A molti lettori potranno non risultare nuovi questi tre autori, da ormai più di trent’anni impegnati nel consolidamento del metodo approntato da Reuven Feuerstein.

Il metodo si fonda su tre principi di fondo: la teoria della modificabilità cognitiva strutturale, la valutazione dinamica per la propensione all’apprendimento, il programma di arricchimento strumentale. Parole apparentemente difficili ma che offrono un modo diverso, e decisamente ottimista, per avvicinarsi alle persone affette da ritardo mentale. E ben illustrato dal sottotitolo del libro che, ad un primo impatto, può sembrare poco tollerante delle persone con handicap: non si è sempre detto che amare è accettare ciascuno con i propri limiti e difficoltà, soprattutto se dovuti ad un handicap? Gli autori sono convinti di questo: quel che non dobbiamo accettare, piuttosto, è il suo handicap. E quindi fare di tutto per migliorare e potenziare le capacità cognitive del bambino, dedicandovi anche più attenzione di quella che più facilmente si presta per il recupero delle funzioni motorie.

Secondo la teoria della modificabilità cognitiva strutturale non c’è, comunque, età, livello di intelligenza, causa di minorazione o gravità di handicap che possa da solo essere motivo di blocco per la possibilità di sviluppo del cervello e delle sue capacità cognitive. Recentemente dimostrata anche dagli sviluppi di tecniche come la tomografia a emissione di positroni, che permette di vedere il funzionamento del cervello, questa teoria evidenzia come il cervello sia plastico, capace cioè di cambiare la sua struttura e la chimica in risposta all’ambiente: il cervello è in grado di modificare le sue connessioni in seguito ad una stimolazione esterna, sistematica e focalizzata, di mantenere il cambiamento ottenuto e di sostenerne altri.

Lo scopo principale del metodo consiste nell’acquisire le competenze necessarie ad imparare in autonomia, ad imparare ad imparare.

La valutazione dinamica dell’apprendimento indica un sistema di valutazione sostanzialmente diverso da quello messo in atto dai classici test d’intelligenza, che registrano le competenze effettivamente dimostrate dalla persona attraverso il superamento di prove in autonomia. Rifacendosi alle teorie dello psicologo russo Vigotskij, coetaneo del più noto Piaget, quello che viene valutato è il potenziale d’apprendimento, rappresentato da quello che un individuo è in grado di fare con l’aiuto di un mediatore (ad es. un genitore o un insegnante). Quel che il bambino sarà in grado di fare con l’aiuto di un adulto, rappresenta quanto potrà imparare in seguito da solo. E, stabilito il primo cambiamento, gli altri seguiranno appoggiandosi al primo, attraverso il programma di arricchimento strumentale che cerca di incidere sul processo di apprendimento stesso, modificando le strutture mentali alla base dell’apprendimento.

Il programma è composto da strumenti da apprendere, gradualmente più difficili, e da un’esperienza di apprendimento mediato. I due modi normalmente osservabili di un’esperienza di apprendimento, al quale consegue una modifica di sè stessi, sono l’apprendimento attraverso la diretta esposizione agli stimoli e l’apprendimento tramite un mediatore. Quel che manca ai bambini affetti da ritardo mentale è soprattutto la capacità di apprendere per diretta esposizione agli stimoli ed è in questo che vanno sostenuti.

In questo caso un mediatore si interporrà tra il bambino che apprende e l’ambiente, offrendo un appoggio che manca al bambino disabile, con l’obiettivo di renderlo gradualmente autonomo dalla mediazione.

L’applicazione corretta del metodo non è certamente semplice: l’approccio è solistico. Deve cioè coinvolgere il bambino in ogni aspetto della sua vita; richiede non solo molte ore di addestramento vero e proprio ma anche l’impegno dei genitori, o di chi è più vicino al bambino, a trasformare anche il più semplice accadimento della vita quotidiana in un’esperienza di apprendimento mediato, nel completo rispetto del proprio stile genitoriale/educativo.

Il libro è veramente interessante, scritto con passione e ricco di molti spunti utili per chiunque lo legga (basti dire che il programma di arricchimento strumentale è utilizzato anche per i training dei top manager); non manca l’esposizione di alcuni dei casi affrontati, tra i quali il figlio di Rafi Feurstein e la figlia di Yaacov Rand: anche il poter “sentire” come questi esperti hanno affrontato sulla loro pelle la nascita di un figlio con handicap, offre un esempio molto efficace e significativo di come affrontare 1°handicap di un figlio.

Cristina Tersigni, 2006

Questo articolo è tratto da:
Ombre e Luci n.93

Sommario

Editoriale

La forza della tenerezza di M. Bertolini

La forza della tenerezza

L’incanto si è rotto di M. Bertolini
Le mollette di Roberto di Roberto e Valeria M.

La ragazzina nuova di T. Cabras
Dalle un bacio di V. S.
In carcere di J. Vanier
Pizza, supplì e bibita a 7 euro di M. B.
La tenerezza di Dio di L. Nardini

Altri articoli

Questo bambino lo amo! di I. de Mézerac
Counseling in rima di A. Bianchi
La malattia e la fede di F. Bertolini
Scheda: Il Parkinson di V. Levi della Vida
Gli amici che non ti aspetti di Monica
Cartelli letti alle porte delle chiese

Libri

Né giusto né sbagliato, P. Collins
Credere e curare, I. R. Marino
La disabilità non è un limite, AA. VV.
Il Vangelo per tutti i disabili mentali
Dopo di noi, insieme a noi, F. Belletti
Gli oggetti raccontano storie straordinarie di oggetti comuni, S. Tamberi

La disabilità non è un limite – Se mi ami, costringimi a cambiare – Recensione ultima modifica: 2006-03-30T09:16:50+00:00 da Cristina Tersigni

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.