Carissimo Ombre e Luci
Scrivo per la prima volta a questo magnifico giornalino, per parlare della mia esperienza da “amica” in Fede e Luce, che non è migliore di tante altre, ma che a me ha dato un significato alle parole “amicizia”, “affetto” e “amore”. A 36 anni mi trovo a pensare al cammino che ho percorso: ho incominciato a frequentare la comunità di Fede e Luce “Amici insieme” all’età di 10 anni, trascinata da mia madre. In tutti questi anni, lungo la strada sono inciampata e caduta spesso, ho incontrato ostacoli, mi sono fermata a riposare, ma il Signore ha sempre avuto pazienza con me, mi ha sempre aiutato a rialzarmi e a trovare la spinta per ricominciare.
Ho conosciuto genitori, ragazzi, amici provenienti dall’Italia e dal mondo che ho l’occasione, anche se raramente, di rivedere con tantissima gioia, e tanti altri che non ho più rivisto o che non rivedrò più.
L’unico rimpianto che ho è che nei primi anni di comunità non ho vissuto a pieno Fede e Luce ed il suo vero significato, colpa la mia immaturità ed il mio carattere ribelle, difficile da domare (ancora oggi, ma ci lavoro tutti i giorni!).
Poco alla volta ho iniziato ad ascoltare il Signore, ed accettare la sua chiamata, a lasciarmi andare.
Ho aperto il mio cuore e donato i miei sentimenti a quei tesori di ragazzi che pazienti, rispettavano i miei momenti “no”. Tante volte ho combattuto con il Signore, e non sempre accettavo il suo amore, ma lui è sempre stato al mio fianco, pazientemente.
Fede e Luce mi ha dato e mi da tanto: una lunga e importante amicizia con ragazzi stupendi, genitori con i quali scherzare, discutere, piangere… amici con cui confrontarmi, ai quali chiedere aiuto e ridere, ridere, che fa bene…
Mi ha arricchito spiritualmente, mi ha aperto il cuore e gli occhi verso nuove realtà. Mi ha dato l’opportunità di conoscere tante persone stupende, una in particolare, Luciano.
Luciano è stato mio grandissimo amico per tanti anni, poi il Signore mia ha fatto uno scherzo e me ne sono innamorata. Ci siamo sposati dopo 14 anni di amicizia ed uno di fidanzamento. Lui è il dono più bello che il Signore mi ha fatto. È la mia coscienza, la mia calma, la mia tenerezza, calore per la mia anima. È la mia completezza.
Il nostro matrimonio è stato una festa, per la nostra e per le altre comunità Fede e Luce della nostra città, resa ancora più preziosa dai nostri testimoni, Mattia ed Amanda, due “piccoli”, perché è a loro che dobbiamo dire grazie per la nostra gioia.
Il Signore ci ha dato due figli meravigliosi ed io lo ringrazio tutti i giorni per quello che mi ha dato e per quello che mi darà.
I nostri figli sono ormai la mascotte della nostra comunità, sono coccolati ed amati da tutti.
Ora è un po’ faticoso riuscire ad andare agli incontri, ma facciamo di tutto perché Emanuele ed Irene vivano Fede e Luce con naturalezza e semplicità come solo i bambini, i piccoli, sanno fare. Con amore.
Monica, Parma
Lettera inaspettata, giunta durante la lavorazione di questo numero.
Ogni suo piccolo progresso ci riempie di gioia
Vorrei trasmettere un messaggio di conforto e speranza a quanti leggeranno questa lettera.
Mi chiamo Giusi e la nascita di Maria Ester sicuramente come a quasi tutti i genitori di bambini diversamente abili ci ha cambiato la vita… in meglio però.
Dico questo perché nonostante le numerose difficoltà che anche noi, come tutti i genitori affrontiamo giornalmente, ci accorgiamo che negli occhi di questa bambina c’è tanto amore che traspare da una luce particolare e una costante riconoscenza per averla accolta. Sin dalla gravidanza sapevamo che Maria Ester sarebbe nata così, dimostrato questo dagli specifici esami, esclusa l’amniocentesi a cui non ho voluto sottopormi in accordo con mio marito, per il timore seppur minimo di perderla.
Sicuramente abbiamo pregato ogni giorno il Signore e sperato che Maria Ester guarisse e nascesse sana, aiutati dalla comunità Gesù Risorto del Rinnovamento Carismatico Cattolico, ma così poi non è stato.
Il momento del parto per me è stato indimenticabile; in quella circostanza, non mi sentivo sola ed ero convinta che in qualunque modo le cose fossero andate, questa bambina sarebbe stata solo un esclusivo e meraviglioso dono del Signore. A due giorni dal parto mi è stato diagnosticato un meningioma del seno cavernoso inoperabile, scoperto solo grazie a questa gravidanza, fortemente desiderata.
Concludo comunicandovi il motivo di questo mio desiderio profondo di narrarvi tali vicende: avere un bambino “diverso” non è una disgrazia, bensì una benedizione, il Signore ha per tutti noi un suo progetto che rivela secondo i suoi tempi come e quando vuole se ci poniamo in una situazione d’’ascolto. Vi prego “non uccidete questi bambini”; come gli altri hanno il diritto di vivere, danno moltissimo e in maniera incredibilmente diversa e speciale… basta accoglierli ed amarli. Inoltre tutte le conquiste evolutive seppur lente, ci fanno riflettere che nulla nella vita è scontato o dovuto per cui qualsiasi progresso seppur piccolo di Maria Ester ci riempie di gioia e ci fa apprezzare la vita che… non ci appartiene.
Ringrazio la redazione di Ombre e Luci per avermi dato la possibilità di esternare questa mia esperienza di vita ed allo stesso tempo lanciare un messaggio da poter condividere.
Grazie anche a chi collabora nel far circolare questa rivista e raccogliere tante testimonianze di vita che sono d’aiuto per molti.
Giusi Calò, insieme a Donatello, Angelo e Maria Ester
Castellana Grotte — Bari
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.94
Sommario
Editoriale
Una scelta difficile di M. Bertolini
Gravidanze a rischio: una scelta difficile
Lo shock della diagnosi prenatale
Ad ogni marzo che passa di F. De Rino
Io non sapevo di
Tecniche di diagnosi prenatale di V. Spinola
Genitori e medici davanti all’annuncio dell’handicap di S. de Kermadek
Agli amici vicini: siate disponibili di A. di Herouville
Associazione La Quercia Millearia
FANHA – Famiglie Accoglienti Nascituri Handicappati
Amare un errore intervista a Patricia Bauer
Rubriche
Libri
Madri Selvagge - Recensione di G. Galeotti
Sostegno psicologicologico in gravidanza, P.L. Righetti
Culla di parole – Come accogliere gli inizi difficili della vita, Lucia Aite Bollati
Hai mutato il mio lamento in danza - Recensione, Emanuela e Giovanni Picchi
Altri articoli
La luna nuova di casa Betania di S. Sciascia
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“Nonno, è così brutto essere diversi?”