In questi giorni ricorre un anniversario particolare: l’11 febbraio del 1858 Bernadette Soubirous annuncia di avere incontrato la “Signora vestita di bianco con una fascia azzurra”. Centocinquanta anni fa inizia così la storia di Lourdes, da allora centro di spiritualità tra i più importanti della cristianità, con sei mlioni di pellegrini l’anno, con sessanta miracoli riconosciuti dalla Chiesa, con un fiorire di scritti, testimonianze e iniziative che non accenna a diminuire.

Io non sono mai stata a Lourdes, non ho quindi mai vissuto in quel clima particolare, in quella atmosfera fatta di fede, gioia e fratellanza che, tutti raccontano, si stabilisce nei giorni e nei luoghi di condivisione dei pellegrinaggi. Nonostante questo posso testimoniare di aver assistito con i miei occhi a tanti piccoli o grandi, a seconda di come si interpreta la realtà, miracoli. Ho visto ragazzi colpiti da un handicap anche grave e doloroso, animarsi e partecipare con gioia ai preparativi per il pellegrinaggio, ho visto genitori di figli disabili partire, sfidando con l’entusiasmo e la speranza i disagi e la fatica che il viaggio comportava. Li ho visti tornare colmi di una nuova forza, instancabili nel raccontare emozioni ed esperienze vissute, ma anche le piccole cose che li avevano fatti ridere o sorridere, le prove di amicizia, gli inevitabili piccoli guai… Ho visto gruppi di ragazzi FL immersi nell’organizzazione del viaggio fin da mesi prima, li ho visti inventare di tutto, dalla vendita dei libri usati fino al ricorso al portafoglio di amici generosi, per riuscire a portare a Lourdes tutti, proprio tutti gli amici, anche quelli che non avevano abbastanza soldi.

E infine, o come prima cosa, ho visto partire per Lourdes nel lontano aprile del 1971, un gruppetto di genitori ancora soli e sfiduciati, colpiti con i loro figli da un handicap tanto difficile da sopportare, riluttanti a seguire un invito che giungeva da lontano, e li ho visti tornare trasformati in una specie di cometa da subito luminosa e, negli anni, seguita da una scia sempre più estesa di genitori, ragazzi e amici ai quali indicava una nuova strada, un nuovo stile di vita nati proprio dal cuore di quel viaggio a Lourdes.

E così spero di aver spiegato perché io, che non sono mai andata a Lourdes, posso considerarmi “testi mone oculare” dei suoi miracoli.

Maria Teresa Mazzarotto, 2008

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.101

Sommario

Editoriale

Avvicinare i genitori di M. Bertolini

Dossier: Un percorso di catechesi speciale

La loro e nostra Cresima di Pietro Vetro
L’uomo guarda il volto, Dio il cuore di V. Mastroiacovo
Ho camminato vicino a Marco di R. Tarantino
Abbiamo tutti bisogno dei sacramenti di P. Luciano Larivera

Articoli

I ragazzi di Sipario
Tra il dire e il fare non c’è più il mare di M. Bartesaghi
Concorso fotografico “Legami” di A. Panegrossi
Sbagliando s’inventa di L. Nardini
Invasioni rumene, non barbariche di H. Pott
Immaginate...  di M.C.V.
Testimone oculare di M.T.Mazzarotto

Rubriche

Dialogo aperto

Testimone oculare ultima modifica: 2007-12-12T17:03:11+00:00 da Maria Teresa Mazzarotto

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