La chiesa era semivuota in quella domenica afosa di fine agosto: alta percentuale di signore di mezza età che agitavano ventagli, qualche bambino trascinato dai nonni, solo qualche coppia di giovanissimi fidanzati.
Di età avanzata anche l’organista, il direttore del coro, l’addetto alla raccolta delle offerte. Che fatica andare a messa qualche volta… così tra estranei , sola in mezzo a persone sconosciute, e con quel caldo non riuscivo a concentrarmi… Uscì il celebrante affiancato dai due diaconi tutti e tre in bianco candido e verde smeraldo, eleganti e refrigeranti. Complimenti, con quel caldo… e dietro a loro due chierichetti tredicenni, smilzi e bruni, in tunica bianca lunga fino ai piedi a collo alto, manicone larghe, mani giunte e ciuffo ravviato. Un miracolo: due perfetti giovanissimi fraticelli prima della tonsura.

Continuavo a guardare: tra l’altro avevo dimenticato gli occhiali, non potevo che ascoltare le letture e seguire il rito con lo sguardo. I due chierichetti soprattutto mi incantavano. Seduti composti a fianco degli officianti durante le letture, ai lati del diacono durante la proclamazione del Vangelo, di nuovo seduti di lato all’altare mentre il parroco teneva l’omelia. Non voglio dire che fossero due statue: certo ogni tanto scattavano una grattatina al naso, una gomitata al compagno, uno scuotimento di ciuffo…ma era cosa di un secondo, poi di nuovo erano perfetti.

Con il trascorrere dei minuti qualcosa di diverso ravvivò la mia curiosità. Uno dei due fraticelli mosse le mani con forza in un modo che mi era famigliare, poi girò la testa con uno scatto improvviso, allungò e ripiegò le braccia senza uno scopo preciso. Allora notai il suo sguardo fisso e attento sull’altro chierichetto, vidi che i suoi gesti seguivano dopo una frazione di secondo quelli del compagno. Poi scorsi il suo sorriso luminoso mentre porgeva la patena all’officiante, la concentrazione entusiasta con cui, a tempo con il compagno, scuoteva il campanello alla Consacrazione…e non ebbi più alcun dubbio. Sì, anche se non lo conoscevo personalmente, era senz’altro uno dei nostri giovani amici, un Fedelucino come dicono a Roma, insomma un ragazzino che mi dava una splendida lezione su come si può partecipare alla messa con tutta l’anima anche in una afosa domenica di agosto.

Pennablù, 2008

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.104

Sommario

Editoriale

Philippine di M.Bertolini

Presenza Reale di P. Roberti

Articoli

Il paese delle meraviglie di V. Giannulo
Sono un pellegrino di J. Vanier
Quel tesoro nascosto di B. Bertolini
Una grande sorpresa di Maria
Un luogo dove è bello vivere di T. Cabras
Carugate: a catechismo con gli amici disabili di B. Arrigoni
Non una santa di S. Gusmano
Tanti volti, tante lingue… un solo cuore di Enza Gucciardo
I fraticelli di Pennablu

Libri

Vegliate con me, C. Saunders
La vita è una sfida, C. Lejeune
Più forte della malattia, B. Kullmann
Eloì. Eloì, A.Custovic
Sessualità – Come viverla con la propria disabilità, K. M. Schweir e D. Hingsburger
Eros e Disabili, R. Gay e M. Di Bona
Gli errori di mamma e Papà: Guida pratica per non sbagliare più

Rubriche

Dialogo aperto

I fraticelli ultima modifica: 2008-12-07T18:42:17+00:00 da Pennablù

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