La demenza: la malattia di Alzheimer

È la più frequente forma di demenza degenerativa nell’anziano e costituisce una delle malattie maggiormente disabilitanti. Contraddistinta clinicamente da un deterioramento progressivo ed ingravescente delle capacità cognitive e dalla comparsa più o meno precoce di disturbi comportamentali, esordisce più frequentemente con un deficit di memoria, ma anche con disturbi del linguaggio, disorientamento temporospaziale, cambiamento di personalità, depressione.

Ha un esordio subdolo ed insidioso, a stadi, progressivo, con andamento e durata variabili da soggetto a soggetto.

Allo stadio precoce la malattia è caratterizzata da perdita della memoria per fatti recenti, difficoltà a trovare la parola giusta nel discorso ed a formulare pensieri astratti. In questa fase la memoria autobiografica resta conservata.

Nella fase di stato il paziente appare disorientato nel tempo e nello spazio, non è in grado di apprendere nuove informazioni, necessità di assistenza nella funzione delle normali attività quotidiane.

Nella fase terminale il paziente è confinato a letto, in posizione fetale con gli arti in flessione per la perdita del controllo corticale e sottocorticale, totalmente incontinente e dipendente, arrivando alla morte per cachessia (stato di grave deperimento organico) o complicanze infettive.

La diagnosi viene posta utilizzando dei criteri standardizzati a partire da un esame clinico e neuropsicologico. Esami ematochimici escludono cause organiche, in particolare malattie tiroidee e deficit vitaminici che possono contribuire al declino cognitivo.
Per quanto riguarda la causa della malattia, l’ereditarietà può avere un ruolo soprattutto nelle forme sporadiche e familiari.

La terapia consiste nel somministrare farmaci che ne rallentino l’evoluzione. Tali farmaci soltanto in un certo numero di pazienti riesce a rallentare l’evoluzione. Quando è efficace, è in grado di permettere di mantenere un’ autonomia compatibile con la vita al domicilio per un po’ di anni. Oltre a questi rimedi altri farmaci possono essere utili per il controllo di altri sintomi, come la depressione, i disturbi del sonno, il delirio, le allucinazioni, l’agitazione e l’aggressività.

Le demenze vascolari hanno come momento patogenetico comune un danno cerebrale a genesi vascolare su base ischemica o emorragica. Nei paesi occidentali è considerata la forma di demenza più frequente dopo l’AD ( Demenza di Alzheimer).

Diversi fattori di rischio contribuiscono al manifestarsi della malattia quali il diabete, l’ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia.

Il quadro della VaD, strettamente dipendente dalla sede del danno vascolare, è estremamente variabile, con un decadimento cognitivo cosiddetto a chiazze, per il grave deterioramento di alcune funzioni e la sostanziale integrità di altre.

Allo stato attuale delle conoscenze il trattamento si basa sulla correzione dei fattori di rischio per cerebrovasculopatia.

L’Osteroporosi

È la patologia disabilitante di gran lunga più frequente, interessando oltre il 50% degli ultrasessantacinquenni, soprattutto di sesso femminile. Le articolazioni più colpite sono anche e ginocchia. Altissimo è l’impatto sulla disabilità, che interessa il 20% dei pazienti, così come sui costi sociali. Predispone alle fratture e la più frequente è la frattura di femore. Interessa per il 60% le donne con età superiore a 75 anni.

L’Ictus cerebri

Rappresenta la III causa di morte, è la principale causa di invalidità permanente. Il 33% dei pazienti è totalmente disabile ad un anno dall’evento.
Esso rappresenta la complicanza acuta dell’Ipertensione arteriosa. Il danno cerebrale conseguente si concretizza clinicamente con condizioni severamente e progressivamente invalidanti.

Il Parkinson

Vedi l’articolo dedicato a questa patologia nel numero 93

Sordità

Influenza negativamente lo stato psico-affettivo e cognitivo, spesso associata a vertigini, sensazioni di sbandamento e cadute.

Depressione

Uno dei fattori di rischio più comuni di suicidio spesso in agguato quando si verifica una malattia o una perdita di una persona amata. I pazienti possono essere trattati con terapia farmacologica e con psicoterapia.


La disabilità dell’anziano, causata da questo insieme di disordini rende progressivamente meno autonomo e dipendente nell’attività basilari della vita quotidiana il paziente con un coinvolgimento non indifferente, sia emotivo che di risorse fisiche ed economiche della famiglia o di chi se ne prende cura.

Il compito del Geriatra del III millennio dovrebbe essere quello di essere guida supporto al malato ed ai familiari, che non devono mai sentirsi soli ed abbandonati nella gestione delicata di un paziente non più abile.

Dott.ssa Cristina Lo Iacono, 2006

Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento Policlinico Umberto I Roma

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.96

Sommario

Editoriale

Cara Nicole di M. Bertolini
Come se fosse la cosa più normale del mondo di E. Bertolini

Il Bambinello di Marija di S. Sciascia

Alzheimer: Convivere con l’insensatezza

Il passato perduto per sempre di M. Martelli
Il grande amore di sua sorella Marta di V. Giannulo
Sto diventando più umano di Jean Vanier 15
Patologie disabilitanti nell'anziano di Cristina Lo Iacono 16
...ma soprattutto è mio Nonno di Laurea Cattaneo
Così lontani e così vicini di Manrica Baldini
Ancora, sempre per mano... di Laura Broccoli
Con tutte le mie forze - Special Olympics Youth Games di Huberta Pott

Altri articoli

Il Bambinello di Marija di S. Sciascia
Dialogo aperto

Libri

In gita per il calendario! di G. Felici
Re 33 e i suoi 33 bottoni d'oro, Claudio Imprudente
Il re del mercato, G. Bernasconi
L'ardimento, Stefano Zurlo
Don zeno: obbedientissimo ribelle, Fausto Martinetti

Patologie disabilitanti nell’anziano ultima modifica: 2006-12-28T08:24:54+00:00 da Cristina Lo Jacono

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