Un bestiario fantasioso. “Non puoi immaginare cosa Dio riesce a fare delle macerie della tua anima se tu gliele affidi”. Con queste parole di Pascal si apre La stanza dell’orso e dell’ape, libro scritto a quattro mani da Michela Franco Celani e Patrizia Miotto. Le due donne, giornalista la prima, infermiera la seconda, si sono incontrate “per uno di quei casi della vita che è difficile considerare solo fortuiti” e insieme hanno raccontato “la più devastante delle esperienze umane”.

Protagoniste della storia sono Patrizia, una delle autrici, e sua figlia Amy, una bimba attaccata da un tumore a due anni e mezzo e morta a cinque. La loro lotta contro il tempo viene qui rivissuta senza alcun cedimento all’autocommiserazione e attraverso lo sguardo lucido di chi ha visto l’inferno e forse oggi ha ritrovato la luce. Mentre il piccolo corpo di Amy si trasforma in “un campo di battaglia”, la giovane ragazza madre che l’ha messa al mondo impara a combattere sui tanti fronti aperti dalla malattia.

Il primo fronte, per Patrizia, è il cuore di sua figlia. Proteggerla dalla verità richiede un sofisticato sforzo di fantasia e leggerezza. Richiede l’invenzione di un mondo allegro che giustifichi flebo, sonde, divieti e medici. Così il reparto di oncoematologia pediatrica, dove le uniche due singole sono le stanze dell’orso e dell’ape, si popola di “un bestiario fantasioso”. Amy scopre che una ranocchia “ha deciso di abitare nella tua pancia, ma non è il posto suo” e che i capelli le cadono perché crescendo si cambiano, come i denti.

Il secondo fronte, per Patrizia è “me stessa” e i tanti momenti di debolezza in cui andare avanti sembra impossibile e i nervi sono allo stremo. Poi, ci sono le difficoltà economiche, la superficialità dei grandi professori, la solidarietà delle gente che le permette di curare sua figlia, ma non le risparmia a volte crudeli meschinità.

Unici veri compagni di trincea, si rivelano essere gli altri genitori con i quali “tra un ricovero e l’altro si scambiano esperienze, preoccupazioni, soprattutto speranze”. La speranza, a ben vedere, è un’ancora di salvezza potente per Patrizia, donna che non s’’illude, ma mai si rassegna. Quando Amy le chiederà preoccupata se gli Angeli portandola in cielo non la facciano cadere, lei troverà la forza di rassicurarla. Ricordando, forse, quanto le aveva detto poco tempo prima un’altra mamma guerriera: “Quando li vedi soffrire così non riesci a fartene una ragione, ma quando ti lasciano ti trasmettono la loro forza affinché tu sopravviva”.

Silvia Gusmano, 2007

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.92

Sommario

Editoriale

Campane a festa di M. Bertolini

Iperattività

Un bambino complicato di Daniele e Luigina
Cos'è l’iperattività cura di P. Stacconi
Come in trappola di Laura
Incontrarsi sul Dojo di M. Palermo e M. Di Luigi
Come far comportare bene mio figlio? di Cordula Neuhaus

Altri articoli

Questi bambini sono intoccabili di I. Casullo
Dialogo aperto
Sul tetto del mondo senza muovere un passo di M. Bartesaghi
Un «atto» di gioia... in prosa e altro di M. Martelli
Il dono più sincero è il dono di sé di N. R. Cortez

Libri

Elogio alla bruttezza, L. Freseura
Brutta!, C. Briscoe
L'amico speciale
La scoperta dell’alba, W. Veltroni
La stanza dell’orso e dell’ape, M. F. Celani e P. Miotto
Giochi per ridere - Recensione

La stanza dell’orso e dell’ape – Recensione ultima modifica: 2007-03-02T15:57:30+00:00 da Silvia Gusmano

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