Può parlarci del Fondatore e di come è cominciato tutto?
John Carrol-Abbing, giovane prete irlandese, agli inizi degli anni ‘30, giunse a Roma per compiere i suoi studi ecclesiastici. Stimato ed apprezzato nell’ambito della Curia romana, venne impiegato in importanti Uffici vaticani; presso la Segreteria di Stato, ebbe come collega Mons. Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI). Gli si prospettava una promettente carriera diplomatica al servizio della Santa Sede. Allo scoppio della seconda Guerra Mondiale, con l’incoraggiamento e la benedizione di Pio XII, gli viene affidato il settore degli aiuti alle popolazioni martoriate dalla guerra ed egli s’impegna in prima persona nell’organizzare iniziative di soccorso in tutta Italia. Ai Castelli Romani si trovò più volte sotto i bombardamenti, e proprio durante uno di questi ad Albano, un episodio particolare segnò per sempre la sua vita: uscendo da un rifugio vide tra le macerie un bambino accanto ai corpi senza vita dei genitori. In quel momento si chiese: “Che sarà ora di questo bambino?”. Da questo evento comincia la sua vocazione missionaria per i ragazzi rimasti soli, orfani a causa della guerra. Dopo il conflitto attrezzò, in uno scantinato dell’edificio dei Padri Salesiani in via Varese, dietro via Marsala, un vero e proprio “albergo”, povero ma accogliente, per quei ragazzi che alla stazione Termini cercavano di racimolare quel che era possibile per sopravvivere, lucidando scarpe o aiutando i viaggiatori con i bagagli. Per questi sciuscià aveva creato un posto per la notte e li riforniva di viveri rimediati in Vaticano. Dormendo nell’umido scantinato di quell’edificio, si ammalò di broncopolmonite. Proprio durante la malattia fece un sogno che sarà poi il testamento del Fondatore della Città dei Ragazzi.

“ Durante la mia malattia, sognai…la Città dei Ragazzi (…) Fiducia e amore: le due grandi forze su cui edificare una città, non intesa semplicemente come raggruppamento di costruzioni fatte di pietra, ma di liberi, responsabili cittadini che sarebbero vissuti insieme come fratelli sotto la paterna protezione di Dio”.

Oggi per fortuna l’emergenza della guerra non c’è, ma ce ne sono altre…

La problematica dell’accoglienza nasce dopo la guerra. Nel tempo la tipologia dei ragazzi bisognosi si è trasformata conseguentemente ad altri bisogni. In una fase intermedia, infatti, abbiamo avuto figli di divorziati, di carcerati, di tossico-dipendenti… Negli ultimi 10 anni, invece, il 90% sono immigrati o meglio, come vuole la terminologia giuridica inventata ad hoc, “minori non accompagnati”. Quei ragazzi che, traghettati o nascosti sotto i camion, clandestinamente entrano nel nostro paese e vivono per la strada. Alcuni di questi, non avendo qualcuno che può occuparsi di loro, secondo la legge, hanno diritto ad essere assistiti fino alla maggiore età dalle istituzioni che, tramite i servizi sociali, ci vengono inviati. Una volta li accoglievamo direttamente su semplice segnalazione, anche anonima, del caso bisognoso; ora arrivano solo in questo modo.

Secondo le nostre disponibilità il ragazzo viene a visitare la Città. Con uno psicologo, sceglie se rimanere o meno. Qui c’è l’Autogoverno, il metodo che impegna subito il ragazzo alla scelta di stare con noi o no: quindi il ragazzo, informato di questo impegno, deve scegliere consapevolmente.

Cos’è l’Autogoverno?

É un sistema fondato sulla partecipazione attiva del giovane alla vita pubblica e decisionale della comunità, molto aderente alla realtà sociale del mondo al di fuori, con cui il giovane dopo la maggiore età dovrà confrontarsi.

Aiutare a scoprire le doti che ogni ragazzo possiede, sfidandolo a metterle in gioco per crescere. Dare fiducia per valutare al massimo quello che sa fare. Si parla tanto di come avviare i giovani al senso di responsabilità. Come? Dando loro delle cose da fare! Mettere in gioco le proprie risorse e metterle al servizio degli altri.
Questa è l’anima dell’autogoverno sulla quale mons. Carroll-Abbing ha voluto centrare la vita della Città. E’ il fiore all’occhiello della nostra metodologia educativa; un modo per tenere amalgamate le persone in solidarietà fra loro e far scoprire e mettere in gioco le proprie doti.

Ogni ragazzo ha delle peculiarità che devono essere scoperte, preservate e attivate in funzione della propria crescita. I ragazzi che accogliamo sono quelli privi di un valido supporto familiare. Non avendo avuto questo primo nucleo di sostegno in famiglia, si trovano scaraventati nella società senza nessun filtro e supporto. Noi li aiutiamo a fare i primi passi nel mondo sociale.

Sono ragazzi bisognosi perchè non hanno avuto quel supporto affettivo adeguato, di cui ogni essere umano necessita per la formazione equilibrata del carattere. Per questo sono ragazzi detti “caratteriali” che, se non aiutati, finirebbero invischiati nella rete della delinquenza e della criminalità.

Per la peculiarità di questa metodologia educativa l’Università di Perugia conduce ricerche e collaborazioni.

Qual è il tempo medio di permanenza e cosa fate qui?

Oggi arrivano ragazzi più grandi di una volta, quindi la permanenza media è di circa 2 anni, un tempo appena sufficiente ad impostare un progetto educativo individualizzato. Innanzi tutto seguono un corso di alfabetizzazione, per poi frequentare la scuola. Qui abbiamo la sede distaccata dell’Istituto Professionale “Carlo Cattaneo”. Cerchiamo di far loro conseguire un titolo di studio utile ad indirizzarli verso corsi di formazione professionale che dia le migliori prospettive di inserimento nel mondo del lavoro.

Come sta cambiando la Città dopo la legge 149Legge 28 marzo 2001, n. 149 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”?
Rientrando nella categoria degli istituti, anche la Città è indirettamente condizionata dalla legge a divenire “Comunità di Tipo Familiare”, nuclei giovanili di convivenza in piccoli numeri. Noi non siamo mai stati un orfanotrofio. Monsignore non li ha mai voluti. Abbiamo ulteriormente ridotto i già piccoli gruppi di 15 — 16 ragazzi in gruppi appartamento di 8 ragazzi, come prevede la normativa vigente (nazionale e regionale). Siamo in fase di superamento del regime classico della comunità(seppur piccola) a quella di tipo familiare; per esempio, prima i pasti si condividevano tutti insieme nella sala da pranzo, ora, i pasti minori si consumano negli appartamenti.

Chi vive nella Città?
Ci sono due responsabili residenziali. Uno per Città Giardino e uno per Città Industriale. La prima è la struttura che
ospita i ragazzi più piccoli e con una maggiore presenza di italiani (10-14 anni). Essendo di età inferiore, si prospettano per loro tempi di permanenza più lunghi.
Mentre nella Città Industriale ci sono i più grandi (15-18 anni), che rappresentano i due terzi del totale. Gli educatori sono scelti tra i diplomati e laureati in Scienze dell’Educazione e Dirigenti di Comunità. In questo periodo abbiamo circa 70 ospiti, ma in passato ne abbiamo avuti anche fino a 150.

L’Istituto Internazionale per lo studio dei problemi della Gioventù Contemporanea

Fondato da Mons. Carroll-Abbing con lo scopo di promuovere e organizzare a livello nazionale ed internazionale iniziative di studio, ricerca e di formazione sui problemi legati alla condizione giovanile.
Particolare attenzione viene data alle situazioni di disagio secondo un progetto di pieno sviluppo personale e sociale delle nuove generazioni, nella prospettiva etica di una cultura della cittadinanza responsabile e solidale.

La Città dei ragazzi è cambiata per il fatto di ospitare quasi esclusivamente stranieri?
Non abbiamo barriere. Il principio è quello di aiutare la persona, a prescindere da ogni altra considerazione. C’è stato un periodo in cui abbiamo avuto rappresentati tutti e cinque i continenti! Dopo i 18 anni la legge, li considera clandestini. Io, in qualità di presidente, dovrei denunciarli, altrimenti potrei essere accusato di detenzione di reo. Quando questo succede, non li posso certo buttar fuori; faccio la comunicazione agli enti preposti, ma questa legge, in effetti, non viene applicata. Compiuti i diciotto anni, per quel ragazzo non percepiamo più la retta del comune, ma lo ospitiamo fino a quando ha una opportunità di lavoro che gli permette di avere il permesso di soggiorno.

Come andate avanti?
Con la beneficenza americana! Questo però fino ad ora… le spiego. Mons. Carroll-Abbing, con la sua mentalità anglosassone pragmatica, fondò una finanziaria a New York giocando sulle corde sentimentali dei benefattori americani. Ha costituito comitati di raccolta di fondi ed è nata una fondazione a scopo di beneficenza. Fin ora siamo andati avanti solo con i loro aiuti; ci hanno consentito di costruire le strutture e di mantenerle. Con il cambio generazionale, però, i figli ed i nipoti di questi benefattori sono meno sensibili.

C’è anche da considerare che, oggi, il cambio con il dollaro non è più vantaggioso come prima.

Da cristiani come vi proponete nei confronti delle fedi religiose degli ospiti?
La finalità educativa è quella cristiana. Cerchiamo di far conoscere lo spirito cristiano con l’esempio. Promoviamo l’educazione ai valori umani che sono in comune con quelli cristiani senza fare proselitismo. Abbiamo il massimo rispetto per le religioni di ogni singolo ospite. Infatti stiamo allestendo una moschea per venire incontro alle esigenze degli ospiti musulmani.

Laura Nardini, 2008

C’è anche la Città delle Ragazze

La Città delle Ragazze di Roma è una struttura residenziale articolata in tre “gruppi appartamento” che accoglie ragazze in difficoltà e può ospitarle fino alla maggiore età ed al loro inserimento nel mondo del lavoro. L’edificio principale è costituito da una grande villa inserita in un ampio giardino. Altre costruzioni più piccole come la Cappella, il blocco laboratori e l’abitazione del custode.

L’autogoverno

L’Autogoverno è un metodo educativo che richiede la partecipazione attiva dei ragazzi, sviluppando in loro il senso di responsabilità e di appartenenza alla comunità. Secondo il progetto di Mons. John Carroll-Abbing, l’Autogoverno prepara alla vita perché permette ai cittadini di interiorizzare le norme e le leggi e di inserirsi in maniera responsabile nella società. I cardini dell’Autogoverno sono fissati in una Costituzione interna, che stabilisce i principi e l’ordinamento della Città. L’organo sovrano è l’Assemblea cittadina, che si riunisce periodicamente sotto la Presidenza del Sindaco, da essa eletto, per discutere e risolvere i problemi. La Città dei Ragazzi si presenta, quindi, come un piccolo comune dotato di strutture politiche, amministrative, economiche finanziarie proprie, gestite dagli stessi ragazzi. Il Sindaco, dopol’elezione, nomina il Giudice, per amministrare la giustizia, e la Giunta, formata da quattro Assessori: Igiene, Finanze, Sport e Tempo Libero, Ristorazione. La moneta interna, con la quale avvengono gli scambi commerciali e i rapporti economici nella Città, è denominata Scudo, che i ragazzi guadagnano dimostrando di applicarsi in tutte le loro attività sia scolastiche che extra scolastiche. Questa moneta viene utilizzata per le piccole spese nel bazar e, depositata nella banca cittadina, può essere convertita in Euro secondo un cambio fisso 1Sc= € 0,01.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.102

La città dei ragazzi ultima modifica: 2008-06-27T11:46:45+00:00 da Redazione

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