Nel vecchio centro di Capena lasciamo la macchina in una piccola piazza e a pochi passi troviamo la bottega di Gianfranco, un falegname molto speciale. Siamo attese ed accolte con grande calore. Dieci persone sono al lavoro in questo bel locale dal soffitto a volte, che in passato è stato il frantoio del paese. L’odore del legno insieme all’atmosfera di applicazione ci dà subito l’impressione di pace e insieme di vero, buon lavoro. Ciascuno davanti al suo banco concentrato in un lavoro preciso: i pezzi di legno sono stati tagliati nel laboratorio retrostante dove trovano posto tutte le macchine. Qui davanti sono rifiniti i vari pezzi: si intaglia, si scartavetra, si smeriglia alla perfezione. Il montaggio più complesso sarà eseguito nel laboratorio retrostante.
Angelo lavora alle pareti destinate alle casette degli uccelli; Roberto è, in questo momento, lo specialista delle cornici e dei taglieri per il pane; Sergio scolpisce basi di lampade da tavolo con bellissimi pezzi di legno d’olivo.
Ma nel giro di un mese ognuno cambia tipo di lavoro perché la monotonia del gesto, divenuto meccanico, rischia di procurare noia, passività, anche sonnolenza.
La scadenza di un mese sullo stesso tipo di lavoro è stata scelta per permettere l’acquisizione reale dei gesti che richiedono una certa ripetizione per arrivare ad una qualità perfetta del lavoro finale. Ma questa “ripetizione obbligata” e costantemente accompagnata dall’attenzione di Francesco, l’educatore, e di Gianfranco, che indicano, di volta in volta, le difficoltà del lavoro, correggono il gesto sbagliato, sottolineano i progressi compiuti e continuamente ricordano la destinazione finale del pezzo in lavorazione.
Abbiamo modo di osservare che al lavoro non vi sono soltanto disabili “lievi”: alcuni hanno grosse difficoltà di comprensione, di concentrazione, di motivazione e di manualità.
Tutto questo spiega l’importanza degli strumenti adattati che riguardano essenzialmente il fissaggio del pezzo di legno al banco, in maniera del tutto sicura e adatta alla lavorazione. Gli altri strumenti, invece, sono quelli di uso comune (raspa, pialla, raschietto).
Barbara, educatrice tirocinante per il metodo Steiner 1La falegnameria accetta anche tirocinanti mandati dall università di Roma III – Scienze della formazione, occupa uno dei banchi di lavoro come Florian, obiettore civile giunto dalla Germania. Tutti e due imparano l’arte del falegname e sono sempre pronti a dare una mano al vicino in difficoltà.
Al momento sono 6 i ragazzi di casa Loie, più una ragazza della Comunità terapeutica “La Reverie” 2Comunità per disabili psichiatrici nello stesso comune, che gestisce due centri di recupero. , che lavorano in questo luminoso laboratorio.
Si lavora dalle 9.30 alle 13 con una pausa alle 10,30 per la merenda. Per questo momento Barbara ha ottenuto che una parte della parete sinistra fosse attrezzata con una mini-cucina funzionale, graziosa e protetta dalle ante di un grande armadio.
Alle 13 si ritorna a Casa Loie per il pranzo seguito fino alle 15, da attività socio-culturali. L’obicttivo finale di questa inizia¬tiva, è quello di sostenere la crescita umana e professionale di ogni partecipante; per non dimenticarlo, ogni giorno l’educatore annota sulle schede personali, qualche riga di osservazioni.
A Casa Loie, ogni giovedì, si riunisce l’Equipe – l’educatore, l’insegnante e due medici – per valutare le osservazioni registrate, gli aspetti comportamentali e relazionali, e per riflettere su possibili modifiche del programma quando necessario.
Il fine pratico di questa iniziativa viene raggiunto coniugando la specifica responsabilità dell’artigiano falegname, che a suo nome gestisce l’attività artigianale, con la collaborazione dell’Associazione Loie, che si è assunta l’onere dell’avviamento strutturale della falegnameria e l’inserimento nelle attività lavorative di giovani portatori di handicap mentale. Gli oggetti di qualità prodotti, quali accessori per bagno e cucina, oggetti di arredamento e giocattoli, sono in vendita al pubblico, direttamente presso il laboratorio, presso le associazioni di categoria, negli stand e feste di Casa Loie. E i ricavi non sono male …dato che permettono, quasi, la copertura di tutte le spese della bottega!
Per rinforzare l’identità del gmppo, e anche per allietare le ore del pomeriggio, è nata “La banda dei falegnami” nella quale, tutti insieme, educatori, insegnanti artigiani e tirocinanti, si esercitano con gli stmmenti più vari, sotto la guida di un Maestro professionale.
– Nicole Schulthes, 2003
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 83, 2003
Sommario
Editoriale
Avevo deciso di non amare mio fratello di Sarah
L’arte di chiedere aiuto di David Wilson
Medico, ho imparato a consultare il mio cuore - Intervista con Oleh Romanchuk
Speciale Scuola e Handicap di T. Cabras e C. Tersigni
Una scuola da imitare
Dall’osservatorio scolastico dell’AlAS
Altri articoli
Uscire dal guscio - Un laboratorio speciale di N. Schulthes
Prendete e mangiatene tutti di S. Tamberi
Mille pasti al giorno di E. de Rino
“Marahba! Kiffak?” - Fede e Luce a Beirut di V. Camomilla
Comunicazione Aumentativa Alternativa di V. Gallo, A. Bulgheroni
Autismo - 5° Conferenza internazionale di E. de Rino
Lettera a Mariangela e a molti altri di don V. Palmisano