L’attenzione a quel ragazzo in difficoltà, la fiducia che anche lui potesse imparare e che, anzi, sapesse già tante cose, l’aver fiducia nelle sue possibilità partendo dalle sue risorse, lavorando sodo per svilupparle: questo, per Pennac, significa amare. Un amore che si manifesta quotidianamente e concretamente nella serietà e nella costanza che un insegnante mette anche nello spiegare la grammatica come fosse un romanzo avvincente sulla vita e sulle sensazioni degli studenti.
Scopriamo allora l’importanza di affrontare i vaghi pronomi come ci, ne, tutto, questo…in frasi come “Non ci arriverò mai, prof”, nel conseguente “Non me ne frega niente” e, per finire, “Tanto tutto questo non serve a niente”, scritte attentamente alla lavagna, una volta pronunciate dal disperato di turno, per poterle vedere e analizzare, “aprendogli la pancia”. Scopriamo non solo pronomi con funzione avverbiale/dimostrativa (ostrogoto, dice Pennac, per chi lo sente la prima volta). “Ci” è, per qualcuno, il bruciante ricordo di un esercizio di matematica fallito o la lezione di grammatica…e quel ne la constatazione quotidiana di un fallimento, il senso di umiliazione, l’opinione che gli adulti hanno di lui. Che portano al “rifiuto di cercare di capire il gigantesco questo che non serve a niente, il desiderio costante di essere altrove, di fare altro, un altrove qualsiasi e qualsiasi altra cosa”.
Nei molti esempi riportati nel libro i vari insegnanti “salvatori dalla scuola” usano una specie di arte del tirar fuori e, ognuno per la propria materia, fanno scoprire allo studente di essere matematico, storico o letterato, oppure sceneggiatore e regista come nel caso di Ali.
Di fronte a questi personaggi positivi, Pennac ce ne descrive altri, come Nonna marketing che non vede lo studente come una persona ma come un potenziale acquirente e si impegna in ogni modo per utilizzarlo anche come cartellone pubblicitario ambulante per i propri marchi, trovando utile, in fondo, anche il farlo sentire una nullità perché la nullità diventa un’ottima preda. E, purtroppo, non solo per Nonna marketing ma anche per la criminalità e la devianza.
Il libro, che è un saggio che si legge come un romanzo, leggero e denso al tempo stesso, è una dichiarazione d’amore dedicata ai diversi e alla speranza che per tutti gli emarginati ci sia davvero una possibilità di trovare un senso alla loro vita.
Flavia Cinotti e Cristina Tersigni, 2008
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.102