Sergio Sciascia
Ci racconti come hai iniziato la tua collaborazione con Ombre & Luci?
Conoscevo Manuela Bartesaghi e lei un giorno mi propose di fare la conoscenza di Mariangela Bertolini che in quegli anni stava dando vita all’esperienza italiana di F&L e io mi avvicinai, come in seguito fece anche mia figlia Barbara. Mi sembra fossimo vicini al pellegrinaggio a Lourdes che ci fu tra l’82 e l’83 e Mariangela mi propose di occuparmi della rivista: risposi di sì, perché l’esperienza di F&L mi aveva convinto!
Sergio, dimmi tre aggettivi per descrivere il tuo rapporto con questa rivista negli anni.
Direi che prima di tutto mi è stata utile. In che senso? Intendo utile per me perché mi ha arricchito da un punto di vista culturale e anche spirituale; poi mi ha dato modo di conoscere posizioni molto diverse tra loro sulle tematiche dell’handicap, posizioni che generano una dialettica molto interessante; infine questa rivista è stata per me umiliante, in senso positivo intendo: mi sono trovato in questi anni con persone che hanno meno esperienza di me del mondo della comunicazione ma di molto superiori a me nel mondo di F&L; ho accettato di essere spesso corretto. E questo mi ha fatto molto bene.
Completa la frase “Per e in questo lavoro è molto difficile…”:
La fatica è minima, ed è tutta positiva.
Completa la frase “Per ne in questo lavoro è molto bello…”:
E’ molto bello come Ombre e Luci mi abbia allargato la visuale sul mondo della debolezza umana.
Secondo te che conosci la rivista da tanto, qual è la specificità di O.L.?
Che riesce a conciliare bene il lato tecnico del mondo dell’handicap con il lato umano di questa realtà.
Sono 24 anni che ti dedici a O.L. in modo assiduo e gratuito: come mai?
Perché ci trovo molte cose che toccano i miei interessi più profondi: argomenti che ampliano la mia conoscenza, temi che mi arricchiscono spiritualmente, possibilità di conoscere ulteriormente la difficile natura umana.
Natalia Livi
Natalia, come sei arrivata a O.L.?
Ero in un momento della mia vita in cui ero arrivata per conto mio alla decisione di impegnarmi nel mondo dell’handicap; mi erano capitati un po’ di incontri con persone vicine a questo mondo, ma non era successo nulla. Un giorno, ero a casa di una mia amica, e vidi su un tavolino un numero di O.L.. Le chiesi se potevo prenderlo, lo portai a casa dove lo lessi: mi colpì l’atmosfera che quel giornalino emanava. Così chiamai Mariangela al telefono. Ci incontrammo e parlammo. Era poco prima delle vacanze estive e lei mi diede due libri da recensire. Lo feci, con molta apprensione e timore di non farlo bene, e così iniziai a lavorare per O.L. Era l’ 89 e sono rimasta fino al 2003.
Cosa è stato per fe lavorare a O.L.?
Vorrei riuscire a farti capire come per me avvicinare il mondo dell’handicap sia stato un evento enorme. Si è aperta una finestra sulla verità e sulla bellezza. Tempo fa ho dovuto scrivere una prefazione al volume “Nella stessa barca” e lì descrissi qualcosa sul mio stare a O.L. (ndr Prefazione, in Nella stessa barca, Milano 2002, Ed. Ancora): spiegai di come era tale e tanta la mia gratitudine perché ciò che mi era stato dato era veramente molto. Mi rendevo conto che genitori, fratelli e ragazzi mi stavano insegnando, come dice Jean Vanier, molto: mi accorgevo che avevo da sempre questa voglia ma non avevo mai sfamato questo mio bisogno.
Come ti ricordi la vita in redazione?
Per un lungo periodo eravamo io, Nicole e Mariangela: la mole di lavoro era enorme Stavamo in redazione fino al 31 luglio per completare il lavoro… e non potevamo perdere un minuto. Poi sono arrivate altre redattrici e i ritmi del lavoro si sono distesi. L’atmosfera quotidiana dipendeva molto dal numero di persone e da chi c’era: io mi sentivo di “stare nel mondo”, era molto bello per me stare insieme alle altre, respirare aria nuova rispetto a quella della dimensione familiare (ho avuto 4 figli che mi hanno dato parecchio da fare), e avevo l’occasione di essere informata su molte cose e di incontrare persone molto interessanti.
Hai conosciuto da dentro a rivista e la leggi tuttora: c’è qualche cambiamento che apporteresti?
O.L. è troppo breve! La lettura finisce presto, Vorrei ci fossero più pagine, è troppo piccolo. Mi piacerebbe una cosa che si faceva tempo fa e che ora forse si fa un po’ meno, ossia dedicare più spazio a testi di “maestri che comunicano un afflato religioso. Più articoli su persone che agiscono davvero in questo senso. Ma questo è un problema diffuso oggi…sembra che pronunciare la parola Dio sia un problema.
A proposito dei tempi attuali, quale pensi che sia oggi la missione di O.L. ?
Prima di tutto essere vicino agli amici. I genitori e i fratelli di persone con handicap conoscono già molto bene questa realtà. O.L. può continuare a creare vicinanza con questo mondo, attraverso informazioni, recensioni, servizi. Continuare così, perché certe riviste possono capitare casualmente su un tavolino e attirare l’attenzione.Come successe a me.
Tea Cabras
Qual è stata la tua presenza nella redazione di O.L.?
Sono arrivata nel 1989 e sono stata in redazione circa fino al 2004. Come è successo? Conoscevo il giornale, ed era un periodo in cui mi ero allontanata da F&L. Avevo inoltre finito il mio lavoro di insegnante e con esitazione ho accettato l’invito di Mariangela.
Cosa ha voluto dire per te iniziare a lavorare in questa redazione?
Si apriva per me un momento vitale; come ti ho raccontato avevo finito l’insegnamento e questa nuova sfida mi ha impedito di fermarmi e ripiegarmi su me stessa. Per me è stata un’esperienza molto viva, ho sperimentato uno scontro continuo con i problemi umani e un contesto molto vivo.
Che atmosfera si respirava O.L.?
Direi tumultuosa. Ma piacevole. Tra di noi avevamo punti di vista diversi, in certe cose andavamo d’accordo, ma su alcune questioni ci dividevamo. In particolare sulle questioni teologiche e religiose qualcuna privilegiava un aspetto e altre insistevano su altri,
Ti viene in mente un momento divertente?
Quando venne a trovarci una famiglia dal Molise, che da un po’ avevamo conosciuto e adottato, in occasione di una udienza dal Santo Padre… ci portarono molte prelibatezze dal loro paese.
Come mai si è conclusa la tua esperienza in Redazione?
Arrivò un momento in cui si riteneva molto importante lasciare spazio a persone più giovani e sentivo che “avevo dato”, ed ero un po’ più povera di argomenti rispetto a quando ero entrata,
La tua opinione sta presenza di O.L. oggi?
Mi meraviglio sempre che non sia diffuso più di quanto lo sia già. Forse perché i suoi lettori rappresentano un pubblico di nicchia, comunque sento sempre che i lettori lo considerano molto utile. Lo sentono come un giornale autentico e i pareri positivi che raccolgo sono extra F&L!
Cosa cambieresti?
Cercherei di migliorare la diffusione, soprattutto attraverso sacerdoti attenti.
– a cura di Cristina Ventura, 2007
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.100
Sommario
Editoriali
Una grande famiglia di M. Bertolini
Con tutto il cuore di M.H. Mathieu
Articoli
La grande famiglia
San Francesco, l'Arca e Fede e Luce di J.Vanier
Né lui né i suoi genitori di C. M. Martini
Dedicato alle namme e ai papà , di A. M. Cosmai
E se Gesù ci scrivesse oggi...
Maria: storia illustrata
Alla scoperta della redazione di Ombre e Luci! di C. Ventura
...e non siamo soli! di C. Ventura
Ti ricordi di Nicole? di T. Cabras, N. Livi, M. Sluthes
Ammalati... di affetto di G. C. Zanon
Una redazione... in condominio di M. e G. Rossi
Noi, dei piani di sopra di O. Gammarelli