«“Fede e luce” spiega collabora con l’oratorio di Carugate da 10 anni e propone un cammino di conoscenza dell’handicap con i catechisti e con i sacerdoti, con il supporto dei fisioterapisti del Don Gnocchi di Pessano». Il gruppo ha l’obiettivo «di rendere l’ handicap meno handicap, cioè far percepire la disabilità alle persone come una cosa normale e non come un problema da temere o da cui stare lontani».
Il lavoro per arrivare a questo risultato è lungo e richiede energie, soprattutto per creare collaborazione tra i vari enti interessati: i sacerdoti, i ragazzi, le famiglie, i catechisti… Ma è bello scoprire «che l’integrazione dei disabili in oratorio è una realtà possibile, basta volerla e impegnarci le proprie forze e il proprio cuore».
Lo stile di Fede e Luce, il cuore, le intuizioni non possono restare chiuse solo all’interno delle comunità, hanno il dovere di essere portate a tutti, nei propri luoghi e soprattutto essere condivise e per fare questo è necessario imparare a comunicare.
Sono circa 15 i ragazzi handicappati che frequentano l’oratorio di Carugate: molti di loro prendono parte anche alle gite e ai campeggi, tutti frequentano il catechismo. «In una forma diversa, più adatta a loro spiega il coordinatore -, ma comunque in classe insieme agli altri bambini, non isolati».
Meno parole e più immagini, gesti, giochi: questo il segreto per trasmettere la fede a un ragazzo disabile. «Sarebbe sbagliato spiega il coordinatore se gli handicappati fossero portati in oratorio per restare tra loro, relegandoli ad attività separate dagli altri. È al contrario utile promuovere la loro integrazione e il contatto con tutti quelli che frequentano i campi da gioco, le aule, la chiesa». La reazione «già dopo pochi giorni è di grande partecipazione, entusiasmo, trasporto a fronte di una normale e comprensibile diffidenza iniziale».
E nelle altre parrocchie d’Italia? Raccontateci le vostre esperienze di integrazione o difficoltà.
Il lavoro di integrazione non può prescindere dal rapporto con le famiglie, messe in stretto contatto con i catechisti, precisa il coordinatore: «Ogni genitore teme di lasciare solo il proprio figlio, e questo timore è ancor più grande quando il bimbo è disabile. Ma quando i genitori instaurano un rapporto diretto di fiducia con gli educatori tutto diventa più semplice, si scioglie la freddezza iniziale e l’ora di catechismo non è più una sofferenza, ma un momento di gioia».
Fiducia, quella chiesta alle famiglie e ai disabili, e responsabilità, necessaria in tutti i ragazzi dell’oratorio chiamati ad accompagnarli. Queste le due parole-chiave di un’esperienza che richiede anche energie e impegno, attenzione e sensibilità, ma che percorre una via concreta, come dimostra l’esperienza di Carugate, conclude il coordinatore: «Perché l’integrazione dei disabili nei nostri oratori è possibile e per far sì che l’handicap sia sempre meno un ostacolo».
Beppe Arrigoni, 2008
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.104
Sommario
Editoriale
Philippine di M.Bertolini
Presenza Reale di P. Roberti
Articoli
Il paese delle meraviglie di V. Giannulo
Sono un pellegrino di J. Vanier
Quel tesoro nascosto di B. Bertolini
Una grande sorpresa di Maria
Un luogo dove è bello vivere di T. Cabras
Carugate: a catechismo con gli amici disabili di B. Arrigoni
Non una santa di S. Gusmano
Tanti volti, tante lingue… un solo cuore di Enza Gucciardo
I fraticelli di Pennablu
Libri
Vegliate con me, C. Saunders
La vita è una sfida, C. Lejeune
Più forte della malattia, B. Kullmann
Eloì. Eloì, A.Custovic
Sessualità – Come viverla con la propria disabilità, K. M. Schweir e D. Hingsburger
Eros e Disabili, R. Gay e M. Di Bona
Gli errori di mamma e Papà: Guida pratica per non sbagliare più