L’autore, adesso sessantenne, ricorda la sua infanzia e giovinezza attraverso la sua bella e profonda esperienza di scambio che tiene con gruppi di persone anziane intorno allo studio dei drammi shakespeariani. Persone spesso ricoverate in case di cura o comunque sole, che riescono, attraverso le trame dei vari Amleto, Ofelia, Romeo e Giulietta, ad essere coinvolte anima e cuore ritrovandovi e rileggendovi le vicende emotive vissute nella loro vita.
La cosa che più mi ha colpito in questo libro, estremamente umano e vero, è il tono mai pietistico né rancoroso con cui l’autore americano racconta esperienze che devono averlo certamente segnato nel profondo ma che è stato capace di accogliere, comprendere e soprattutto utilizzare per aiutare altri, come poche persone sono in grado di fare.
di Cristina Tersigni, 2004
Da: “Il ragazzo che amava Shakespeare”
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.86
Sommario
Editoriale
Un'Italia nascosta di M. Bertolini
Concorso
La chiesa è per tutti?
Non cercare il sale nella minestra di Tea Cabras
L’umana resistenza di Silvia Gusmano
La domenica con i disabili di V. Rossani
Articoli
Perché esiste la disabilità? di J. Vanier
Lo sguardo sulle persone diverse da noi di Redazione
Amministratore di Sostegno di S. Artero
Parla il Giudice Tutelare Intervista di Cristina Tersigni
Lavorare? Sì, grazie! di L. Nardini
Un orribile meraviglioso campeggio di O. Gurevich
Il dente del giudizio e il servizio civile di S. Gusmano
Nuovo istituto di riabilitazione nel Sud di V. Giannulo
Rubriche
Libri
Il ragazzo che amava Shakespeare, B. Smith
In autobus con mia sorella, R. Simon
Storia dell’aborto, G. Galeotti