Un week-end passato al telefono per raggiungere ogni responsabile di comunità. Poi, lunedì sera, incontro al vertice. Si decide insieme di accettare la sfida.
Il segretario del sinodo accetta di far avere un invito di Marie Hélène ai 250 padri sinodali. Purtroppo però, quasi tutti hanno già preso altri impegni per quel giorno, ma molti esprimono il loro grazie, il loro dispiacere per non poter essere presenti, il loro interesse per il movimento, sia che ne apprendano in quel momento l’esistenza sia che lo conoscano già attraverso le comunità Fede e Luce del loro paese.
Quattro vescovi ci raggiungono quella domenica: quelli di Algeria, di Eritrea, di Etiopia e del Bangladesh. Quest’ultimo, Mons. Thetonius Gomes conosce FL da tredici anni, da quando proprio lui avviò il movimento nel suo paese. Viene accompagnato da sette suore del Bangladesh, d’India e della Birmania e da tre seminaristi del Bangladesh.
Prima del loro arrivo, ero un po’ inquieta. Avevo paura che i nostri ospiti si sentissero spaesati o imbarazzati o che si annoiassero. Al contrario, la giornata è stata una vera festa. Hanno condiviso il nostro pic-nic con molta semplicità. Hanno preso parte a tutte le attività previste e si sono mostrati attenti alle testimonianze di un giovane disabile, di un papà e di un amico. Ogni tanto sembravano sorpresi, ma mai a disagio.
L’arrivederci finale ci ha fatto pensare e sperare che qualche sempre di FL fiorirà da qualche parte…
Valentina Calabresi, 2005
Testimonianza di Gabriel Piroird Vescovo di Costantina (Algeria)
“Ho partecipato al sinodo dei Vescovi sull’Eucarestia svoltosi a Roma dal 2 al 23 ottobre. Durante la prima settimana, ho trovato nella mia cartellina un invito di Marie Hélène Matrhieu a un incontro di FL previsto per domenica 9 ottobre. Non conoscendo il movimento ed essendo libero quel giorno, ho deciso di andarci. Era l’incontro di apertura delle quindici comunità di Roma. C’erano circa 250 persone: giovani disabili accompagnati da amici in un ambiente simpatico e festoso. Ho condiviso con loro il pranzo. Ho ammirato la pazienza e il coraggio dei genitori i cui figli spesso assorbono tutto il loro tempo. L’atmosfera era un po’ rumorosa ma esprimeva una pace gioiosa. Alla fine della giornata abbiamo celebrato l’Eucarestia. Un gruppo suonava la chitarra. La Messa certo era un po’ rumorosa e agitata, com’è comprensibile ma c’è stato un segno che non manca mai: il solo momento di silenzio fu la Consacrazione.
Questo incontro aveva in un certo senso ridato corpo ai nostri lavori della settimana, ed è rimasto impresso in me lungo tutto il sinodo e resta presente alla mia memoria.
Dall’Omelia di Theotonius Gomes Vescovo ausiliare di Dhaka Bangladesh
Assistente nazionale di FL nel Bangladesh
“Succede qualcosa di meraviglioso e di molto misterioso quando il più grande e il più piccolo vengono a comunicarsi insieme. Perdiamo il senso di chi è il più alto e chi è il più basso, dal momento che il più alto si abbassa e il più piccolo si innalza. Siamo felici di interscambiare le nostre posizioni nell’affetto e nell’amore.
La nostra comunione in spirito e nel cuore con i nostri figli disabili, con i nostri fratelli e sorelle disabili, ci rende capaci di liberarsi dalla collera, dall’orgoglio, dall’odio nei confronti degli altri. Attraverso questa comunione con loro, il nostro cuore guarisce. Mentre noi cerchiamo di aiutarli il meglio possibile, in cambio loro ci aiutano a guarire dalla durezza del nostro cuore, a diventare benevoli e misericordiosi e ad avere un cuore che sa amare”.
Proposizione 44 Eucaristia e infermi
Consideriamo di primaria importanza favorire la celebrazione eucaristica per gli infermi, mediante una catechesi adeguata sulla attiva partecipazione alla passione, morte e risurrezione di Cristo. Uno speciale significato della Eucaristia, in quanto apice della vita cristiana, è legato alla Sua ricezione come Santo Viatico. Siccome schiude all’infermo la pienezza pasquale si raccomanda di intesificarne la pratica.
In particolare si chiede che si assicuri la comunione eucaristica ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono la comunione nella fede della famiglia o della comunità che li accompagna. L’impossibilità di conoscere quale è la sensibilità effettiva propria di certa tipologia di infermi non è una ragione sufficiente per non dare loro tutti i sostegni sacramentali di cui la Chiesa dispone.
È importante che coloro che soffrono per disabilità possano essere riconosciuti come membri della Chiesa a tutti gli effetti e abbiamo in essa il loro giusto posto. È auspicabile inoltre che la funzionalità architettonica delle chiese agevoli la loro partecipazione alle celebrazioni.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.92
Sommario
Editoriale
Un modo diverso di amare di M. Bertolini
Noi Papà
Un padre rivela il dono unico di suo figlio a cura di C. Douillet
La famiglia messa alla prova dalla disabilità di G. A. Braccesi
Smack come bacio di Carlo
Un figlio a sorpresa a cura di S. De Rino
Pazienza, tenacia, anche durezza a cura di S. De Rino
La lotta del padre-cittadino a cura di V. Giannulo
Un mondo da scoprire di E. Orofino
Altri articoli
A.A.A. cercasi genitori di Huberta
Il tempo di un'Ave Maria di C. Tersigni e H. Pott
Vescovi del Sinodo alla giornata di apertura FL di V. Calabresi
Piccolo mio - Testo canzone di G. Fontani
Rubriche
Libri
Dai figli non si divorzia
Separarsi e rimanere buoni genitori, A. Oliverio
L'iniziazione cristiana alle persone disabili Orientamenti e proposte
Pedagogia dei genitori e disabilità, M. R. Dal Molin e M. G. Bettale
Il manuale della buona educazione, P. Dessanti
Il diritto alla vita prima della nascita, R. Guardini