui la scuolina si propone di portarli via: la strada.
Per fare questo il progetto lavora su più fronti. Se da un lato vi è un’attività didattica volta ai minori, dall’altro c’è un lavoro di assistenza primaria (docce, lavanderia e sanitaria) e di orientamento ai servizi, dedicato alle famiglie. Il progetto, quindi, non coinvolge solo il minore, ma anche la sua famiglia.
La giornata tipo prevede 5 ore suddivise tra colazione, docce, giochi, studio (soprattutto) e pranzo. La parte didattica è affidata ad operatori che, oltre a seguire i progressi dei minori (suddivisi in tre gruppi per età e competenze), realizzano i programmi scolastici più adatti, per non fallire l’inserimento scolastico. Parte attiva del progetto sono le “mamme”: due donne romnì che si occupano di tenere puliti ed in ordine gli spazi della “scuolina”. Sono sempre loro che si occupano della colazione e della preparazione dei cibi da servire ai bambini.
Il vero motore che permette di portare avanti il progetto sono i volontari. Dividendosi tra i turni di mattina e quelli del pomeriggio. Nei primi affiancano gli operatori nelle attività didattiche e di pulizia dei bambini, nei secondi permettono un servizio di docce e di lavanderia per i genitori dei minori e non solo, sempre presso il salone attività dell’ARPJTetto.
Grazie alla gratuità del loro gesto e alla collaborazione delle famiglie dei minori che il progetto “Una scuolina per crescere” riesce ad aiutare chi ha scelto l’istruzione dei propri figli come strada verso una piena integrazione.
Marco Cardaci, 2008
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.102