Descrivere i pensieri e le sensazioni che si affacciano dopo avere avuto la conferma che Alberto è stato accettato in una casa famiglia dovrebbe essere facile, considerato che pensieri e sensazioni sono innumerevoli, variabili e ricorrenti. Invece no! È di una difficoltà indescrivibile. Ho iniziato mille volte e mille volte ho smesso, dicendo ogni volta a me stessa che non potevo farlo, che non lo avrei fatto, per riprovare poi visto che di pensieri e sensazioni ne avevo e ne ho tanti.
Mi è sempre piaciuto scrivere, mettere sulla carta sentimenti, idee, emozioni, un po’ di me insomma; a volte mi è servito per esternare, almeno in parte, ciò che avevo dentro in così grande quantità da darmi la sensazione di non poter assorbire altro, quasi fossi lì lì per”scoppiare”.
Questa volta non è così: è una faccenda molto complessa. Non la più grave o la più dolorosa fra le tante vissute fino ad oggi, ma certamente una delle più difficili da affrontare, da superare e, poi, da vivere. Perché? Me lo sono chiesto e continuo a chiedermelo … qualche volta mi do anche alcune possibili risposte ma, forse, una parte di me ancora non vuole affrontare a fondo la questione: forse è proprio questa l’occasione per iniziare. Quando, più di un anno fa, abbiamo saputo che la casa famiglia”Il Carro” stava operando per ampliare la struttura ed aprire a nuovi ospiti, Giacomo ed io abbiamo subito pensato che fosse l’occasione giusta per il futuro di Alberto.
Avevamo fatto svariati tentativi negli anni precedenti, vagliando le possibilità di costituire una casa famiglia per disabili psicomotori gravi nelle condizioni di Alberto, in quanto l’esperienza convalidata fatta da alcune famiglie della nostra comunità di Fede e Luce, ci aveva convinto, ove fosse necessario, che quel tipo di struttura potesse essere l’unica soluzione accettabile per il”dopo di noi”. Purtroppo, volere non sempre è potere; risposte negative da parte delle famiglie interpellate ci avevano fatto perdere la speranza di realizzare il progetto. Abbiamo colto subito l’opportunità di inviare la nostra richiesta al Carro e, poi, in occasione del colloquio iniziale e di quello successivo abbiamo presentato con molta convinzione, le esigenze di Alberto e nostre. Poiché il tempo trascorso prima di avere notizie andava protraendosi, ad un certo punto abbiamo temuto che la risposta fosse negativa. Eravamo convinti — e lo siamo ancora — che per Alberto, per il suo futuro, quella soluzione fosse”cosa buona e giusta”
È questo il pensiero che per primo si è presentato alla nostra mente: il futuro di Alberto! È figlio unico, ha quasi 34 anni, noi non siamo bambini e non conosciamo il futuro.
Per scelta, lo abbiamo voluto tenere con noi il più a lungo possibile a tempo pieno e sempre per scelta abbiamo cercato di non lasciarlo solo; come minimo, uno di noi è stato con lui.
Aveva 7 anni, la prima volta che ci siamo allontanati insieme per fare una passeggiata, lasciandolo con una baby sitter … ed è stata più che altro un’ altalena di angosce e sensi di colpa; e così negli anni successivi.
Solo più recentemente ha partecipato a soggiorni estivi della durata di 2/3 settimane.
Alberto ha sempre cercato di farci capire che lui sta bene soltanto con noi, anche se sappiamo che la maggior parte delle volte si è ambientato e si è trovato bene. D’altronde non bisogna dimenticare che lui comprende molto più di quanto non sembri, è partecipe dell’ambiente e delle persone ed è molto sensibile. Ciò implica per un verso l’aspetto positivo dato dalla possibilità di una forma di dialogo fatta di sguardi, sorrisi, ammiccamenti e versi, dall’altro l’aspetto meno piacevole delle sue reazioni di fronte a ciò che non gli piace o che lo turba e lo confonde.
Per quanta gioia da il primo atteggiamento, tanta ansia è causata dal secondo. La lontananza da noi, per lui, è fonte di grande disagio psicologico .
È per questo motivo che ho stabilito da tempo con me stessa di evitargli, per quanto possibile, tutto ciò che poteva essere fonte di dolore in aggiunta alle molteplici, diverse problematiche dalle quali è affetto.
Anche se abbiamo scientemente ragionato sull’importanza di avviare Alberto al “suo” futuro finché abbiamo la forza e la salute per assisterlo in questo passaggio, una parte di me torna continuamente alla fatidica decisione sopra accennata, e mi fa sentire in colpa. Mi ripeto che sarebbe un trauma, un vero choc per lui dovere affrontare un cambio radicale di vita in caso di mancanza totale della nostra presenza, ma quella stessa parte di me mi mormora che Alberto, se dovesse decidere sulla cosa e potesse esprimersi, in prima istanza direbbe sicuramente un bel no, salvo farsi venire, poi, crisi di varia natura.
Mi consolo, pensando che al Carro starà in “famiglia” con persone amorevoli, deliziose e professionalmente preparate, simpatiche e sinceramente dedite al suo benessere psicofisico ed anche che è la soluzione migliore che potessimo trovare; inoltre potremo andare a trovarlo, stare con lui, averlo spesso a casa con noi; poi mi viene in mente che non sarà presente come ora, pronto a farmi grandi sorrisi quando mi vede o a rimbrottarmi se, a suo parere, qualcosa non va; non potremo ogni sera dopo la preghierina salutarci con tante affettuosità per ritrovarci il mattino seguente con altrettanti amorevoli atteggiamenti. Giacomo, viceversa, mostra un atteggiamento più sereno e ritiene che tutto andrà per il meglio senza traumi di alcun genere.
Ecco i pensieri alternanti e le sensazioni! Forse gli stessi di ogni genitore il cui figlio si allontana dal”nido”, con la differenza che il figlio in questione, pur avendo 33 anni anagrafici, per questa mamma è un bimbo, un po’ cresciuto ma non tanto.
Lo lavo, lo imbocco, lo vesto come facevo quando era piccolo; non parla e gradisce le coccole esattamente come allora e, a volte, ha perfino gli stessi atteggiamenti.
Farò di tutto per affrontare gli eventi; spero di riuscirci al meglio con l’aiuto del Padre e con l’affetto di quelli che ci vogliono bene.
Grazia Maria Conti Romanini, 2004
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 88
Sommario
Il Natale di...
..di Massimo di M. Bertolini
... di Carlo di L. Colombaro
... del Ricco Epulone di T. Cabras
Vorrei fare qualcosa per gli altri. Ma cosa? Qualche suggerimento
Che succede a Natale nelle comunità di Fede e Luce?
Parola di genitore
Le testimonianze dei genitori: «Quando mio figlio disabile mi piace di più» di Redazione
Alberto di M. G. Romanini
Altri articoli
Una settimana da Dio di C. Baricella
Una bambina da incontrare di L. Nardini
Sull'educazione delle nuove generazioni
Come dire:”No! Non puoi averlo!” di H. Pott
La Chiesa debole nel suo capo di F. Clinquart
Essere vicini a chi è in fin di vita di
Libri
Anche Dio ha un sogno, D. Tutu
La casa in cima all'albero, H. Kennedy
Trovare la pace - Recensione, J. Vanier