Le terapie comportamentali solo successivamente (anni 60-80) si occupano di autismo e Loovas tra tutti è sicuramente il più conosciuto degli studiosi e terapeuti.
In Italia la terapia del comportamento sbarca nella seconda metà degli anni ‘70 […] dove in seguito prende vita ’AIAMC, Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento.
Da allora centinaia di professionisti, psicologi e medici ricevono una formazione in Analisi e Modificazione del Comportamento. Fin dai primi anni ’80, i corsi tenuti in molte regioni italiane nelle scuole di terapia comportamentale associate all’AIAMC sfornano persone formate in terapie comportamentali (chi scrive, dal 1982 insegna presso l’Istituto Miller di Genova ed in altre sedi; i corsi tenuti dal centro Erickson sono giunti ormai alla 27° edizione, e lo stesso avviene in molte altri sedi in tutto il paese).
Come è possibile che si senta dire e si legga che non esistono in Italia persone formate alle terapie comportamentali? Come è possibile che si dica e si scriva che in Italia non vi è modo di imparare l’intervento comportamentale?
Nel 1981 in un corso di formazione tenuto all’Istituto Miller di Genova, fu invitato Martin Kozzlof che presentò un programma basato sulle metodologie ABA per il trattamento di bambini con disabilità ed autismo […]. Nei primi anni ‘80 insegnavamo la metodologia della prova discreta di apprendimento (discrete trial training) le tecniche di prompting, fading, shaping, task analysis, ecc. che oggi leggo presentate come innovazioni nel trattamento dell’autismo.
Ai genitori dico: cercateli i terapisti comportamentali, in Italia ci sono, li potrete trovare presso ogni sede dell’AIAMC.
Ancora due parole sulla diatribva TEACCH vs ABA. Ogni tecnico ben sa che la matrice culturale dei due programmi è comune (le teorie dell’apprendimento), e che le differenze tecniche sono tutto sommato piccole (vengono utilizzate in entrambi i casi metodi e tecniche di insegnamento comportamentali). Anche nell’intervento sui problemi di comportamento le similitudini sono elevate, entrambi i modelli utilizzano le tecniche comportamentali di intervento orientate al decremento dei comportamenti disadattivi ed allo sviluppo di competenze maggiormente adattive. E pur vero che ci sono delle differenze!
L’ABA è più spinto sul versante della normalizzazione (insegnamento in situazioni ambientali normali e più alta richiestività in termini di normalizzazione) il TEACCH è più orientato ad una sorta di “cultura autistica” (organizzazione dell’ambiente e contesti facilitanti), gli interventi sul piano comunicativo sono ben rappresentati in entrambi i programmi (comunicazione alternativa aumentativa, training di verbal behavior, comunicazione con le immagini, ecc.). È bene poi ricordare che il TEACCH di fatto è l’organizzazione dei servizi dello Stato della Carolina del Nord a favore delle persone con autismo e non un metodo o un programma.
Ritengo poco significativa dunque la contrapposizione almeno da un punto di vista teorico, che viene presentata tra i due programmi di intervento. Un buon lavoro, serio e onesto in entrambi i casi ha dimostrato dare buoni risultati.
Maurizio Pilone, 2006
Psicologo — Psicoterapeuta Responsabile Servizio Valutazione e Cura dell’Autismo — Centro Paolo VI Casalnoceto Presidente della Associazione Italiana Ritardo Mentale
La AIAMC è l’Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva
Sito internet aiamc.it
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.95
Sommario
Editoriale
Irradiare la pace come fanno “loro” di M. Bertolini
Articoli
Se avessi ascoltato la mia disperazione?! di A. Manfucci
E ho ripensato tutto! di C. Vigli
Bambini e autismo: Mosaico della pace
Domande sulle persone Down
Come reagire all’indifferenza di chi è vicino di J. Labrousse
Il mio primo campo di F. Atlante
“Hola Madrid!” di L. Nardini
Teorie comportamentali: TEACCH vs ABA di M. Pilone
Rubriche
Libri
E li chiamano disabili, Candido Cannavò
Mio figlio mi divora, Lilyane Nemet-Pier
Donne nel respiro di Ruàh, Silvio Mengotto
Obiettivo decrescita, Marco Bonaiuti
Il barattolo di maionese e caffé