Tutto incominciò qualche mese fa sul pullman mentre, con il mio gruppo, ci recavamo all’incontro di formazione Fede e Luce a Capodimonte, sul Lago di Bolsena. La mia amica Cristina, di Roma, mi parlò dei campi. Alberto al suo terzo anno di campi a Roma, con i suoi racconti rafforzò in me il desiderio, la voglia, la curiosità di provare quest’emozione. Da parte mia c’era l’entusiasmo, l’interesse di vedere cosa succede in questi campi e perché hanno tanto successo a Roma. È stato il primo campo, anche se sono in Fede e Luce da circa 10 anni. Con me sono partite altre due amiche milanesi, Antonella e Laura. Prima di partire non ho fatto una preparazione particolare: provavo un po’ di timore perché non conoscevo i ragazzi che avrebbero partecipato. Avevo una gran voglia di buttarmi in questa nuova avventura! Sia per le esigenze organizzative, sia per appagare la curiosità di sapere cosa sarebbe successo, avevo molti contatti telefonici con alcuni degli amici romani che hanno risposto alle mie numerose domande. Nonostante questo, devo ammettere che sono partita allo sbaraglio e mi sono detta “come va, va!”. Mi aspettavo, e poi ho riscontrato, la gioia, l’entusiasmo, la carica che hanno gli amici romani di stare con i ragazzi, e mi è piaciuto constatare la naturalezza, la disinvoltura con cui lo fanno.
Mi spaventava un po’ l’idea di avere in affidamento un ragazzo: mi chiedevo se sarei stata capace di seguirlo, accudirlo, anche se c’era il suo educatore ed io ero un supporto.
Mi sono dovuta ricredere, mi sono meravigliata perché con Riccardo siamo entrati subito in sintonia. Riccardo mi ha conquistato con i suoi occhi azzurri, con il suo modo di fare immediato, diretto all’obiettivo di fare amicizia, di conoscermi, di divertirsi e di stare assieme. I primi giorni del campo sono stati di rodaggio sia per conoscerci tra noi amici che con i ragazzi.
A conoscenze fatte la mia attenzione è stata catturata da Gianpaolo che io ho soprannominato “sbauscione mio”.
La novità “romani più milanesi”, lo scambio delle reciproche esperienze hanno fatto sì che questo campo sia andato bene. La cosa che ha permesso la buona riuscita, è stata la voglia di stare bene assieme ai ragazzi: abbiamo condiviso il desiderio di fare una vacanza con un percorso comune, seppur breve. Importante è stata la sintonia che si è creata fra di noi: sempre d’accordo, ben affiatati, ben amalgamati. Il rischio che si potesse verificare il contrario e che il campo fosse un fallimento era alto!
Ogni giorno era diverso, anche se uno era il tema che ci ha accompagnato per tutta la settimana.
Ogni giorno è stato ben organizzato, ben vissuto, siamo riusciti a tenere un buon ritmo tra relax e attività, gite e passeggiate dove venivano coinvolti soprattutto i ragazzi perché loro erano sempre al centro. Ben venga un’organizzazione del genere! Mi è piaciuto e mi ha meravigliato come tutto venga preparato prima della partenza. Mi ha stupito e mi piaceva l’idea di avere sempre qualcosa da fare tutti assieme (dal preparare la colazione, fare la spesa, cucinare, pulire la casa, etc.) Anche perché aiutandosi a vicenda, collaborando, consolidavamo la nostra amicizia.
Purtroppo una settimana è finita troppo in fretta. Non rimpiango nulla, rifarei tutto senza cambiare niente: quando ti trovi bene, ti sei ben inserita nel gruppo e vedi che tutto sta funzionando quasi alla perfezione, ahimè, arriva il momento che devi salutare la compagnia. Non volevo partire, ci siamo commossi tutti al momento dei saluti; sia noi amici che i ragazzi avevamo gli occhi lucidi. Una ragazza mi ha colpito, perché è scoppiata a piangere quando l’ho salutata e mi ha detto “io non ti saluto… perché ve ne andate…”. Lunghi abbracci con tutti, le parole in quel momento non servivano, i gesti parlavano da soli. Questo campo, mi ha dato una grossa carica. Voglio ringraziare i ragazzi, ma soprattutto gli amici romani presenti al campo per la bella accoglienza e per avermi fatto sentire subito a mio agio; grazie per i consigli, isuggerimenti che sono stati preziosi per affrontare meglio le varie situazioni che si presentavano così da permettermi di andare avanti ed inserirmi sempre di più.
Flora Atlante, 2006
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.95
Sommario
Editoriale
Irradiare la pace come fanno “loro” di M. Bertolini
Articoli
Se avessi ascoltato la mia disperazione?! di A. Manfucci
E ho ripensato tutto! di C. Vigli
Bambini e autismo: Mosaico della pace
Domande sulle persone Down
Come reagire all’indifferenza di chi è vicino di J. Labrousse
Il mio primo campo di F. Atlante
“Hola Madrid!” di L. Nardini
Teorie comportamentali: TEACCH vs ABA di M. Pilone
Rubriche
Libri
E li chiamano disabili, Candido Cannavò
Mio figlio mi divora, Lilyane Nemet-Pier
Donne nel respiro di Ruàh, Silvio Mengotto
Obiettivo decrescita, Marco Bonaiuti
Il barattolo di maionese e caffé