Ecco la sua storia. È parroco di una chiesa della diocesi di Nyahururu, sempre in Kenia. Dieci anni fa, mentre faceva visita ad una famiglia per benedire la casa, sentì un rumore strano. Aprì la porta di un armadio e scoprì Thomas, un bambino con un profondo handicap, che era nascosto lì dentro. La famiglia era a disagio e si vergognava di avere un figlio così.
Da quell’incontro nacque la comunità di San Martino. Quell’incontro strano e inatteso risvegliò la curiosità di padre Gabriele. “Ci sono altre persone con handicap nella parrocchia?” chiese ad altri parroci e pastori. Cinque o sei persone con handicap furono scoperte nelle vicinanze. Riunì allora un gruppo di volontari della regione per vedere cosa fare per rispondere ai bisogni più urgenti. Questo gruppo di volontari andò di porta in porta. In poco più di un anno, in un perimetro di 40 Km quadrati, scoprirono 2000 persone con un handicap delle quali molte erano nascoste in una stanza dietro la casa. Scoprirono inoltre bambini orfani molti dei quali si erano occupati dei genitori o dei parenti morenti di AIDS e che erano essi stessi sieropositivi. Poco per volta scoprirono altre sofferenze: vedove abbandonate, giovani nelle strade prossimi alla delinquenza, ragazzine e donne violentate ecc.
Scoprendo tutte queste sofferenze e questi bisogni, alcune persone del luogo si offrirono per portare aiuto. Naturalmente, questi volontari, pieni di buona volontà e di desiderio di servire, non avevano alcuna esperienza. Presto si capì che la motivazione si affievolisce e si perde; ci si pose allora la questione su come mantenere il livello di impegno. C’era bisogno di sessioni di formazione professionale e di spiritualità. Tutte le chiese della regione furono contattate. Poco a poco, più di mille volontari si presentarono per essere formati e per impegnarsi. Nacque così un grande movimento ecumenico che portava vita a persone nel bisogno e trasformava anche quelli che si sentivano chiamati a servirli.
Potete così immaginare che volevo vedere e toccare questa realtà africana, movimento di compassione e di competenza al servizio delle persone nel bisogno di un’intera regione, lavorando mano nella mano con le chiese e il governo locale (non sempre presente). Immaginate! I volontari che vanno nei villaggi, che incontrano mamme di bambini profondamente handicappati, che le aiutano, che invitano le stesse e i loro vicini a riunirsi per condividere, per pregare insieme, sostenendole e aiutandole a trovare un aiuto professionale se necessario.
Mi accompagnava nel viaggio Marta Bala che aveva incontrato a Bangalore Padre Gabriele e che negli anni 70 era stata responsabile della nostra comunità a Calcutta. Abbiamo potuto vedere e toccare con mano quest’opera sbalorditiva, nata dallo Spirito Santo, ispirata e guidata da Lui. Siamo venuti per vedere questa realtà e incontrare le persone. (…)
Ho avuto la gioia di condurre un ritiro di una settimana ai volontari di San Martino e fra loro c’erano molte persone della regione, mamme e papà e giovani, trecento persone in tutto. Ho potuto, nei momenti liberi, visitare diversi luoghi dove lavora la comunità di San Martino. Abbiamo ascoltato le testimonianze di alcuni responsabili. Eravamo meravigliati e ringraziavamo il Signore per tutto quanto opera lo Spirito attraverso questi uomini e queste donne delle diverse chiese cristiane, così profondamente uniti nell’amore. Questa unità traspare in quanto è stato fatto qui. Abbiamo assistito ad una messa speciale in una sala della comunità alla quale erano state invitate le mamme con figli handicappati dei dintorni per la giornata e molte avevano fatto un lungo viaggio per essere presenti. Erano lì anche i bambini sieropositivi orfani con una maglietta fatta per l’occasione; si sono esibiti in una bella danza con delle candele che alzavano cantando.
La settimana dopo, siamo andati a trovare questi stessi bambini nella loro residenza, Thalita Kum. Di nuovo hanno cantato e ballato per noi che abbiamo così potuto stringere dei legami più forti con loro. Siamo rimasti molto colpiti dalla loro bellezza e dalla loro gioia. In questa casa sono condotti i bambini sieropositivi quando si scopre che sono malati e abbandonati. Vengono accolti, rialimentati e curati se necessario. Quando hanno ripreso le forze e sono di nuovo in forma, San Martino cerca di inserirli in una famiglia.
Nel Vangelo di Luca, ad un certo momento Giovanni Battista che è in prigione, attraversa un periodo di angoscia e di dubbio. Suo cugino Gesù è veramente colui che deve venire, il Messia? Invia allora alcuni messaggeri a Gesù per chiedergli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?” Gesù risponde: “Dite a Giovanni che i ciechi vedono, gli zoppi camminano, e la Buona Novella è annunciata ai poveri”. Ecco il segno della presenza del Messia, il segno dell’opera di Dio. Qui, attraverso San Martino, l’opera di Dio si manifesta, rivelando che quando la povertà e i bisogni profondi delle persone sono scoperti, molti si propongono come volontari per portare sostegno a chi è nel bisogno ed entrare in una relazione d’amicizia con loro. Le diverse chiese si uniscono nella “compassione” per servire il corpo spezzato del Cristo rivelando così ciò che è la Chiesa. (…)
Traduzione da una lettera circolare di Jean Vanier, 2008
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.103