I genitori che non sono stati imbambolati. dalla strapotente macchina Pubblicità-apparire-consumare-successo, risposte a quelle domande ne hanno molte e diverse. Quelle risposte nascono da varie ragioni: morali, politiche, religiose, psicologiche, economiche.
Il problema è che quelle ragioni, frutto di maturità, nate da esperienze, osservazioni, ragionamenti, è difficile trasmetterle ai bambini. E se anche si riesce a trasmetterle, quelle ragioni nella mente dei figli non possono competere con l’insistente spettacolare scientifico adescamento che il nostro sistema economico mediatico mette in atto di continuo.
Detto terra terra: non c’è ragionamento sull’infamia di un sistema che moltiplica la ricchezza e il superfluo di pochi e la privazione di tanti, che tenga di fronte a “quelle” scarpe, “quei” calzoni, “quel” telefonino, “quella” merendina-con-gadget…
Allora, spostiamo il ragionamento sul “come” fare accettare ai figli la rinuncia a cose e passatempi di cui quasi tutti si gloriano.
Una soluzione che ho sperimentato e visto sperimentare, è proporre ai bambini e ragazzi “altre” esperienze e cose al posto di quelle che la società impone. Esperienze e cose “insolite” capaci di dare emozioni forti: di avventura, di natura, di scoperta, di rapporto umano.
Portare i bambini — magari due o tre famiglie insieme — a caminare di notte per uno stradello di bosco o sul crinale di un modesto monte, poi fermarsi a fare il tè sul fornelletto a gas e berlo con pane e formaggio sotto le stelle, portare i bambini a dormire in un rifugio di montagna o in una tendina, guidarli su per un canaloncino assicurati con una corda che dà il senso della serietà della “impresa”, portarli al mare di notte a guardare sott’acqua con una lampada o in barca… E poi facilitare l’accesso dei figli a quelle associazioni dove si fa esperienza di responsabilità reciproca, di autonomia, di avventura: dai gruppi scout alle associazioni ambientaliste, dal Club Alpino alle scuole di vela, ai tipi di volontariato che comportano relazioni umane “forti”.
Insomma la soluzione è contrapporre alle cose e attività imposte dal mercato, non dei ragionamenti, ma altre cose ed esperienze forti, non banali. La soluzione è poter dire ai bambini: tu non hai, non fai questo con quei compagni, ma hai, fai questo con questi altri compagni. I ragionamenti verranno dopo.
Certo, è più facile dire: ti compro quel telefonino o andiamo al Mc Donald, invece di caricare in macchina alle sette di sera un mucchietto di ragazzini e andare sulla riva del mare ad arrostire i wurstel infilati allo stecco sulla fiamma. Ma se un genitore non vuole fallire nella sua funzione lasciando alla “società” il potere di stampare replicanti consumisti, qualche fatica oltre le solite deve farla.
In più, i genitori che non fanno quelle cose con i figli, non sanno che si perdono!
Sergio, 2005
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.89
Sommario
Pasqua significa “passaggio” di M.Bertolini
La tentazione di fuggire di don M. Bove
Autismo
Autismo Un altro modo di percepire il mondo di M. Lemay
Il bambino autistico - Convegno di L. Nardini
Oliviero di V. e I. Ruisi
Curare l’autismo a casa di J. Gross
George e Sam - Recensione di T. Cabras
Autismo - Che fare per questi figli di P. Quattrucci e P. Fedele Za
Date ai figli cose diverse
Rubriche
Film
Film - Un silenzio particolare di T. Cabras
Libri
II padre e lo straniero - Recensione, Ursula Hegi
Come pietre nel fiume - Recensione, G. De Cataldo