Il “volere sposarsi” è un desiderio molto normale che è giusto ascoltare. Ma è anche spesso un “desiderio di normalità” squilibrato rispetto alla immaturità affettiva, alle difficoltà reali di conoscere la realtà, all’incapacità di divenire responsabili di se stessi. Le persone portatrici di una lieve disabilità soffrono molto. Non accettano la loro situazione.
La vita insieme agli altri, in una casa-famiglia o in una comunità, in uno scambio ricco di relazioni, li può aiutare a trovare un loro equilibrio, ad accettarsi come uomini e donne diversi da ogni altro, con una loro vita sessuale, con qualcosa da dare e da ricevere, e, in questo modo è per loro possibile anche avviarsi verso una maturità più adulta. Ci vuole tuttavia molto tempo prima di progettare e realizzare una vita di coppia…
Anche se la vita in coppia attrae moltissimo, non è tuttavia concessa a tutti. Conosco molte ragazze, con un handicap leggero, che vivono con i loro genitori. E una situazione difficile anche per i genitori che desidererebbero, come tutti, che la loro figlia fosse autonoma, con “una sua vita”. A volte la incoraggiano ad avere una relazione con un ragazzo. Però non basta saper cucinare o pulire una casa per essere pronti a dividere la vita con un’altra persona, chiunque essa sia o qualunque sia il suo handicap.
Si arriva a volte alla violenza della parole o dei gesti, quando, in una vita di coppia iniziata troppo presto, la persona disabile perde lo “spazio di solitudine” di cui ha ancora bisogno per maturare, o quando non può esprimere quello che sente, le sue difficoltà, i suoi bisogni, per timore di essere abbandonato dall’altro.
La vita di coppia è bella, arricchisce la persona, io stessa ne sono testimone, quando vengono rispettate alcuni momenti di maturazione personale.
È necessario:
- Sapere essere responsabili di se stessi.
- Accettare che ci sia un progetto prima che una realtà. Ogni progetto si costruisce, ha bisogno di tempo per maturare e per essere credibile.
- Farsi aiutare da un’altra coppia o da un esperto di vita coniugale.
- Parlare del problema del bambino che potrebbe nascere e di come farlo crescere.
- Cammnare insieme alla coppia verso il matrimomo che celebra l’amore di due persone, il loro dono reciproco, la loro promessa davanti ai testimoni, davanti alla chiesa.
– B. di M., 2003
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.82
Sommario
Editoriale
Quando il silenzio fa rumore di M. Bertolini
Articoli
Veronica e Alessandro si sono sposati di M. M.
Ho diritto anch’io all’amore? di L. M.
Facile preda di Cristiano
Il matrimonio tra sogno e realtà di A. C.
Sono una mamma adottiva a distanza La mamma di Roberta
Una scelta difficile di Girolamo
Traumatizzata di una mamma
Vita sessuale per quale amore di S. Lacroix
Non esitate a parlarne presto di M. O. Réthoré
Sessualità: il meglio e il peggio di J. Vanier
In casa-famiglia di B. Gautier
Vogliono sposarsi. Cosa decidere? di B. di M.