Natalia: E come potrei non ricordarla? Quando sono entrata ad Ombre e Luci lei era già lì da diversi anni, con Mariangela aveva proprio dato inizio alla rivista. La consideravo una sorella maggiore che doveva guidarmi. Mi viene in mente una cosa che mi ha detto una volta, mentre confezionavamo con spago e carta grossi pacchi di riviste: “Sai, a me questo lavoro al giornale piace tanto proprio perché è cosi vario, diverso sempre. Un giorno devi fare pacchi o attaccare francobolli, il giorno dopo devi andare ad un convegno, o visitare un Centro, o incontrare dei genitori, o scrivere un articolo…”. Non ho più dimenticato queste parole perché descrivono bene il lavoro a Ombre e Luci e … come era Nicole.
Tea: Infatti. Faceva ogni cosa, anche la più semplice, con impegno incredibile e non tollerava le cose fatte male, …il francobollo messo per storto, il nodo che si scioglieva… Ma non dimenticherò mai l’interesse e l’attenzione appassionata con cui parlava e come descriveva i ragazzi disabili che incontrava per il suo lavoro al giornale o per altre attività. Lei, nemica dichiarata di ogni retorica o enfasi, o come diceva lei, di inutili bla, bla, bla. In quei casi si animava, ricordava particolari, rideva o si commuoveva…
Natalia: E io ero così contenta di ascoltarla…Mi ricordo di quando ci raccontava dei ragazzi, Volontari e disabili, che riuniva per giorni Ogni inizio estate al Collegio Mary Mount per una breve vacanza. Mi veniva voglia di conoscerli quei ragazzi uno per uno… e adesso quando guardo dalle finestre della mia casa il Collegio Mary Mount che ho qui, quasi di fronte, penso sempre a lei e a quegli anni.
Tea: Ma non dobbiamo essere tristi nel ricordarla. Io la penso lassù, che si gode il premio più bello per tutto quello che ha saputo fare, per tutto l’aiuto che ha dato a tanti, insieme agli amici di Fede e Luce che l’hanno preceduta o seguita.
Natalia e Tea, 2007
Anche Martin, suo figlio, ci ricorda l’impegno di Nicole per la rivista
Puoi dirci cosa rappresentava per lei il lavoro a Ombre e Luci?
Mamma non ci parlava moltissimo di Ombre e Luci che era una sua passione e la sua voglia di essere utile; era una cosa che non voleva imporci, credendo che ognuno deve trovare il suo appetito personale di come essere utile. Ma poi, ogni volta che un nuovo numero usciva, non riusciva a nascondere il suo stupore e orgoglio di quello che, insieme alle sue amiche e amici, avevano fatto. La sua sorpresa era che fare una rivista – pensata con una buona dose di umiltà – per essere, in primo luogo, utile e fonte di speranza per i lettori – risultava poi essere una gran bella cosa di cui poteva andar fiera.
Ti ha mai raccontato un suo bel ricordo della vita in redazione?
Il bello per lei era soprattutto che una cosa cominciata così con delle amiche durasse e durasse. Non mi ricordo episodi precisi ma piuttosto come lentamente l’appuntamento in redazione, tre volte a settimana, da cosa inizialmente sperimentale, fosse diventato un lavoro, che sembrava per lei il più bel lavoro del mondo, E il bello era per me vedere come in questo lavoro ci fossero tutti gli ingredienti, che, per quanto in piccolo, fanno grande ogni impresa.
– Martin Schulthes, 2007
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.100
Sommario
Editoriali
Una grande famiglia di M. Bertolini
Con tutto il cuore di M.H. Mathieu
Articoli
La grande famiglia
San Francesco, l'Arca e Fede e Luce di J.Vanier
Né lui né i suoi genitori di C. M. Martini
Dedicato alle namme e ai papà , di A. M. Cosmai
E se Gesù ci scrivesse oggi...
Maria: storia illustrata
Alla scoperta della redazione di Ombre e Luci! di C. Ventura
...e non siamo soli! di C. Ventura
Ti ricordi di Nicole? di T. Cabras, N. Livi, M. Sluthes
Ammalati... di affetto di G. C. Zanon
Una redazione... in condominio di M. e G. Rossi
Noi, dei piani di sopra di O. Gammarelli