Per questo sono stati presentati e discussi temi strettamente tecnici poco accessibili a chi, come me, ha solo un’idea generale sull’autismo. Comunque questo non mi ha impedito, in due giorni di convegno, di capire e riportare a voi gli argomenti che i relatori hanno in particolare trattato.
L’origine genetica del disturbo
La relazione sull’aspetto genetico è stata la più difficile da seguire. Ormai è certo che l’autismo non è causato dal comportamento inadeguato della madre. Il relatore ha elencato le ricerche che provano l’origine genetica del disturbo.
La ricerca negli ultimi anni sta compiendo veloci progressi verso la scoperta del gene, o dei geni, causa dell’autismo.
Diagnosi precoce
È stato dimostrato un miglioramento significativo della prognosi se terapia e riabilitazione sono precoci. Raramente i bambini con autismo arrivano ad un servizio di neuropsichiatria infantile prima dei 2-3 anni, ma si sa dalle storie cliniche che a 18 mesi il disturbo autistico è già evidente con sintomi che i genitori rilevano, ma che i pediatri spesso tendono a non prendere in considerazione. Grande risalto è stato dato a questo problema della scarsa collaborazione dei pediatri che dovrebbero accettare di utilizzare gli strumenti che gli istituti specializzati indicano, come le scale di misurazione indispensabili per la diagnosi precoce.
Interventi multidisciplinari
Non esiste ancora una cura la cui efficacia sia stata dimostrata. Partendo dal presupposto che le caratteristiche del disturbo autistico sono numerose e variano da persona a persona nessuna tecnica è sufficiente da sola, ma bisogna attingere da tutte le competenze utili.
Reti di supporto alla famiglia
Analizzando i particolari bisogni del bambino autistico, dalla diagnosi precoce all’integrazione scolastica, bisogna pensare anche che questo bambino e la sua famiglia hanno dei bisogni che sono della vita di ciascuno in quanto inserito nell’ambiente sociale. Non si pretende che ogni ambiente sia su misura, ma che sia accessibile negli elementi fondamentali. Il che implica sensibilizzazione e superamento dei preconcetti (non avere paura del bambino autistico). Si tratta dunque di creare ambienti socialmente accoglienti, avendo capito la dimensione del problema, e lavorare sulla rete sociale di supporto alla famiglia che ha bisogno di luoghi dove questa può andare e riconoscere almeno una solidarietà umana.
Divario tra ricerca e servizi
Per costruire i servizi partendo dai bisogni, è necessario colmare il divario tra ricerca e servizi. Se non si aggiorna chi lavora nei servizi sulle più recenti conoscenze sull’autismo, non ci si può aspettare che cambi il suo modo di operare.
Conclusioni
Molto resta da scoprire e c’è molto ancora da fare, ma visti i successi ottenuti negli ultimi vent’anni, è ragionevole prevedere ulteriori progressi e scoperte nel prossimo futuro.
Partecipando al convegno ho notato che, a parte il centro dell’IRCCS de “La Nostra Famiglia” di Ostuni, i relatori intervenuti sono tutti impegnati in strutture del nord Italia (università, ASL, IRCCS). Al convegno era presente il presidente ANGSA della Puglia che non ha potuto fare a meno di sottolineare la profonda differenza nel modo di affrontare il problema dell’autismo nelle diverse regioni. Ha espresso il bisogno di avere persone competenti e motivate, e denunciato che spesso si usa lavorare solo sulle emergenze, senza avere progetti.
Laura Nardini, 2005
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.89
Sommario
Pasqua significa “passaggio” di M.Bertolini
La tentazione di fuggire di don M. Bove
Autismo
Autismo Un altro modo di percepire il mondo di M. Lemay
Il bambino autistico - Convegno di L. Nardini
Oliviero di V. e I. Ruisi
Curare l’autismo a casa di J. Gross
George e Sam - Recensione di T. Cabras
Autismo - Che fare per questi figli di P. Quattrucci e P. Fedele Za
Date ai figli cose diverse
Rubriche
Film
Film - Un silenzio particolare di T. Cabras
Libri
II padre e lo straniero - Recensione, Ursula Hegi
Come pietre nel fiume - Recensione, G. De Cataldo