Perché, si, perché?
Nostro figlio Vincenzo, di undici anni, l’altro giorno tornava con noi da una visita specialistica e in treno continuava a ripeterci: “Ma papà, cosa vuol dire daun?”. Cercavamo di trovare una risposta adeguata, ma lui con ostinata tenacia continuava a ripetere: “Mannaggia, papà, che cos’è daun?”.
La vera domanda era: “Perché quando andiamo ai giardini, i bambini con cui gioco mi guardano in modo strano? Perché quella mamma ha richiamato quella bambina alla quale mi ero avvicinato?”.
È facile dire che siamo tutti più o meno handicappati. È anche facile far capire a Vincenzo la sua diversità dovuta a un maledetto cromosoma di troppo. Che noi siamo a volte handicappati di cuore quando non sappiamo sorridere, perdonare, amare. Quello che non è facile è spiegare ad un preadolescente Down il “perché”? Perché lui e non un altro? Perché questo si vede sul suo viso? Perchè tanta gente si ferma alla sua apparenza? Certo, quando tutto va bene, ci sembra facile rispondere che questi ragazzi hanno la vocazione di salvare il mondo, che la loro preghiera è preziosa agli occhi del Signore, e come sanno toccare il cuore di chi li avvicina con amore…
Ma come dirlo nei momenti di scoraggiamento, di estrema fatica…
Che cosa potevo dire la prima volta che ho preso tra le braccia Vincenzo? Non sapevo che ripetere: Perché, perché, come farà lui più tardi. Ripetere questo grido del povero che non capisce, quel grido che Dio sa amare… (OL n. 158).
F.S.
Sono andati avanti
Nei primi mesi del 2007 le comunità Fede e Luce della Lombardia sono state tutte profondamente segnate dalla perdita di carissimi amici che sin dall’inizio, oltre trent’anni fa, hanno partecipato all’avvio e all’attività del Movimento.
Li ricordiamo: Luciano Carrozzi (marito di Giovanna Testa per anni tesoriera nazionale di Fede e Luce), Orazio Goffi (papà di Maria che tutti conosciamo), Beatrice Pezzoli(Trixi) e Olga Sargentoni.
Siamo certi che il Signore ha accolto questi amici fra le sue braccia: ora contemplano il suo volto assieme a tutti gli altri amici che ci hanno preceduto nella Gerusalemme Celeste.
Ai loro cari va il nostro affettuoso abbraccio.
Fede e Luce Lombardia
Mi sento confuso
Io mi sono svegliato presto, e mi sento confuso, e penso perché si sposano; come avrà fatto a convincerla Agnese. lo ci sono andato, assieme a mia madre Paola Pisenti; vestito in giacca scura, con la . cravatta, e con le scarpe nere, che fanno male se non si è abituati a portarle. La messa era divertente. Ci sono andato volentieri in chiesa ed anche al rinfresco che era verso Monterotondo. C’erano tutti gli amici di Fede e Luce, in parte li conosco solo di vista.
Sono convinto che è una cosa egoistica; uno poi sta da solo con lei e poi fa il viaggio, a me manca una cosa simile, una persona che mi segua e che mi dica: “Questo lo puoi fare! Questo no! Non fare colpi di testa e non essere geloso!
Non nascondo che mi piacerebbe assai vivere una storia d’amore con una ragazza, ma non so se è possibile o mi è stato vietato. So soltanto che entrambi sono miei amici e vorrei sapere cosa pensano di me. L’argomento si trova, il giardinaggio, la musica, le spiritosaggini ecc.
È andato tutto bene insomma, mi piace che continui ad andare bene nel lavoro e nel seguito in comunità.
Ciao da
Giovanni Grossi
Queste cose non le sopporto!
(…) L’ultimo episodio da raccontare è accaduto durante la settimana di San Giuseppe. È venuto un missionario per una visita pastorale insieme ad un signore; io speravo in un dialogo amichevole, semplice, ma nulla di tutto ciò. La sua visita non è durata più di cinque minuti, non ha chiesto nulla, non ha fatto nulla neanche vicino a Francesca, non una parola di conforto. Niente di niente. Ho avuto una delusione che non potete neanche immaginare. Francesca non è un’APPESTATA, è un fiore, un angelo!
Cosa è venuto a fare, che visita pastorale è stata se non ha avuto una parola di conforto per me!? Perché ci sono momenti che hai bisogno di sentirti dire — Forza vai avanti che Dio ti aiuta, è vicino a te e a tutta la tua famiglia — No. lo sono una peccatrice a detta della gente che va in chiesa; perché non partecipo mai alle funzioni o alle manifestazioni che loro reputano importanti, ma che ai miei occhi sono solo show. Per esempio la seconda domenica di marzo mi sono venuti a dire che avrebbero celebrato la giornata del malato e che se avessi voluto sarebbero venuti a prendere Francesca per portarla in chiesa. Risposi che avrei visto coma stava e avrei fatto sapere. Francesca non stava bene, ma Nando mi ha raccontato delle cose incredibili. Mi ha detto che hanno fatto fare la sfilata agli ammalati, hanno messo la rampa in chiesa per farli entrare con le sedie. La rampa poi è sparita. Solo quella domenica potevano andare a messa gli ammalati, le altre domeniche no, il giorno di Pasqua no, perché non si poteva far fare la sfilata agli ammalati…
Mi dispiace, queste cose non le sopporto. Qui da noi si dice — Ti vogliono lavare la faccia — lo non ne ho bisogno, se pecco insieme a mio marito, Dio ci penserà nell’aldilà a punirci per non aver avuto una vita serena e giusta nei suoi confronti.
(…) In questo periodo vedo Francesca in modo diverso, ma in modo positivo perché a volte ho la sensazione che mi capisca, che sa che io sono la sua mamma. È diventata una coccolona, vuole sempre qualcuno vicino la sera quando la mettiamo a letto. Il fratello o il padre devono mettersi vicino e poi togliersi e se non si fa questa operazione lei non si addormenta. Oppure se il giorno alle 11 non le fai bere il succo, inizia a lamentarsi e quello è il. segnale che significa — lo ho sete! — Vedo qualcosa che prima non vedevo. Spero che questi segni continuino in positivo, spero sempre in qualcosa di più.
Immacolata Guardalfiera Campobasso
Lettera a mia figlia cerebrolesa
Cara Pinuccia, bambina senza sogni e senza speranza, le tue piccole mani non hanno potuto scrivere i tuoi sogni di bambina come tutte le altre.
Sei cresciuta nella sofferenza, non hai potuto esprimere le tue speranze, quello che ognuno di noi sogna di fare. Non hai potuto progettare i tuoi sogni di bambina, di ragazza e d’adolescente.
Non hai potuto avere le ali per far volare i tuoi desideri, i tuoi pensieri. Sei come un angelo. Non so cosa passa nella tua mente, per cosa batte il tuo cuore, non hai scopo nella vita. Sei come perduta in mezzo ad un mondo che non s’interessa dei problemi, delle tue paure e del tuo dramma. Le tue mani non hanno potuto mai raccogliere un fiore, non hai avuto la gioia di veder volare un uccellino. Ora anche i tuoi occhi stanno perdendo la luce e non puoi vedere le cose che ti circondano.
Chi ti prenderà per mano un giorno quando non ci saranno più i tuoi genitori?
Pinuccia cara, non potrai mai capire queste parole che sto scrivendo con tanto dolore. Se un giorno qualcuno ti leggerà questa mia lettera, tu non capirai, vivi in un mondo irreale, lontano dalle cose normali, non appartieni agli esseri normali. Tu sei un angelo.
Speriamo che un giorno anche tu potrai avere ali per volare insieme a tutti gli angeli di Dio verso la luce eterna.
La tua mamma
Maria Antonia De Simone Nuovo Germoglio — Fede e Luce Mazara del Vallo
Un tesoro nel campo
Quando circa 15 anni fa svolgevo attività di volontariato in un centro residenziale per disabili gravi di Modena e cercavo di documentarmi e di imparare come entrare sempre meglio in relazione con gli ospiti della struttura ed i loro genitori, ho scoperto i libri di Jean Vanier e le comunità dell’Arca.
Entrambi mi sono stati di grande aiuto non solo condizionando molto positivamente il mio ruolo di volontario in quel contesto, ma anche come persona, marito, padre e cristiano.
Anche la scoperta di Ombre e Luci è stato come trovare “un tesoro nel campo”; anche se la disabilità non è presente nella nostra famiglia, siamo in cinque, io mia moglie Sandra ed i figli Silvia, Daniele e Riccardo, però la vostra rivista ci aiuta a riflettere sulla vita, sulla fede, sulla speranza. Vi confesso che i pensieri, le preghiere, le riflessioni del retro-copertina li ho annotati e ogni tanto li rileggo, ed ad ogni nuovo numero è la prima cosa che cerco.
Quando però ho ricevuto l’invito a partecipare all’inaugurazione della Comunità dell’Arca Arcobaleno di Quarto Inferiore, sono rimasto colpito, ma come! una comunità in Emilia, a pochi chilometri da Modena?
Con Stefano, amico di famiglia da tempo, ci siamo presentati all’appuntamento con sorpresa e incredulità; siamo stati accolti, anche se un po’ fuori zona, con affetto subito dal parroco e poi da tanti sconosciuti accomunati in un clima meraviglioso di amicizia e fratellanza, al di sopra di tutto e di ogni diversità.
Nella presentazione della nascita della comunità, nello spettacolo dei ragazzi, nei discorsi delle autorità si poteva intravedere come il germe del Vangelo annunciato da Jean Vanier e testimoniato dalle comunità dell’Arca attraverso le persone che, a diverso titolo, ne fanno parte, possa produrre frutti meravigliosi che danno senso alla vita e trasformano le sofferenze e le difficoltà di ogni giorno in un peso sopportabile e che può trasformarsi in amore.
Vedere come alla preparazione della festa avesse partecipato tutto il paese, senza divisioni ideologiche o altro, avere unito forze e persone di ogni età, è stato uno spettacolo splendido. Sono queste occasioni che mi confermano una convinzione che da un po’ di tempo ho maturato: anche il più piccolo gesto d’amore può cambiare il mondo.
L’intervento di Jean Vanier è stata una musica per il cuore, la mente e lo spirito, peccato che non mi ero attrezzato per registrarlo; di fronte alla follia del comune vivere quotidiano ed all’immagine che la televisione e altro offrono del nostro mondo, Jean Vanier appare come un abitante di un altro pianeta, ma basta sedersi un attimo ed entrare i sintonia con le sue verità vissute e sperimentate che lo scenario cambia.
Un saluto affettuoso anche alla comunità dell’Arca “il Chicco” con la quale abbiamo fatto conoscenza e di cui abbiamo apprezzato tantissimo l’accoglienza e l’amicizia; è grazie a loro che Stefano ha potuto fare una foto con Jean.
Grazie infinite dell’invito da parte mia e di Stefano Barani.
Ermanno Modena
Questo articolo è tratto da:
Ombre e Luci n.92
Sommario
Editoriale
Da meditare, senza fretta di M. Bertolini
Articoli
Un terremoto a ciel sereno di R. Ozzimo
Parlami di lui di G. Visentini
Il potere dell’arte: dalla magia alla terapia di M. de Rino
Musei davvero per tutti! di C. Marchese
Tutti insieme fedelucissimamente di Redazione
Quanto coraggio! Quanta speranza! di C. Chatain
Dialogo aperto
La Spina Bifida – Scheda informativa
Libri
Il male minore, G. Rigoldi
Liesje, mia figlia, P. Mertens
La figlia del silenzio, K. Edwards