Morgan Collins ha tre anni quando lo incontriamo per la prima volta: passa il tempo a leggere qualunque tipo di libro gli passi per mano, che siano testi di medicina oppure vecchi giornali conservati dal papà; a giocare con articolati programmi numerici al computer, dato che già sa fare le operazioni; a trovare sempre nuove combinazioni per le carte degli innumerevoli mazzi che i suoi genitori sono costretti a comprare ogni volta che lui ne adocchia uno in un negozio e lo fa subito suo.

È un bambino felice, amato e seguito da mamma e papà e da un caro e vecchio amico di famiglia che passa con lui quasi tutti i pomeriggi.

Morgan però non chiama nessuno per nome, neanche i familiari più vicini; non ricambia lo sguardo, non risponde alle richieste che gli vengono fatte, non esprime a parole i suoi desideri, interagisce con gli altri solo quando lui ne ha voglia. Eccezionale per la sua età nelle aree cognitive ma evidentemente in ritardo in quelle della comunicazione e della socializzazione.

In poche parole, Morgan è autistico.

Paul, suo padre, è uno scrittore già affermato; ha un modo di lavorare molto particolare: scova vecchi libri e rintraccia alcuni argomenti o personaggi interessanti; li approfondisce poi attraverso una vera e propria ricerca storica in stile giornalistico. Quando scopre l’autismo del figlio, è già da tempo interessato ad approfondire il caso dimenticato di un personaggio realmente esistito e fonte di grandi riflessioni nell’Europa del Settecento: Peter, il Ragazzo Selvaggio. Peter è solo il primo incontro con gli “abitanti di questo misterioso e affascinante continente” la cui storia viene intrecciata a quella di Morgan nei momenti di vita familiare e educativa. Incontri che arrivano fino ai giorni nostri con i collaboratori della Microsoft che scopriamo bisognosi di un’impiegata addetta ad organizzare il loro tempo libero, perché, se fosse per loro non penserebbero ad altro che a lavorare.

Avventure che si intrecciano fra loro e che ci offrono la possibilità di un nuovo punto di vista su questo continente, con nuovi ed interessanti spunti di approfondimento — anche grazie ad una ricca e ragionata bibliografia —, raccontato da un papà a volte disarmato di fronte ad alcuni comportamenti del figlio, giustamente preoccupato per il suo futuro, ma sempre molto vicino e affettuoso. E che racconta la sua storia, quella della sua famiglia, in modo sincero e toccante.

Cristina Tersigni, 2006

Questo articolo è tratto da:
Ombre e Luci n.93

Sommario

Editoriale

La forza della tenerezza di M. Bertolini

La forza della tenerezza

L’incanto si è rotto di M. Bertolini
Le mollette di Roberto di Roberto e Valeria M.

La ragazzina nuova di T. Cabras
Dalle un bacio di V. S.
In carcere di J. Vanier
Pizza, supplì e bibita a 7 euro di M. B.
La tenerezza di Dio di L. Nardini

Altri articoli

Questo bambino lo amo! di I. de Mézerac
Counseling in rima di A. Bianchi
La malattia e la fede di F. Bertolini
Scheda: Il Parkinson di V. Levi della Vida
Gli amici che non ti aspetti di Monica
Cartelli letti alle porte delle chiese

Libri

Né giusto né sbagliato, P. Collins
Credere e curare, I. R. Marino
La disabilità non è un limite, AA. VV.
Il Vangelo per tutti i disabili mentali
Dopo di noi, insieme a noi, F. Belletti
Gli oggetti raccontano storie straordinarie di oggetti comuni, S. Tamberi

Né giusto né sbagliato – Recensione ultima modifica: 2006-03-30T09:24:07+00:00 da Cristina Tersigni

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