L’autore, adesso sessantenne, ricorda la sua infanzia e giovinezza attraverso la sua bella e profonda esperienza di scambio che tiene con gruppi di persone anziane intorno allo studio dei drammi shakespeariani. Persone spesso ricoverate in case di cura o comunque sole, che riescono, attraverso le trame dei vari Amleto, Ofelia, Romeo e Giulietta, ad essere coinvolte anima e cuore ritrovandovi e rileggendovi le vicende emotive vissute nella loro vita.
La cosa che più mi ha colpito in questo libro, estremamente umano e vero, è il tono mai pietistico né rancoroso con cui l’autore americano racconta esperienze che devono averlo certamente segnato nel profondo ma che è stato capace di accogliere, comprendere e soprattutto utilizzare per aiutare altri, come poche persone sono in grado di fare.
di Cristina Tersigni, 2004
Da: “Il ragazzo che amava Shakespeare”
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.91
Sommario
Nel nome del padre di M. Bertolini
Integrazione scolastica
Tutti a scuola! di Monica
Alla scuola materna insegnanti poco preparate di L. Nardini
Per Paolo una gran perdita di G. Maria
E vera socializzazione? di V.A. Braccesi
Sostegno serve ai genitori di H. Pott
Come la viviamo noi compagni di classe di L. Nardini
La mia scelta di I. Perri
E il carro va... — di F. e C. Ascenzi
Andiamo a conoscere Ombres et Lumiére in Francia di C. Tersigni
Magica apertura degli Special Olympics di F. Bertolini
È più bello fare il volontario che il Presidente di H. Pott